Decarbonizzazione dello shipping, evitare eccessivo affidamento dagli e-fuel e controllare disponibilità e prezzi futuri

Maersk Mc-Kinney Møller Center

(Foto courtesy )

Decarbonizzare per sempre l’industria marittima globale: 100.000 navi commerciali del mondo consumano circa 300 milioni di tonnellate di carburante ogni anno, rendendo il trasporto marittimo responsabile di circa il 3% delle emissioni globali di carbonio.

København, Danimarca. L’ammonimento è del Mærsk Mc-Kinney Møller Center for Zero Carbon Shipping, il Centro di Ricerca per la del trasporto marittimo sostenuto da Istituti finanziari e Società marittime danesi che fanno parte principalmente del Gruppo armatoriale A.P. Møller-Mærsk.

Nell’ultimo studio pubblicato, il Centro di Ricerca spiega che se da un lato gli elettrocarburanti consentono una consistente riduzione delle emissioni di carbonio, dall’altro la decarbonizzazione dello shipping attuata ricorrendo ai carburanti sintetici richiederebbe una fornitura sufficiente di elettricità rinnovabile che, però, è sempre più richiesta da altre industrie per la loro decarbonizzazione.

Lo studio del Mærsk Mc-Kinney Møller Center for Zero Carbon Shipping evidenzia che se l’elettricità rinnovabile non sarà sufficiente per soddisfare la domanda proveniente da tutti i settori, ciò comporterà un aumento dei prezzi dei carburanti sintetici e una crescente concorrenza intersettoriale.

Il documento rileva che il settore dei trasporti marittimi, dato che presenta alcuni dei costi di abbattimento delle emissioni più elevati, potrebbe non essere disposto, oppure in grado, di competere per un’elettricità rinnovabile ad alto costo, e ciò limiterebbe il ricorso ai carburanti sintetici e rappresenterebbe un ostacolo alla decarbonizzazione dello shipping.

Lo studio precisa, ancora, che se ci sono le potenzialità tecniche per creare nel lungo termine elettricità rinnovabile più che sufficiente per soddisfare la domanda di tutti i settori, tuttavia attualmente non è chiaro se sarà possibile aumentare abbastanza rapidamente la creazione di elettricità da fonti rinnovabili in modo da soddisfare la domanda di ogni settore entro il 2050.

Lo studio analizza poi i motivi per cui nel breve termine la fornitura di energia rinnovabile potrebbe essere limitata, traendo la conclusione che non sono le normative né la politica i principali ostacoli all’aumento della generazione di elettricità rinnovabile, quanto piuttosto la carenza di materiali e risorse.

In particolare, il documento individua quattro principali ostacoli: a) Il vincolo più preoccupante è la disponibilità di rame, un materiale chiave per gli impianti solari ed eolici, che in genere è lento ad aumentare l’offerta; b) Anche il nichel è una preoccupazione, poiché è già molto richiesto. Il nichel viene utilizzato negli elettrolizzatori, che saranno vitali per la produzione di idrogeno da elettricità rinnovabile per il bilanciamento del carico e gli e-carburanti. c) Una carenza di terre rare può limitare le installazioni eoliche, ma questo può essere superato utilizzando rotori a ingranaggi che non si basano su terre rare. d) La manodopera può essere un vincolo in tutta la catena di approvvigionamento, dall’installazione manutenzione della capacità solare ed eolica, all’aumento della produzione di componenti di trasmissione. I lavoratori potrebbero essere reperiti trasferendoli dall’industria del petrolio e del gas, trasferimento che tuttavia richiederebbe tempo anche in considerazione della necessità di riqualificare il personale.

Tale carenza di materiali e di manodopera, secondo i ricercatori, comporterà una limitazione della disponibilità di elettricità rinnovabile nel prossimo decennio e probabilmente anche nel successivo, con prevedibili forniture limitate di e-fuel disponibili per il settore del trasporto marittimo.

Lo studio osserva infine che, sulla base di tali prospettive, l’industria marittima potrebbe assicurarsi forniture di elettricità rinnovabile con contratti a lungo termine, e farlo prima che altri settori si muovano. In caso contrario lo shipping dovrebbe prevedere, nel corso del periodo di transizione, il ricorso a carburanti alternativi, come i combustibili ‘blu’, quelli prodotti utilizzando l’energia nucleare, le batterie o i biocarburanti, a seconda della loro disponibilità.