Forum Economico di Bruxelles, la corsa globale alle risorse

Brussels Economic Forum

BEF scrive le previsioni economiche dell’UE, a che punto è l’Europa e dove è diretta?

Bruxelles. Il (BEF) è l’evento economico annuale di punta della Commissione europea. Per oltre 20 anni, ha riunito responsabili politici europei e internazionali di alto livello, accademici, società civile e leader aziendali per identificare le sfide principali e discutere le priorità politiche per l’economia europea.

Un’Europa, alle prese con una guerra in Ucraina alle proprie porte, con gli effetti del cambiamento climatico e che non riesce a reperire risorse di materie prime, si trova un orizzonte economico a ‘quinte mobili’ pieno di sfide da affrontare.

Nelle ultime previsioni economiche, la Commissione europea prevede un continuo rallentamento del tasso d’inflazione dell’UE, dal 9,2% nel 2022 al 6,4% quest’anno e al 2,8% l’anno prossimo. E, dopo essere scesa dal 3,5% nel 2022 allo 0,8% di quest’anno, la crescita del PIL nell’UE dovrebbe riprendere vigore e raggiungere l’1,6% nel 2024.

Il Commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, ha dichiarato alla stampa che “queste cifre generano un senso di cauto ottimismo; la situazione è migliore del previsto”.

“Se guardiamo indietro a qualche mese fa, ha detto Gentiloni, stimavamo una situazione molto peggiore, in cui avevamo alcune preoccupazioni sull’approvvigionamento energetico, anche pensando a possibili blackout e molta preoccupazione circa la possibilità di una recessione e fallimenti”.

Il BEF ha focalizzato i temi più importanti di questa fase di transizione che attraversa l’Europa, ponendosi una domanda: ‘A che punto è l’Europa e dove è diretta?”.

Il costo della vita in Europa è influenzato da quattro componenti principali: dai servizi che rappresentano una spesa non più sostenibile; rasentano il 43,5% della spesa per consumi finali delle famiglie nell’area dell’euro; poi vi sono i beni industriali, e la doppia transizione verde e digitale dell’Europa.

La digitalizzazione, insieme alle terribili conseguenze della crisi climatica, sono due dei principali fattori che spingono la transizione economica dell’Europa e per gli Stati membri, ciò significa maggiori investimenti nell’istruzione e nella formazione. Questi settori si stanno dimostrando i più dinamici nella creazione di posti di lavoro sono legati alle nuove tecnologie, alle tecnologie dell’informazione, alla scienza, alla ricerca, alla salute.

Nonostante un tasso di disoccupazione, di appena il 6% nell’Unione europea, un quinto della popolazione dell’UE è ancora a rischio di povertà o di esclusione sociale. La crisi del costo della vita e le crescenti disuguaglianze stanno alimentando disordini sociali e sfiducia nella politica.

Al BEF si è discusso anche sul fatto che forse alcuni investimenti dovrebbero essere esclusi dalle regole sul debito e sul deficit come gli investimenti nell’ecologizzazione, nella digitalizzazione, gli investimenti nella salute, gli investimenti nell’istruzione.

“La transizione verde e digitale dell’Europa dipende da materie prime critiche, come il litio, il cobalto e le terre rare, di cui l’UE produce molto poco. La Cina, d’altra parte, rappresenta l’86% della fornitura di terre rare. In un momento di crescenti tensioni geopolitiche, questa realtà sta plasmando le relazioni commerciali dell’Europa”, secondo il Vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis. “L’obiettivo per il 2030 – ha evidenziato Dombrovskis – è ottenere il 10% dell’estrazione e dell’estrazione mineraria a livello nazionale all’interno dell’UE”.

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è un duro promemoria dell’importanza di ridurre la dipendenza dalle forniture energetiche. Tuttavia, con l’intensificarsi della crisi climatica, allineare quest’obiettivo con la gestione sostenibile delle risorse scarse rimarrà una sfida importante negli anni a venire.