Governo ha deciso di rimandare sine die una riforma logorante come quella del Registro Internazionale, che alimenta la tensione fra armatori e operatori della logistica a terra.
Roma. Non si trova più nessuna traccia della riforma della normativa sul Registro Internazionale che avrebbe dovuto adeguare la legge italiana sulla materia a quella comunitaria, secondo quanto richiesto ormai nel giugno 2020 dalla Commissione Europea.
Dopo l’esame da parte del Consiglio dei Ministri del D. L. ‘Giubileo o Infrastrutture – bis’ – (Disposizioni urgenti per la sicurezza e lo sviluppo delle infrastrutture, dei trasporti e della mobilità sostenibile, nonché in materia di grandi eventi, per la funzionalità del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e sull’utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie) – il Mims ha annunciato l’approvazione da parte del Cdm, escludendo provvedimento più atteso, cioè la riforma del Registro Internazionale.
Si conosce solo una bozza, quella del marzo scorso che aveva sollevato contrarietà da parte di Assiterminal, Filt Cgil e Uiltrasporti. Pochi giorni fa, apparentemente le due organizzazioni sindacali, firmando una lettera congiunta, sembravano essersi allineate alle posizioni dell’organizzazione datoriale Assarmatori e dei colleghi di Fit Cisl, interessate in prima istanza ad un tempestivo varo della riforma, pena la possibile bocciatura da parte di Bruxelles dell’intero regime. Poi ritrattato tutto, e, ad oggi, non si conosce nessun intervento da parte di Confitarma.
Il ministro Enrico Giovannini, interpretandola a sua volta come un invito a stoppare l’iter della riforma, abbia risposto o voglia rispondere alla richiesta di ‘incontro urgente’, resta la certezza che, malgrado i due anni abbondanti di ritardo rispetto alle indicazioni di Bruxelles, il Governo ha deciso di rimandare sine die una riforma logorante come quella del Registro Internazionale.