Roma. Che la guerra della Russia in Ucraina fosse una guerra contro l’Europa si è capito da subito, dalla loro invasione dello scorso 28 febbraio e ancora oggi non si ordina, da parte della Federazione Russa, nessun ‘cessate il fuoco’ localizzato.
Il Mediterraneo, dall’inizio del conflitto russo-ucraino, da mare di accoglienza e di promozione umana, sta offrendo uno scenario a una guerra dai toni ‘strategici silenziosi’, lontano dai media e dai social. Forze navali militari russe seguono rotte in una situazione di contrasto con le unità della Nato.
La giustificazione della presenza di navi militari russe – a detta di Agenzie d’informazione russa – è dovuta al divieto di attraversamento del Bosforo alle unità militari, operato dalla Turchia; e quindi la flotta militare russa è costretta a navigare lungo il Mediterraneo sud- orientale.
Prima la flotta è stata avvistata, tramite satelliti, nelle vicinanze della Grecia, e ora, da ieri, lungo le coste della Calabria, a poche centinaia di miglia nautiche, sempre in acque internazionali. Ne danno conferma anche alcune imbarcazioni da pesca.
La flotta è composta, come risulta dai tracking satellitari, dall’incrociatore Varyag e dal caccia Tributs; mentre ad ovest di Creta naviga un’altra quadra composta dall’incrociatore Maresciallo Ustinov, dal caccia Kulikov e dalla fregata Kasatanov.
L’area di mare tra lo Ionio e l’Adriatico è risaputa essere una zona strategica, perché permette di muovere aerei o lanciare missili cruise a lunga gittata (in dotazione delle navi russe), essendo in linea d’aria più vicina alla Crimea e offendere ancora l’Ucraina.
A poca distanza dalle squadre russe naviga anche una nave officina per piccole riparazioni o problemi tecnici; e ancora nel Mediterraneo sono impegnati almeno tre sottomarini, classe Kilo, che rappresentano il migliore strumento marittimo.
Altre informazioni sono reperibili utilizzando “l’intelligence open source” – chiamata con l’acronimo OSINT – e “offrono uno sguardo alle attività di guerra marittima della Russia e talvolta sfidano le informazioni rilasciate da fonti governative”.
L’Open Source Intelligence è quella disciplina dell’Intelligence che è utilizzata non solo in ambito governativo, ma anche da privati, cioè giornalisti, investigatori privati, società di consulenza, periti informatici forensi, e che agisce su fonti che sono pubblicamente accessibili e che non sono coperte da segreto.