GIORNATA DEL MARE E DELLA CULTURA MARINARA: Briefing con il Cluster Marittimo Portuale di Brindisi

Cluster Marittimo Portuale di Brindisi

“IL MARE COME INCLUSIONE E OPPORTUNITA’ DI LAVORO”
Convegno 20.4.2023 – Hrs 09.00
c/o Centro formazione BSG dello Stabilimento

Lavoro – Marinaio – Competenze

Parlare di una ‘identità’ significa prima di tutto saperla ‘riconoscere’. Vi sono modi diversi di guardare una realtà che appartiene al ‘mare’. Una città di mare, come Brindisi, presenta un ‘vasto orizzonte’ con delle scene complesse che rappresentano, a volte, una semplicità di un ‘umano’ che sa pensare il mare e si sente tutta come un operatore del mare e per il mare.

Ora, che una città rifletta su se stessa, sulla propria esperienza – di mare e con il mare – o un’Istituzione scolastica , come l’Istituto Tecnico Superiore Nautico ‘Carnaro’ di Brindisi, riflettano per una verifica in ordine a delle scelte e orientamenti successivi del lavoro è un fatto positivo.

Il sistema marittimo è un sistema di persone

In primo luogo, le persone. Nel sistema marittimo questo potrebbe includere l’equipaggio della nave, i piloti, i lavoratori portuali, traffico marittimo, operatori dei servizi, e altri.
Non esiste macchina al mondo in grado di interpretare uno schermo radar, così come un essere umano addestrato può fare.
La ‘missione’ di una città marittima/marinara viene da una elevata coscienza di corresponsabilità della ‘città di mare’ (non città sul mare) che matura con la cooperazione tra gli operatori del mare e per il mare.

Il “mare” e la sua navigazione sono origine e vita per la conoscenza della téchne-nautiké, del marinaio che sa leggere l’orizzonte del “mare” tra la terra dell’oriente e quella dell’occidente che fa del mare un porto, un luogo di scambio e di passaggio, un margine, un varco, uno spazio dove gli uomini giungono e ripartono, arrivano e prendono congedo.

Il ‘mare’ è la nostra storia – storia di un Paese – di un Territorio e di una Città – Brindisi e della sua Provincia – che considera il mare stesso una risorsa ed una garanzia (motore) di uno sviluppo che parte da ieri e continua oggi per un domani certo!

Oggi, stiamo celebrando ‘The Day of the Sea’ e la nostra presenza sta materializzando la ‘rotta’ che Voi giovani dovete percorrere, recuperando il rispetto per il mare e perché crediamo che ‘rispetto’ significhi ‘civiltà’ e soprattutto ‘civiltà del mare’ con le categorie più alte della persona umana: accoglienza-disponibilità-ascolto-solidarietà.

Una riflessione è obbligatoria: Il mondo intorno a noi sta cambiando!
L’epoca del ‘benessere’ e i vari processi innovativi stanno disarticolando la società.
Il lavoro non è più un esito scontato, quasi automatico, del percorso degli studi.
Prolungare l’adolescenza e la giovinezza in una concezione di vita ‘leggera’ non serve più.

La crisi economica ha imposto per molti un duro riscontro:

Siamo di fronte a un problema culturale riguardante l’idea stessa di lavoro come esperienza pienamente umana. C’è stato nella nostra cultura – e la scuola ne è una dimostrazione – un oscuramento del tema del lavoro.
Con le rivoluzioni (microelettronica, dell’automazione, informatica, telematica) si è conclusa la stagione dell’iper – organizzazione e della spersonalizzazione (tranne che in Cina, i ‘nuovi automi’ della scena globale).

Nella società di massa super organizzata, si sono insinuate tre forme di illibertà:

  1. la precarietà è considerata come condizione stabile dei lavoratori;
  2. l’estetica dei consumi come fonte dell’identità personale; (capelli, tatuaggi e orecchini in tutte le zone del corpo per manifestare una certa appartenenza);
  3. un pensiero scettico e quindi il lavoro per sé (passioni tristi).

Il lavoro è buono se rende liberi chi opera e chi si avvale del frutto del nostro ingegno/della nostra fatica.
ovvero di connettere il presente al passato per delineare il futuro, così da riconoscere il senso autentico delle cose ponendosi nel flusso della storia.

Il Marinaio che non solo vede e/o osserva, ma rileva sempre la samanthia, l’azimut del suo orizzonte
L’atto del rilevare per mare è innanzitutto un atto creativo. Lo sguardo con misura (tenere la guardia) viene anche prima dell’atto della parola e possiede un valore laicamente miracoloso: aiuta a dare un senso all’esperienza, svela la presenza di problematiche irrisolte, passando dalla previsione – situazione -sicurezza.
Poi, la conversazione si è sviluppata sulle opportunità di lavoro che lo shipping offre, passando per questo periodo di transizione che il settore sta attraversando: gigantismo navale, un’infrastruttura portuale da rendere adeguata con fondali e piazzali, gestione di nuovi carburanti e la riduzione delle emissioni di gas serra in atmosfera.

Oggi, stiamo assistendo ad una trasformazione culturale epocale: Dalle competenze alla competenza.
La portualità meridionale tra Africa e Far East, transizione digitale e Green new deal verso una nuova strategia; il sistema logistico mondiale mostra tutta la sua vulnerabilità.

In questo orizzonte, l’Italia è primo in Europa per merci movimentate in SSS (Short Sea Shipping) con 311 mln di tonnellate (+14% sul 2015).
Il Mediterraneo è l’area in cui si concentra la quota maggiore di SSS di armatori europei con oltre 625 mln di tonnellate.
Nel Mediterraneo, l’Italia è leader con 244 milioni di tonnellate e una quota di mercato del 37%.
L’aumento del traffico portuale certifica che il Med non è più solo un mare di passaggio.

Dalla costruzione del mezzo nautico alla conduzione della nave/ peschereccio /yacht/barca/ natante su rotte sicure, con un controllo dell’energia per una propulsione compatibile con l’ambiente , passando da una nautica commerciale e da diporto, per una pesca sportiva e da turismo e per itinerari turistici che partono dai porti della Regione;
il tutto non può fare a meno dal considerare le “professioni blu” tra i campi di una istruzione nautica e quello della formazione professionale dei marittimi, se si vuole crescere culturalmente nel mare di una “sea safety”.

In una “blu economy” il principale vantaggio delle imprese nautiche si fonda sulla preparazione delle persone lavoravo su/con il mare e sulla gestione ottimale delle conoscenze e delle competenze che essi possiedono e condividono.

L’orazione mediocritas di una città, di una Istituzione scolastica non garantisce lo sviluppo di una marittimizzazione compresa la portualità, ma genera una dualità fra cittadini: quelli a vocazione attiva e quelli a vocazione contemplativa; tra il dovere civile di restare al proprio posto per debito verso il ‘mare’ ed il dovere verso se stesso di non disperdersi nel ‘mare’.

*si allegano le slide

Foto: SC