La guerra complementare dell’energia e dei trasporti marittimi di petrolio

(: foto courtesy Ministry of Transportation Republic of Indonesia)

Utilizzare una flotta ‘ombra’ per ovviare alle sanzioni USA e UE pone rischi per la sicurezza della navigazione.

Londra. In previsione dell’entrata in vigore dell’embargo al petrolio russo da parte dell’Unione Europea, il prossimo 5 dicembre, si sta formando una nuova flotta ‘ombra’ nel mondo di petroliere pronte a trasportare il greggio che l’Ue smetterà di acquistare verso altre destinazioni; lo affermano alcune Agenzie di stampa internazionale.
Da febbraio è aumentata la quota di acquisti di greggio dei paesi asiatici, con compratori sconosciuti, con sede negli Emirati Arabi Uniti, Hong Kong, Singapore e Cipro. Il tutto per aggirare le sanzioni che impediscono alle navi di rifornirsi presso i porti russi.

La flotta ‘ombra’ delle petroliere, in quest’ultima settimana, ha raggiunto quota 300 navi alterando i mercati con tariffe sulla spedizione di barili in forte aumento, soprattutto nei mercati venezuelani e iraniani che hanno raggiunto due o tre volte superiori a quelle di mercato per i viaggi legittimi.
Sull’altro fronte, l’aumento della flotta con unità vecchie e necessarie di forti manutenzioni di struttura e di funzione sta creando dei rischi alla sicurezza della navigazione con incidenti.

Infatti, due incidenti sono avvenuti la scorsa settimana: una petroliera, Aframax di 20 anni, con carico di greggio russo, è stata alla deriva al largo delle coste spagnole e le Autorità spagnole hanno verificato per la nave la necessità di riparazioni urgenti; poi è stato il caso della petroliera Young Yong, una VLCC di 21 anni, carica di greggio che si è arenata nello Stretto di Singapore; (questa nave era stata recentemente inserita nella lista nera dall’Office of Foreign Asset Control – OFAC- del Tesoro statunitense, a causa del suo trasporto illegale di petrolio iraniano).

In quest’ultimo mese, Russia, Iran e Venezuela si sono impegnati nel ricercare stiva (tonnellaggio) di navi di seconda mano per dislocare i carichi, evitando così le principali sanzioni in atto; i principali Registri di Classificazione Navale, manager e assicuratori stanno evitando armatori e vettori russi per non incorrere in sanzioni nel classificare navi ormai vecchie di oltre 20 anni.

Il divieto d’importazione di greggio dalla Russia dell’UE e il tetto massimo del prezzo del petrolio G7 che dovrebbe entrare in vigore il 5 dicembre, le vendite di navi cisterna di seconda mano sono aumentate quest’anno, soprattutto dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. L’età media di queste navi si attesta su oltre 15 anni e almeno 60 navi VLCC, 42 Suezmax e 93 Aframax sono passate ad altri proprietari quest’anno. E’ chiaro che aumentando l’età media di queste navi, con la Russia che le utilizzerà come una flotta ‘ombra’, il rischio di incidenti marittimi aumenterà. Si sta parlando anche di vietare il transito a queste navi degli Stretti di Danimarca e del Bosforo, anche se Dubai, come porto, favorirà l’accoglienza di queste navi.

Per aiutare e mantenere il commercio del petrolio russo, armatori, proprietari, noleggiatori e manager russi, in quest’ultimi mesi, si sono impegnati a fornire nuovi servizi ed hanno costituito una nuova Società di Registro e Classificazione Navale chiamata ‘Union Marine Classification Services’.

A meno di un mese dall’inizio dell’embargo dell’UE e del price cap del G7, la Russia sta esportando enormi volumi, vicini a livelli mai visti dallo scoppio della guerra con l’Ucraina.

Oltre all’aumento dei volumi verso la Cina, l’Egitto sta emergendo come un importante importatore, accogliendo carichi dal Baltico piuttosto che dal Mar Nero, aumentando le tonnellate di miglia.