Il 14 luglio, si è tenuta in contemporanea da Genova, Napoli e Trieste, la prima edizione dell’evento “Economia del Mare” organizzato da Il Sole 24 Ore che ha visto collegate e in presenza personalità dell’economia, dello shipping e del Governo dedicato all’industria marittima, settore strategico per l’intera economia nazionale: un osservatorio per analizzare il legame tra infrastrutture, logistica, trasporti, attività portuale e sviluppo del territorio, gli scenari e le nuove sfide per gli operatori di fronte ai mutati equilibri geopolitici mondiali.
Mario Mattioli, Presidente Confitarma, dalla sede di Napoli dell’Unione Industriali, ha partecipato alla Tavola Rotonda “Il sistema Italia come hub strategico nella leadership dei traffici internazionali: le esperienze di Genova, Trieste, Napoli”, ricordando che, nonostante il Mediterraneo sia crocevia del 20% del commercio mondiale, il 60% di questo traffico non scala i nostri porti: mentre e le nostre industrie prediligono i porti nordeuropei. “Ciò crea un gap logistico pari a circa 70 miliardi di euro l’anno. Occorre una visione strategica d’insieme per consentire al sistema marittimo-portuale e logistico di essere competitivo e restituire al nostro Paese il ruolo di “porta” d’Europa”. A tal fine, fondamentale è il fattore tempo. Per questo tutti gli operatori del settore richiedono da tempo a gran voce una semplificazione delle procedure “la burocrazia deve essere al servizio delle imprese e non una palla al piede”.
Anche le risorse del PNRR dovrebbero essere utilizzate a tal fine.
Se vogliamo riaffermare la centralità del Mediterraneo nei traffici internazionali – come di recente ribadito anche da Confindustria e MEDEF – dobbiamo rendere adeguate le inadeguate infrastrutture di collegamento con i centri del commercio europeo. Migliorare i servizi significa portare ricchezza, andare avanti con le ZES e farle diventare operative segnerebbe un punto positivo”. Beniamino Maltese, Executive Vice President and CFO di Costa Crociere e Vicepresidente Confitarma, dalla Nave Costa Firenze ormeggiata a Genova, nel corso della Tavola Rotonda “Attività portuale e infrastrutture come driver per lo sviluppo del territorio”, ha affermato che “Dopo lo stop della pandemia, il settore crociere ha rimesso in moto un ecosistema che solo per il Gruppo Costa vale 12,6 miliardi di euro all’anno in Europa.
Costa è ripartita promuovendo una maggiore interazione con porti e istituzioni, e continuando a investire nella ricerca e sviluppo per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale definiti dalle norme Europee. “Siamo stati la prima compagnia a introdurre le navi a LNG e la prima che sta attrezzando una nave da crociera con un sistema di batterie che permettono l’arrivo senza emissioni in porto. Inoltre, la nostra flotta ha in corso di ultimazione finale l’istallazione degli apparati necessari per l’alimentazione elettrica da terra durante le soste nei porti (cold ironing)”.
“Sono tutti investimenti che creano valore, per i quali serve però anche un intervento da parte delle istituzioni per definire nelle previsioni “Fit for 55” un modello di incentivazione del “refit green” delle navi da crociera esistenti, oltre alla creazione di una rete integrata di mobilità sostenibile dei centri storici dove sono ubicati i principali porti passeggeri, con un sistema “dual use”, che integri le esigenze di trasporto dei residenti locali con quelle dei passeggeri delle navi”.
Fabrizio Monticelli, Amministratore unico di ForMare – Polo Nazionale per lo Shipping, dalla sede di Napoli dell’Unione Industriali, nel corso della Tavola Rotonda “I mestieri del mare: formare nuove competenze” ha parlato di accelerazione dei fattori di cambiamento del settore marittimo in termini di nuove tecnologie, di tutela dell’ambiente, di risparmio energetico, di tutela della sicurezza e di modifiche normative del settore. “Tutti elementi che stanno incidendo fortemente sulla creazione di nuove competenze, upskilling, reskilling della gente di mare”.
“Asset strategici di ogni impresa armatoriale, sono gli equipaggi che rappresentano il cuore pulsante del sistema nave. La loro formazione rappresenta una sfida fondamentale in quanto solo attraverso il costante aggiornamento delle competenze è possibile rispondere alle continue sfide che lo sviluppo del settore ci impone. L’industria è, infatti, sempre alla ricerca di nuove figure professionali, altamente qualificate e specializzate, in possesso di competenze che possano contribuire a rispondere concretamente alla transizione ecologica e digitale che, inevitabilmente, investe anche il settore del trasporto marittimo”.
È importante poi “preservare il valore del mare e investire nelle professioni marittime assume un ruolo
primario nell’accrescimento competitivo dello shipping e costituisce il motore per aumentare l’occupazione, rispondendo alle esigenze delle imprese armatoriali, dell’evoluzione tecnologica e della transizione ecologica così come richiesto dall’Europa e dal legislatore. Alla luce del PNRR e delle opportunità di finanziamento in ambito europeo, nazionale e regionale, è importante creare una consolidata rete per ridurre il divario tra l’offerta formativa e le esigenze del mercato del lavoro; aumentare l’interazione tra il mondo imprenditoriale e il mondo della ricerca; migliorare la comunicazione e la cooperazione tra i centri di formazione e le autorità competenti per diffondere tra le nuove generazioni le opportunità di carriera nella blue economy”.