Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ha selezionato cinque progetti energetici per potenziali finanziamenti nel suo programma di cattura e stoccaggio del carbonio

Darwin LNG

(Eni detiene una quota dell’11% nell’impianto controllato da Santos. Foto courtesy by Santos)

L’ continua a opporsi al retrofit delle centrali elettriche a carbone con CCS. Sono convinti che la tecnologia CCS non funzioni come promesso e il tempo necessario per progettare, autorizzare e costruire i progetti ostacolerebbe gli sforzi per abbandonare i combustibili fossili il più rapidamente possibile.

L’Osservatorio australiano dell’Institute for Energy Economics and Financial Analysis afferma che Eni è intenzionata a rilanciare i piani per sviluppare un nuovo giacimento di gas nel Mar di Timor che contiene alcuni dei gas a più alta intensità di carbonio in Australia.

E’ un giacimento che potrebbe ancora produrre Gnl a emissioni zero attraverso la cattura e lo stoccaggio del carbonio. Eni, affermano alcune agenzie di stampa e televisioni australiane, stia prevedendo una FID (Decisione Finale di’Investimento) per la fine del 2023 su un controverso progetto di gas offshore, cioè quello del giacimento di Verus (Evans Shoal).

L’Evans Shoal si trova ai margini della piattaforma continentale australiana, a circa 135 miglia nautiche a nord-ovest di Darwin nel Mare di Timor.

È stato scoperto dall’allora operatore BHP Petroleum nel 1988, ma la società concluse che non era commerciale e rinunciò alla licenza. Il contratto di locazione è passato di mano molte volte negli ultimi 35 anni, dalla BHP Petroleum alla Woodside, alla Shell e alla Santos, ma nessuno degli operatori ha trovato un modo praticabile per commercializzarlo. Dal 2017 è controllato da Eni che l’ha recentemente ribattezzato in ‘progetto Verus’, con l’obiettivo dell’azzeramento di CO2 entro il 2035.

Le riserve recuperabili sono nell’ordine di 6,6 trilioni di piedi cubi (tcf), dopo aver separato l’abbondante CO2 del giacimento. Circa il 27 percento del gas nella formazione è anidride carbonica, secondo l’Australian Watchdog Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA). Ciò aumenterebbe l’intensità di carbonio (e il costo) del progetto. Per fare un confronto, il giacimento di gas vicino a Verus, il Barossa di proprietà di Santos, ha un alto contenuto di CO2 al 18%, che è significativamente più alto del giacimento di gas Scarborough di Woodside nell’Australia occidentale con solo lo 0,1% di CO2. L’IEEFA afferma che questo alto contenuto di anidride carbonica del gas di Verus ha dissuaso le società precedenti a non sviluppare il progetto.

Gli ambientalisti si domandano come Eni affronterebbe le emissioni di carbonio. Il rapporto dell’IEEFA stima che le emissioni del giacimento Verus potrebbero ammontare ad almeno 7,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno, senza contare le emissioni prodotte quando il gas viene bruciato dai clienti.

Eni ha disegnato i piani per affrontare l’alto contenuto di carbonio di Verus separando la CO2 dal gas dell’impianto Darwin LNG, quindi convogliandola per circa 500 chilometri fino al giacimento esaurito di Bayu-Undan dove sarà sepolta sotto il fondo del mare. La società italiana aveva evidenziato, durante una presentazione pubblica di tale progetto (gennaio scorso), che il 100% della sua CO2 potrebbe essere stoccato in sicurezza nel giacimento di gas esaurito, consentendole di trasportare ‘GNL a emissioni zero’.

La presentazione di Eni includeva un’opzione per ‘fino a 400 megawatt di –energia – rinnovabile a supporto della liquefazione e della CCS'(cattura e stoccaggio della CO2, tecnologia ancora futuribile). Eni, ultimamente, ha replicato alle note degli ambientalisti australiani, affermando che “è falso che lo sviluppo del progetto Verus sia in contrasto con l’obiettivo Eni di raggiungere la carbon neutrality di tutti i business per le emissioni Scope 1 e 2 entro il 2035, e che il target rimane confermato”. E comunque, una tale tecnologia potrebbe essere utile per l’Australia per allestire nuovi progetti di petrolio e gas combattendo contemporaneamente il cambiamento climatico.

La principale area di produzione partecipata da Eni si trova nel blocco WA-33-L (Eni 100%). L’attività è concentrata nell’offshore per una superficie sviluppata e non di 3.336 chilometri quadrati (2.705 chilometri quadrati in quota Eni).

Nel 2021 Eni ha firmato un Memorandum of Understanding con la Compagnia australiana Santos per identificare potenziali opportunità di collaborazione nell’ambito di progetti di cattura, stoccaggio e riutilizzo della CO2 ed estendere la cooperazione nello sviluppo di idrocarburi nel nord dell’Australia. Gli obiettivi del Memorandum sono: ottimizzazione, sinergie e condivisione di infrastrutture tra il Progetto di Barossa e il potenziale sviluppo del giacimento di Evans Shoal, la possibile espansione dell’impianto di liquefazione gas di Darwin, nonché opportunità per estendere l’utilizzo delle infrastrutture e giacimento del progetto di Bayu-Undan; potenziale sviluppo congiunto di impianti di cattura, stoccaggio e riutilizzo della CO2 (CCUS), non soltanto a supporto degli asset di proprietà delle due società, ma aperti anche a terze parti, con l’obiettivo nel lungo termine di facilitare la creazione di un hub per la gestione della CO2; potenziale collaborazione in nuovi progetti upstream per quanto riguarda ulteriori opportunità nell’area. Nel 2022 la produzione di petrolio e gas naturale in quota Eni è stata di 10 mila boe (barrel of oil equivalent) al giorno.

Nel nord dell’Australia e Timor Est, Eni e Santos sono partner nel giacimento di gas e condensati di Bayu-Undan e nel relativo impianto di liquefazione gas di Darwin LNG. Nel nord dell’Australia, Eni è l’operatore dei giacimenti a gas di Evans Shoal e Blacktip; Santos è, tra l’altro, operatore dei giacimenti a gas di Caldita-Barossa e dell’impianto di liquefazione gas di Darwin LNG con una partecipazione nel giacimento di gas Tern e Petrel.
Eni ha iniziato a operare in Australia nel 2000 e oggi è attiva nei settori Exploration & Production tramite la consociata Eni Australia Ltd e Plenitude & Power.

L’Australia ha il più alto assorbimento di energia solare sui tetti a livello globale. È il più grande esportatore di carbone metallurgico e GNL e il secondo più grande esportatore di carbone termico. Il governo australiano sta investendo molto in nuovi progetti di gas naturale.