Nel pieno della guerra scatenata dalla Russia in Ucraina e dopo che l’Europa, per sostenere il paese aggredito, e gli Stati Uniti hanno imposto un embargo petrolifero e del gas alla Russia, la Mediterranean Voyager è proprio la petroliera che più di altre sta vivendo queste contraddizioni.
Sulla scena troviamo la Chevron, industria petrolifera statunitense proprietaria del carico, i clienti sono europei e milioni di dollari sono in arrivo nelle casse della Russia: nel mare Egeo si trova la nave in ‘For Order’ – in attesa di ordini – per dirigere su di un porto dove scaricare il greggio, salvo altre sanzioni contro Mosca. Tutto questo creerà sicuramente la questione dei prezzi energetici in contrapposizione con le possibili forniture per l’approvvigionamento.
La nave.
La Mediterranean Voyager è una petroliera battente bandiera delle Bahamas, costruita nel 2019; lunga 249,9 metri e una larghezza al baglio massimo di 44 metri; la sua capacità di trasporto risulta di 115.166 ton di DWT, con un pescaggio corrente di 14 metri.
L’11 marzo la nave ha lasciato il porto russo di Novorossijsk con a bordo un carico da centomila tonnellate di petrolio greggio, per un valore di 57 milioni di euro.
Il titolare del trasporto è la statunitense Chevron, mentre la destinazione del carico è l’Europa e più precisamente Rotterdam, il grande porto olandese dove la nave dovrebbe arrivare il 29 marzo.
Attualmente, al 19 marzo, la Mediterranean Voyager è in attesa di ‘ordini’, senza porto di destinazione, e si trova nel Mar Egeo seguendo una rotta per 270° e velocità 12 nodi.
La Commissione Ue.
Non sappiamo per quanto tempo dureranno le sanzioni e visto che Putin non per niente sensibile alla pace.
L’Ue è intenta ad affrancarsi gradualmente dalla dipendenza dalle importazioni di gas, petrolio e carbone russi. A Versailles alcuni paesi come gli stati baltici e la Polonia, più esposti alla guerra in Ucraina e alla minaccia russa e sostenuti dal Capo della diplomazia europea Josep Borrell, hanno reclamato un embargo immediato, ma si sono scontrati con l’opposizione di Germania e Italia, per nulla pronte a un passo di questo tipo.
Il problema.
Per quanti giorni una petroliera può navigare senza ‘porto di destino’? Per la durata dell’embargo? O forse sarebbe il caso di ritornare al porto di partenza?
Bisognerà capire se entro l’ETA al porto di Rotterdam, il prossimo Consiglio europeo dei Capi di Stato e di Governo, dichiarerà la tregua per l’embargo.
Sicuramente si prospetta ‘un caso’ per gli assicuratori del carico, per la Compagnia di navigazione, per l’industria di raffinazione russa, dei P&I Club, e per tutti gli attori relazionati alla nave e al carico.
Abele Carruezzo