Navi russe cambiano bandiera per evitare sanzioni

Nave artica russa, la Nikolay Yevgenov, armata da Teekay, battente bandiera Bahamas, classificata dal Russian Maritime Register of Shipping.

. Le navi battenti bandiera russa, dal marzo scorso, hanno cambiato bandiera a favore di altri paesi, aggirando così i legami con Mosca ed evitare di essere coinvolte nelle sanzioni per l’invasione dell’Ucraina.

Secondo una nota della Windward Ltd, Società di consulenza marittima con sede a Tel Aviv, 18 navi, (11 navi mercantili) della stessa flotta, sono passate a bandiere non russe il mese scorso.
È la prima volta che un tale numero di navi supera il trend del gennaio 2020.
“Alcuni di questi casi potrebbero indicare che si voglia mascherare intenzionalmente la propria identità per condurre affari che non sarebbero consentiti dalle nuove sanzioni”, si afferma nel rapporto di Windward.

I cambi di bandiera sono arrivati da quando le navi russe, dalle petroliere agli yacht multimilionari di proprietà degli oligarchi, si sono ‘oscurate’, disattivando i sistemi d’identificazione e trasmissione della posizione (AIS) che dovrebbero essere sempre funzionanti ed accesi mentre si è in mare e in navigazione.

Una tale pratica, messa in atto da navi e yacht russi, aiuta certamente a evitare il rilevamento, ma può comportare anche rischi per la sicurezza marittima.
Gli Stati Uniti, il Regno Unito e il governo del Canada hanno emesso ordini esecutivi che vietano le importazioni di petrolio e gas e non permettono l’accesso alle navi russe nei loro porti.
Le Compagnie di navigazione e armatori di navi russe, e non solo, hanno motivazioni diverse per cambiare l’esercizio della bandiera; si vuole sempre che le navi debbano operare ovunque senza restrizioni e, in alcuni casi, per ragioni morali dell’industria marittima al servizio dei popoli per approvvigionarli di materie prime.

Delle 18 navi, tre sono petroliere, due delle quali trasportano petrolio, secondo il rapporto della Windward. Cinque delle navi che hanno cambiato bandiera a marzo scorso sono collegate direttamente ai proprietari russi. Undici navi mercantili provengono dalla stessa flotta di proprietà di una Compagnia degli Emirati Arabi Uniti e tutte hanno issato la bandiera delle Isole Marshall; mentre tre navi hanno preferito bandiere della nazione caraibica St. Kitts e Nevis.

Per dovere d’informazione, il ‘cambio di bandiera’ non è necessariamente insolito: a volte accade a causa di un cambio di proprietà o area operativa. Infatti, la media mensile per le navi di Singapore nel 2021 è stata di 17 cambi di bandiera, mentre il Giappone ne ha una media di cinque al mese, già quest’anno.
Tuttavia, i numeri per i cambiamenti nella flotta russa non sono coerenti e sono improvvisamente aumentati, non avendo mai superato più di nove in un mese, a partire da gennaio 2020.
Si può solo pensare che sia un tentativo da parte degli armatori e degli operatori russi di cercare di oscurare l’identità delle navi, specialmente quando le navi sono registrate nel paese soggetto a restrizioni commerciale, come lo è la .

Gli esperti sono convinti che si andrà a cambi ripetuti di bandiera con nuovi Stati; i c.d. ‘sbalzo di bandiera’, per evitare di essere scoperti e che una tale pratica diventi più comune se la guerra in Ucraina continua.

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