Napoli– Con grande stupore ed incredulità, il Gruppo Grimaldi apprende che le società Moby e CIN, per voce dei rispettivi amministratori delegati, avrebbero intenzione di citarlo per circa Euro 500 milioni, alludendo ad “atti che possano ritardare e/o impedire la corretta esecuzione dei concordati preventivi omologati di Moby e di CIN”.
È molto singolare che degli armatori condannati in primo, secondo e terzo grado dal Tribunale di Milano per concorrenza sleale, avendo tra vari atti criminosi, abusato della propria posizione dominante sui traffici marittimi tra Italia Continentale e Sardegna, e che sono attualmente indagati dalla Magistratura per condotte penalmente rilevanti, possano minacciare un creditore il quale diligentemente cerca di recuperare parte dei propri crediti e tutelare gli interessi dei propri azionisti.
È sconcertante che degli armatori che si ostinano ancora a non pagare allo Stato Italiano buona parte del prezzo per l’acquisto della Tirrenia ed i cui avvocati hanno pretestuosamente rallentato per anni l’iter giudiziale nella suddetta controversia con il Gruppo Grimaldi, continuino ad usare metodi minacciosi nei confronti di un creditore.
Pare evidente che la strategia dei vertici di Moby e CIN sia quella di sottrarre asset attraverso la creazione di nuove società, a danno dei vari creditori, tra cui anche il Gruppo Grimaldi. Si renderebbe così impossibile il risarcimento al gruppo napoletano, non solo per danni subiti dalle proprie navi durante il noleggio a Moby-CIN, ma soprattutto per quelli provocati a seguito dell’accertata concorrenza sleale e dell’abuso di posizione dominante che hanno contraddistinto l’operato di Moby-CIN sui traffici da e per la Sardegna.
È paradossale che l’accertato colpevole dei delitti di concorrenza sleale ed abuso di posizione dominante, minacci ed accusi la vittima dello stesso reato per il quale è stato condannato dalla giustizia italiana. Siamo davanti all’ennesima stravaganza di Moby-Cin.