U.K.: la P&O Ferries non dovrà affrontare procedimenti penali per aver licenziato i marittimi

I sindacati inglesi hanno protestato il comportamento illegale della nell'assunzione dei marittimi (ITF)

Londra. La P&O Ferries non dovrà affrontare processi penali nel Regno Unito per le sue azioni di licenziamento dei circa 800 marittimi senza preavviso e per averli sostituiti con lavoratori ‘a contratto', meno retribuiti, nel marzo 2022.

La decisione di ieri, da parte della Procura del Servizio fallimentare con cui si afferma che il caso non andrebbe portato in Tribunale, non è stata accettata da tutte le sigle sindacali inglesi; anzi per il sindacato è stata una ‘pagina nera' scritta dal Regno Unito, un servizio non responsabile nei riguardi dei marittimi licenziati dalla P&O Ferries.

Poiché la Compagnia è, in effetti, straniera, di proprietà di DP World, e poiché i traghetti sono tutti registrati al di fuori del Regno Unito, l'unico obbligo della Compagnia era ed è nei confronti degli Stati di bandiera in cui sono registrate le navi.
“Dopo un'indagine penale completa e approfondita sulle circostanze che riguardano i dipendenti che sono stati licenziati da P&O Ferries, abbiamo concluso che non avvieremo procedimenti penali”, ha affermato il Servizio governativo sullo stato fallimentare in un breve scritto pubblicato venerdì pomeriggio.

La decisione, secondo loro, era stata raggiunta dopo aver condotto un'indagine penale che è stata ulteriormente riesaminata da un avvocato senior indipendente dell'accusa.
L'avvocato ha concluso “che non vi è alcuna prospettiva realistica di condanna”, nella materia penale, ma che è in corso un'indagine civile.

P&O Ferries aveva affermato, in risposta alle forti condanne delle sue azioni e al diffuso boicottaggio sindacale, che la Compagnia non aveva altra scelta che intraprendere le azioni che aveva compiuto.
Il Ceo dell'azienda Peter Hebblewaithe sembrava riconoscere le domande sulla legalità delle sue azioni. Ha detto in un'audizione davanti a una Commissione parlamentare che la Società stava affrontando il fallimento quando ha deciso di bloccare i dipendenti annunciando che erano stati tutti licenziati durante un breve video e che invitava i marittimi imbarcati di lasciare immediatamente le navi e le proprietà dell'azienda. Gli sforzi sparsi per occupare alcuni dei traghetti sono falliti, ma la Compagnia ha comunque dovuto affrontare settimane d'interruzione mentre tentava di addestrare la nuova manodopera sostitutiva ‘a contratto'.

La Maritime & Coastguard Authority ha avviato una rigorosa revisione di ciascuna nave, prima di autorizzarle a navigare, mentre il Governo prometteva di annullare i contratti e istituire nuove leggi sul lavoro che richiedessero a tutti i marittimi imbarcati su navi che operano regolarmente dal Regno Unito di soddisfare gli standard minimi del paese.

Com'era prevedibile, i sindacati si sono affrettati a definire l'annuncio di ieri “una decisione profondamente deludente”, accolta più con frustrazione e rabbia.
“Il messaggio è chiaro, P&O Ferries deve essere ritenuta adeguatamente responsabile per le sue azioni vergognose e continueremo la campagna per garantire che il Ceo e i suoi colleghi amministratori siano tenuti a rispondere e per assicurarci che ciò non possa mai più accadere”, ha affermato Mark Dickinson, Segretario generale di .

Il sindacato continua a dire di ritenere che P&O Ferries avesse l'obbligo legale di fornire un preavviso sia al Segretario di Stato britannico dei suoi piani, sia alle Bermuda, a Cipro e alle Bahamas, dove sono registrate le navi.
Il sindacato afferma che la Società non ha notificato agli Stati di bandiera prima di licenziare gli equipaggi. Pur affermando di sentirsi “ulteriormente delusi dal sistema che non riesce a punire le apparenti società criminali”, Nautilus ha osservato che l'indagine civile non è stata ancora completata. Ciò avviene quando il Regno Unito sta affrontando un'estate di scioperi da parte dei sindacati di tutto il paese. Treni e altri servizi hanno scioperato e, a partire da domenica, Unite the Union promette di fermare per 8 giorni il più grande porto per container del Regno Unito, Felixstowe, nelle sue continue richieste di aumenti salariali che riflettano l'attuale tasso di inflazione al dettaglio.