IMO, MEPC 80 inizia con incertezze sulla tassa sul carbonio

IMO, MEPC 80
HQ London

(Foto courtesy IMO)

Gli Stati membri dell’IMO discuteranno una strategia riveduta sui gas a effetto serra. Attualmente, l’obiettivo è di ridurre almeno del 50% le emissioni di gas serra entro il 2050 rispetto ai livelli del 2008

Londra. Inizia stamane, 3-7 luglio, nella sede dell’IMO in Londra, il Maritime Environment Protection Committee (MEPC’80); tra gli argomenti principali vi sono le delibere portate avanti dal Gruppo di lavoro dell’IMO sui gas a effetto serra (ISWG-GHG 15).

Alcuni osservatori che hanno seguito i negoziati della scorsa settimana sono diffidenti sul fatto che la strategia di riduzione dei gas serra rivista dall’IMO sia diretta in una direzione che non è allineata a 1,5 °C e rischia di retrocedere su una transizione giusta ed equa.

La politica principale che gli addetti ai lavori del settore affermano sia necessaria per attuare la transizione verde è una tassa sul carbonio dell’IMO, o misura basata sul mercato.

Senza una tassa prevedibile sul carbonio e un sussidio corrispondente per il carburante verde, non vi è alcun segnale di prezzo per sostenere investimenti pluriennali in costosa ammoniaca verde o metanolo verde (su scala industriale).

Una tassa sul carbonio è sempre stata una proposta difficile per gli Stati membri dell’IMO, dipendenti dal petrolio, ma quest’anno il Gruppo di lavoro nutre una certa speranza nel votare tale delibera (Carbon Levy).
La politica globale sull’ambiente marittimo dovrebbe essere rivista durante questa sessione del MEPC ’80, anche se rimane incerta l’adesione delle grandi nazioni, come Cina e Brasile che fanno pressioni per nuovi obiettivi verdi meno rigorosi con prelievi sul carbonio non del tutto certi; anche Argentina, Cile, Uruguay, Guatemala, Ecuador e Sud Africa sono contrari a qualsiasi forma di tassa sul carbonio.

L’IMO vuole sviluppare un paniere di misure tecniche ed economiche per far muovere il trasporto marittimo globale più rapidamente verso obiettivi ecologici, ma i suoi diversi membri non sono del tutto d’accordo su come attuarli.
La Cina ha avvertito, la scorsa settimana con una nota, che ‘un obiettivo di riduzione delle emissioni troppo ambizioso ostacolerà seriamente lo sviluppo sostenibile del trasporto marittimo internazionale, aumenterà in modo significativo il costo della catena di approvvigionamento e ostacolerà negativamente la ripresa dell’economia globale’.

Anche le ONG si sono dichiarate contrarie, avvertendo sul rischio di un ‘fallimento storico’ della politica dell’IMO sulla riduzione delle emissioni di gas serra dalle navi.
Gli altri punti chiave che rimangono in discussione includono l’elenco ristretto delle misure a medio termine e il modo in cui una transizione equa è inclusa e citata sia nella strategia rivista che in relazione alle misure a medio termine.

Questa settimana del MEPC ’80 rappresenta l’ultima possibilità per ‘allineare in modo credibile’ lo shipping globale con l’accordo di Parigi; molti Stati membri sostengono che il testo principale non è allineato a 1,5 °C, ma può ancora esserlo se ci sarà un ‘cambiamento nella dinamica’.
Se l’IMO non riesce a fornire risultati, la regolamentazione regionale, guidata dall’Unione Europea, frantumerà il modo in cui viene gestita la governance verde del trasporto marittimo.
Con l’IMO che mira al 2023 come anno di azione decisiva per il clima e il Segretario generale uscente Kitack Lim che spera di lasciare un’eredità di progresso ambientale al suo ultimo MEPC, gli Stati membri dovranno affrontare più pressioni per agire. Avvocati e gruppi di settore seguiranno da vicino lo svolgimento dell’incontro di questa settimana.