Lavoratori Sir mettono in difficoltà l’operatività del porto di Brindisi. Raccomar Puglia scrive anche a Federagenti

porto di Brindisi

(Foto archivio Il )

Io non lavoro … tu non lavori e … ?

Coniugare questo verbo a Brindisi diventa sempre più difficile: pur comprendendo le istanze dei lavoratori della Sir, è assurdo bloccare l’operatività di un porto come quello di Brindisi che a fatica stenta a decollare nelle sue funzioni
Ci riferiamo alla lettera di Raccomar Puglia che – finalmente – riesce a mettere a fuoco la situazione.

Brindisi. Dopo l’incontro di ieri – 29 luglio in Confindustria – i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Cobas hanno dovuto constatare le difficoltà incontrate per salvare ‘… il salvabile’. Comprensione per le 74 famiglie e l’intero indotto Enel ormai in crisi e che rischiano molto.

Enel, nel ruolo di mediatrice, spinge verso l’esodo incentivato, con una platea più ampia di beneficiari, ma con difficoltà perché la Sir, occupandosi della movimentazione del carbone, settore fermo, e non avendo futuro aveva annunciato nei mesi scorsi il licenziamento di 76 dipendenti, numero poi sceso a 74 unità.
Intanto, da stamane, lunedì 30 luglio 2024, sono iniziate le manifestazioni di protesta dei lavoratori Sir bloccando l’entrata e l’uscita di utenti del porto di Brindisi e l’ingresso della centrale Enel di Cerano.
E il cluster marittimo portuale di Brindisi rimane a guardare! Solidarietà non significa aumentare le difficoltà su altri settori!

Bene ha fatto, il presidente di Raccomar Puglia, Associazione regionale Agenti Marittimi Raccomandatari, Marcello Gorgoni. Pur solidarizzando con i 74 lavoratori, denuncia le difficoltà di un ‘operatività funzionale’ del porto di Brindisi a causa delle manifestazioni messe in atto dai lavoratori Sir, su demanio marittimo/portuale, con la sola sorveglianza pacifica delle Autorità preposte.

“Da quasi due settimane, infatti, il porto di Brindisi – denuncia Gorgoni – è a tutti gli effetti bloccato da un’azione di protesta intentata dai lavoratori che, con un picchetto, impediscono l’accesso e l’uscita dalle banchine portuali”. “Pur comprendendo – continua la nota di Gorgoni – che le legittime proteste di lavoratori vedono minacciato il loro posto di lavoro, non è accettabile che si inneschi sulla crisi della centrale Enel una reazione a catena capace di annientare l’operatività del porto mettendo a rischio la sopravvivenza di molte aziende e centinaia di posti di lavoro nonché l’immagine del nostro porto”.

Il presidente Gorgoni ha chiesto alle Istituzioni competenti, in sintonia con Federagenti Nazionale, precise garanzie circa operatività del porto. “Una nave sta attendendo in rada da oltre una settimana di poter essere ormeggiata. Questo destino potrebbe riguardare altre unità mercantili attese nelle prossime ore, mentre ad alcune unità, con disparità di trattamento, è stato consentito di operare”, si legge ancora nella nota di Raccomar.

“I porti – conclude Gorgoni – svolgono una funzione strategica di servizio pubblico per il Paese, e pur rispettando le istanze dei lavoratori, non è né concepibile, né accettabile, che possano essere paralizzati o addirittura presi in ostaggio, senza che nessuna istituzione competente intervenga”.

Pur non mettendo in dubbio le ragioni dei lavoratori l’operatività di un porto non può essere fermata, favorendo le compagnie di navigazione a scalare altri porti.