VII Rapporto UE sulla Blue Economy: una fotografia sulla economia del mare tra transizioni energetiche, impatti sulla occupazione e investimenti

roberta caragnano

COSA FOTOGRAFA IL RAPPORTO

Il Blue Economy Report 2024 della Commissione Europea – giunto alla sua settima edizione – pone al centro il tema della transizione energetica per far fronte alle sfide del cambiamento climatico, del digitale, della tecnologia e della integrazione degli ecosistemi marini inclusi i settori innovativi come la desalinizzazione e la biotecnologia blu.

Il tutto in uno scenario europeo nel quale sono stati significativi i passi compiuti a livello europeo. Già dal 2021 la Commissione Europea con il Pacchetto “Fit for 55”, nell’ambito delle iniziative per l’attuazione del pilastro del Green Deal europeo per una transizione verde, aveva evidenziato la necessità di attuare misure e azioni mirate in diversi settori economici, e tra questi nell’ambito della blue economy, nella direzione della efficienza energetica, della mobilità e dei traporti sostenibili, anche marittimi.

Nel 2023, invece, nel settore del trasporto marittimo dello Spazio economico europeo (SEE) è stato adottato il Regolamento FuelEU Maritime per garantire una riduzione graduale della intensità dei gas a effetto serra e con la previsione – entro il 2030 – di usare l’alimentazione elettrica da terra a bordo delle navi passeggeri e portacontainer, ormeggiate alle banchina nei principali porti dell’UE.

Partendo da questi dati e incrociandoli e rielaborandoli con altri (dati), come quelli forniti da EUROSTAT e dalla piattaforma dell’Osservatorio dell’Economia Blu dell’Unione europea, il Rapporto fotografa la situazione sulle tendenze nel settore della blue economy, con l’obiettivo di fornire indicazioni alle Istituzioni, quali soggetti decisori politici, e agli stakeholder interessati.

ECONOMIA DEL MARE E OCCUPAZIONE

Nel dettaglio il VII Rapporto, nell’analizzare l’evoluzione del settore a partire dal 2009, accende un faro sulla crescita della economia del mare nel periodo post pandemico in un settore che vede un margine di profitto cresciuto del 73% rispetto al 2020 e che muove 76,4 miliardi di euro.

Dal punto di vista della occupazione si assiste ad un incremento della stessa pari al 17% (una quota dell’1,8% della forza lavoro dell’UE), se si pensa che nel complesso i lavoratori impiegati direttamente del settore “mare” sono circa 3,59 milioni di persone e generano un fatturato di circa 623,6 miliardi di euro.

Ciò conferma che l’economia del mare ha un impatto significativo in termini di crescita di “posti di lavoro” considerato che l’analisi del potenziale occupazionale condotta a livello europeo già nella Comunicazione del 2021, Blue Growth opportunities for marine and maritime sustainable growth, COM/2012/0494 final 17, aveva evidenziato cinque catene di valore quali possibili fonti di crescita sostenibile e occupazione nell’ambito dell’economia blu: energia blu, acquacoltura, turismo marittimo costiero e di crociera, risorse minerali marine, biotecnologia blu.

A queste catene (di valore) possono aggiungersene altre, legate anche a quelle esistenti, e in tal senso, a parere di chi scrive, proprio la nautica da diporto può rappresentare un settore tale da consentire una nuova spinta occupazionale permettendo all’economia blu di realizzare il proprio potenziale di crescita sostenibile sul presupposto della necessità e opportunità di porre in essere politiche e azioni condivise dalle istituzioni, a vari livelli, e da tutti gli stakeholeders, per attivare drivers di cambiamento in grado di creare le condizioni per accelerare l’espansione dell’economia nel contesto europeo globalizzato (sul punto si veda R. Caragnano (cura di), La Riforma del Codice della Nautica da diporto. Commentario aggiornato al decreto legislativo 3 novembre 2017, n. 229, alla legge delega 7 ottobre 2015, n. 167 e alla legge 27 dicembre 2017 n. 205 (Legge di Bilancio 2018), Libellula University Press, 2018 ristampa 2023 Youcanprint).

TRANSIZIONE SOSTENIBILE E INVESTIMENTI

Una parte del Report, infine, è dedicata anche alla flotta peschereccia dell’UE, al settore pesca e acquacoltura, al settore portuale e agli impatti delle inondazioni costiere dovute ai cambiamenti climatici nei 27 Paesi UE.

Lo scenario è quello di una transizione sostenibile nei settori blu che passa anche da incentivi agli investimenti su più fronti. Da un lato la Commissione europea e il Gruppo Banca europea per gli investimenti che supportano gli Stati membri nell’ambio della cooperazione per finanziare una economia blu sostenibile – tra le diverse iniziative oltre al programma Horizon anche il Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura, che opera attraverso la piattaforma “BlueInvest” e il nuovo fondo BlueInvest – e dall’altro gli incentivi nazionali e quelli per la creazione di partnership regionali per la ricerca e l’utilizzo di tecnologie innovative nel settore del mare (pesca, moto ondoso e mare, alghe, biotecnologie marine).

Nel complesso emerge uno scenario ampio in cui il “mare” unisce le diverse filiere economiche sul presupposto che l’economia del mare, infatti, non attiene esclusivamente alla innovazione in senso stretto avendo un approccio sistemico che punta alla ricerca di modelli produttivi in grado di incidere sia sul nuovo modo di concepire la produzione sia sulla distribuzione che sui consumi.

E’ proprio in tale scenario macroeconomico che si inseriscono anche tutte le azioni a supporto delle PMI (piccole e medie imprese) legate ai contesti locali dal punto di vista sia geografico sia di settore o comparto e che producono, con un effetto domino, dei risultati positivi tanto in materia di politiche energetiche (aziende green e green jobs) quanto di ricaduta occupazionale partendo dalla valorizzazione del capitale umano (in particolare dei giovani) e dallo scambio di buone pratiche nei settori emergenti delle nuove economie sostenibili.

Avv. Prof.ssa
Già Segretario Generale del Distretto Nautico della Regione Puglia