Strasburgo. Accolto con favore – dagli armatori europei – il sostegno incrociato dei gruppi politici del Parlamento europeo, che in seduta plenaria, ha adottato la posizione sulla revisione dell’ETS dell’UE (European Union Emissions Trading Scheme). Lo ripetiamo: EU ETS è il sistema di scambio di quote di emissione dell’Unione europea; è uno schema ‘cap and trade’ in cui viene posto un limite al diritto di emettere determinati inquinanti su un’area e le aziende possono scambiare i diritti di emissione all’interno di tale area. Copre circa il 45% delle emissioni di gas serra dell’UE.
Un elemento chiave della posizione del Parlamento è l’applicazione del principio “chi inquina paga”, garantendo il trasferimento obbligatorio dei costi ETS agli operatori commerciali delle navi attraverso clausole contrattuali. Ora il problema è definire il ‘chi’.
L’ECSA ha accolto inoltre con favore la proposta del PE di creare un fondo settoriale e di destinare il 75% delle entrate generate dalle quote di trasporto marittimo alla transizione energetica del settore.
Il Parlamento europeo, dopo che si è speso sulla revisione del sistema EU ETS per lo scambio di quote di emissioni nell’UE, ha generato una frattura interna all’industria armatoriale determinando una distinzione tra armatori che sono proprietari di navi e quelli che invece operano flotte formate da navi di cui non detengono la proprietà o ne possiedono solo una o più quote (carati).
Il testo approvato la settimana scorsa, attribuisce i costi di conformità al sistema EU ETS all’entità che opera commercialmente la nave e che quindi, secondo il testo approvato, è in ultima analisi responsabile delle decisioni che incidono sulle emissioni di gas a effetto serra della nave.
Il fatto che il testo attribuisca i costi solo agli operatori commerciali delle navi, con relativa attribuzione della responsabilità del rispetto del sistema EU ETS non convince il World Shipping Council, l’Associazione internazionale che rappresenta le principali Compagnie di navigazione del mondo attive nel settore del trasporto dei container.
Il testo prevede che “la persona o l’organizzazione responsabile del rispetto dell’EU ETS dovrebbe essere la Compagnia di navigazione, definita come l’armatore o qualsiasi altra organizzazione o persona, come il gestore o il noleggiatore a scafo nudo, che ha assunto la responsabilità dell’esercizio della nave dall’armatore e che, assumendosi tale responsabilità, ha accettato di assumere tutti i doveri e le responsabilità imposti dal Codice internazionale di gestione della sicurezza delle navi e della prevenzione dell’inquinamento. Definizione che si fonda sul concetto di “compagnia” di cui all’articolo 3, lettera d), del Regolamento (UE) 2015/757, ed in linea con il sistema globale di ra
sistema globale di raccolta dei dati istituito dall’IMO nel 2016.
Occorre rilevare, però, che la Compagnia di navigazione non è sempre responsabile dell’acquisto del carburante o dell’adozione di decisioni operative che influiscono sulle emissioni di gas serra della nave. L’entità responsabile dovrebbe essere di norma quella della scelta e dell’acquisto del carburante utilizzato dalla nave, o dell’esercizio della nave, per quanto riguarda, ad esempio, la scelta del carico trasportato, o la rotta e la velocità della nave.
Secondo il WSC, la posizione del Parlamento europeo sull’entità responsabile “presenta una scappatoia che salvaguarda gli armatori attraverso un trasferimento contrattuale obbligatorio dei costi agli operatori, ritardando l’innovazione”.
L’Associazione armatoriale italiana, Assarmatori, ha espresso soddisfazione per il fatto che gli europarlamentari hanno deciso di esentare dall’EU ETS le tratte marittime effettuate nell’ambito di un contratto di servizio pubblico o soggette a obblighi di servizio pubblico a norma del Regolamento (CEE) n. 3577/92 sul cabotaggio marittimo. Per Assarmatori italiana è un passo importante verso la decarbonizzazione, ma non sufficiente, in quanto si ritiene che “l’esenzione introdotta dal Parlamento europeo dovrà essere estesa nel corso dei successivi negoziati a tutti traffici insulari e alle navi che operano all’interno delle Autostrade del Mare al fine di prevenire il rischio di trasferimento modale inverso dal mare alla strada”.
“Adesso – ha auspicato il presidente di Assarmatori, Stefano Messina – ci aspettiamo che i Governi dei Paesi membri accolgano tale richiesta nella posizione negoziale che verrà definita dagli Stati membri in vista del Consiglio dei ministri dell’ambiente previsto per domani, 28 giugno, e nei successivi negoziati interistituzionali con il Parlamento. Si tratta infatti di una misura essenziale per tutelare la mobilità e il turismo locali, e quindi la continuità territoriale, e preservare l’intermodalità dall’aumento dei costi derivanti dall’ETS sul trasporto marittimo”.