Le petroliere russe navigano ‘oscurate’ per evitare le sanzioni
Vladivostok. Le petroliere russe che trasportano sostanze chimiche e prodotti petroliferi nascondono sempre più i loro movimenti; un fenomeno che secondo alcuni esperti potrebbe segnalare il tentativo di eludere sanzioni senza precedenti provocate dall’invasione dell’Ucraina.
La Società di consulenza israeliana, specializzata nel rischio e sinistri marittimi, la Windward Ltd, afferma con una sua nota che nella settimana scorsa, si sono verificati almeno 33 casi (oltre la media settimanale di 14 nell’ultimo anno) della c.d. ‘attività oscurata’ da parte di petroliere russe; operanti mentre i sistemi di bordo per trasmettere le loro posizioni sono disattivati. E secondo la stessa società le operazioni ‘oscure’ si sono verificate principalmente all’interno o intorno alla Zona Economica Esclusiva della Russia.
Le navi commerciali sono obbligate dal Diritto marittimo internazionale ad avere il loro sistema di identificazione automatica, o AIS, attivato mentre sono in mare. Disabilitare o manipolare il sistema d’identificazione di una nave è in cima alle pratiche di navigazione ingannevoli, citate dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, in un avviso dello scorso maggio 2021, per frenare le navigazioni illecite e sanzionare le evasioni.
“Non c’è motivo per cui dovrebbero disattivare l’AIS”, ha affermato Gur Sender , program manager di Windward specializzato in problemi di conformità e rischio. “Indagare se una nave è coinvolta in pratiche di spedizione ingannevoli legate a regimi specifici è fondamentale per proteggere le attività dal trattare con entità sanzionate”, ha sottolineato Sender.
Dall’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio, Stati Uniti, Regno Unito e altri alleati hanno intensificato le sanzioni contro il Cremlino. L’8 marzo il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha emesso un ordine esecutivo che vieta le importazioni di petrolio e gas russi, mentre lo stesso giorno il Regno Unito ha dichiarato che eliminerà gradualmente le importazioni di petrolio entro la fine dell’anno.
Entrambi i paesi, insieme al Canada, hanno anche impedito alle navi russe di accedere ai loro porti.
Tutto questo sta costringendo la flotta russa verso azioni ‘oscure’ riguardo la loro navigazione e persino verso spedizioni illegali, per stare nel mercato, mascherando porto di partenza e di destino.
Come successe per Cuba di Castro, per l’Iraq di Saddam Hussein, la Russia è diventata rapidamente uno ‘stato paria’, oscurando alcune delle loro attività perché molti industriali su entrambe le estremità di un transito-rotta non vogliono alcuna associazione con la Russia.
La Russia di Putin sarà condannata come uno ‘Stato paria’. L’ha detto il premier britannico Boris Johnson in questi giorni drammatici di guerra. Non è una definizione giuridica o di Diritto Internazione; è solo una semplificazione descrittiva giornalistica.
Parlando di uno ‘Stato – paria’, Johnson vuole riferirsi a una nazione che non è riconosciuta dalla maggioranza dei governi di tutto il mondo a causa dei suoi comportamenti inaccettabili: violazione dei diritti umani o dei trattati nucleari, invasione di altri stati sovrani e sostegno del terrorismo.
Se l’isolamento delle navi e dell’equipaggio russi continua, questi non avranno altra scelta e si potrà assistere all’emergere di un mercato globale parallelo in cui è consentito un ambiente interno per trattative commerciali fra tutti gli stati ‘sanzionati’.
Dalle immagini satellitari, si notano operazioni che sono condotte tra una nave battente bandiera russa o di proprietà e navi non russe. I dati mostrano che il numero d’incontri nave-nave è stato di almeno tre ore tra petroliere russe e navi non russe; tempo sufficiente per consentire alle petroliere di trasferire il loro carico su una terza nave – non interessata da sanzioni o divieti – si legge nella nota di Windward. Gli eventi si stanno verificando anche abbastanza vicino ai porti, dove le navi possono potenzialmente caricare prodotti combustibili puliti.
Windward ha anche rilevato alcune navi che entrano nelle acque territoriali russe e scalano i suoi porti per la prima volta. Dallo scoppio del conflitto, 22 navi, alcune delle quali sono di proprietà o gestite da società registrate nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in Germania, sono entrate per la prima volta nelle acque territoriali russe, secondo Windward. In un caso, una petroliera gestita da una compagnia americana è partita dalla città cinese di Dongying il 25 febbraio ed è entrata nelle acque russe il 3 marzo, effettuando il suo primo scalo in porto russo a Nakhodka. La petroliera è partita dal porto ed ha navigato senza meta nelle acque russe, prima di fare scalo in porto il 19 marzo in un terminal petrolifero a Vladivostok.