Brindisi. Succede anche questo a Brindisi dove uno sparuto ‘ambientalismo’ è avallato da dirigenti che pianificano lo sviluppo del porto.
Dirigente alla Pianificazione del territorio scrive al Ministero dell’Ambiente (VIA e VAS) le proprie ‘osservazioni’ al Piano Regolatore del Porto di Brindisi senza l’avallo del Sindaco e dell’Assessore preposto.
Non sappiamo se tale documento sia stato partorito come semplice contributo cittadino o facente parte di qualche associazione ambientalista, anche se questo è permesso dalla legge; certo è che il documento è firmato dal dirigente del Comune di Brindisi, lamentando il fatto che la Città non è stata coinvolta nella stesura del piano nel suo iter, anche prima dell’approvazione in Comitato di gestione dell’AdSPMAM. Fa anche riferimento ad uno (confusionario ed approssimativo) degli ultimi consigli comunale (dicembre 2022) della passata amministrazione.
Ne diamo ‘notizia’ perché il fatto – successo a Brindisi – rischia di essere una ‘prima’ a livello nazionale e che speriamo non faccia ‘scuola’. Il documento, a firma del dirigente, dal sapore di una determina, non è stato firmato dal Sindaco e dall’Assessore delegato al settore della Pianificazione del Territorio.
Il fatto ha cerato una discrepanza/separazione tra ‘poteri’, quello politico e quello amministrativo. Separazione che ha evidenziato i complessi rapporti tra organi politici e dirigenti nell’ambito dell’attività amministrativa. La ‘responsabilità dirigenziale e gestionale’ riguarda tutto ciò che incombe sui dirigenti, ed è cosa ‘diversa’ dalla ‘responsabilità amministrativa’.
E’ venuto meno il rapporto che lega il vertice politico dell’amministrazione (sindaco, assessore) ai dirigenti; una ‘direzione politica’ mancata, in virtù della quale doveva indicare al dirigente gli obiettivi da perseguire ed eventualmente i criteri ai quali attenersi. Ai dirigenti spetta l’adozione degli atti e provvedimenti amministrativi, compresi tutti gli atti che impegnano l’amministrazione verso l’esterno, nonché la gestione finanziaria, tecnica e amministrativa mediante autonomi poteri di spesa, di organizzazione delle risorse umane, strumentali e di controllo.
Forse, l’obiettivo dell’atto, privato dall’indirizzo politico, voleva ‘garantire l’imparzialità di un Ufficio dalle influenze della ‘cattiva’ politica, tutelando l’intera Città. Di quale ‘città’ si parla non è dato sapere e si dimentica che la Città ha votato democraticamente la propria rappresentanza politica appena due mesi addietro.
Difendere la città da una politica non rispettosa delle leggi in vigore (specie quelle ambientali) non spetta alla Magistratura? Insomma, un conto è stabilire un programma, una direttiva politica; altro conto è l’individuazione delle azioni concrete necessarie per l’attuazione di un ‘Piano Regolatore Portuale’ di Brindisi espresse nell’atto!
Tra le osservazioni, quella relativa alla modalità con cui è stata effettuata la valutazione ambientale è farraginosa e riguarda tutto il porto; “… una valutazione ambientale incoerente – si legge nell’atto – che andrebbe a limitare l’operatività portuale, il bilanciamento di volumi di scavo e riporto, i costi di intervento, per un piano che, invece, dovrebbe avere una valenza strategica”.
Parole generiche che mancano di appropriate prove tecniche e giuridiche. Una ‘responsabilità’del dirigente che ha mancato di provare le capacità tecniche e che poteva chiedere prima un ‘indirizzo politico’ alla nuova Giunta e al nuovo Sindaco.
Per contro, un Sindaco e un Assessore delegato che non firmano, senza un commento giustificativo e diretto alle tante posizioni di stampa di questi giorni, forse si condividono le capacità tecniche di quell’Ufficio?