Shanghai. Il Governo cinese prevede un picco nell’utilizzo di carbone entro il 2030, con un effetto frenante sugli investimenti in nuove acciaierie e fonderie di alluminio. I trader di materie prime stanno competendo per ottenere un raro profitto dalla spedizione di alluminio dalla Cina, poiché la guerra in Ucraina sta creando difficoltà per i produttori europei che di solito dipendono dalle forniture russe.
Almeno 20.000 tonnellate di lingotti di alluminio sono state esportate fuori dalla zona di libero scambio di Shanghai nelle ultime settimane e si stanno dirigendo verso clienti in Europa, secondo gli analisti del mercato ed esperti in materia.
Le spedizioni, insolite, dalla nazione più grande consumatrice del mondo, sono state rese possibili da un divario crescente tra i prezzi dei futures a Londra e Shanghai. Ciò è stato aggravato dall’aumento dei premi aggiuntivi che gli acquirenti stanno pagando per entrare in possesso di metallo spot in porti come Rotterdam.
Anche prima dell’invasione russa dell’Ucraina, gli acquirenti europei stavano affrontando una crescente carenza di alluminio poiché l’aumento dei costi energetici durante l’inverno ha costretto i produttori della regione a frenare la produzione.
Il rischio di ulteriori tagli alle fonderie sta crescendo con i prezzi dell’energia che salgono di nuovo sulla scia dell’attacco di Mosca, mentre i flussi russi vengono limitati poiché i giganti del trasporto marittimo si rifiutano di fare scalo in porti chiave come San Pietroburgo e Novorossijsk.
È una drammatica escalation di una stretta dell’offerta globale che sta colpendo più duramente gli acquirenti europei, poiché l’alluminio viene spinto a livelli record. Inoltre, con le scorte globali in esaurimento, analisti e commercianti affermano che l’insolito flusso di metallo dalla Cina all’Europa porterà solo un sollievo a breve termine mentre le spedizioni russe non saranno possibili.
Ulteriori picchi del prezzo si potrebbero verificare, anche se il mercato sta scontando un’interruzione a breve termine, e gli analisti confermano che la crisi sarà lunga. Si sta assistendo a un grande shock per la fornitura di alluminio, in un momento in cui il mercato è letteralmente in sofferenza; con la Cina più avvantaggiata per ora, e per loro è anche diventato redditizio esportare rame nei mercati asiatici, mentre la spedizione di zinco potrebbe presto essere anche commercialmente utile, anche se la Cina è un grande importatore di entrambi i metalli e le esportazioni sono favorite in periodi di stress dell’offerta all’estero.
E visto che Pechino impone un dazio del 15% sulle esportazioni per scoraggiare le fonderie nazionali dal produrre più metallo ad alta intensità energetica di quanto la nazione abbia bisogno, l’unico alluminio che può essere spedito con profitto sono i carichi originariamente importati dall’estero che si trovano ancora nelle zone di importazione vincolate. Attualmente ci sono circa 110.000 tonnellate di alluminio nei magazzini doganali di Shanghai e circa 27.000 tonnellate nella zona doganale del Guangdong, secondo le stime del settore. Tuttavia, con i prezzi dell’alluminio che salgono a nuovi massimi a Londra e a Shanghai, il commercio sembra ogni giorno più attraente e i trader e gli analisti si aspettano di vedere di più l’eccezionale flusso di metalli da est a ovest.
Una dinamica simile si sta verificando anche a Port Klang, in Malesia, con i commercianti che noleggiano enormi navi break-bulk per spostare le scorte di alluminio in eccesso in Europa. Nonostante le altissime tariffe di trasporto globali, la migliore speranza di sollievo dall’offerta per gli acquirenti europei proviene da scorte a 6.000 miglia (9.700 chilometri) di distanza. Per i consumatori di metallo in Occidente si preannunciano tempi difficili e prezzi in tensione.
Abele Carruezzo