Lettera aperta a Draghi: nucleare e gas per combattere la CO2 e la povertà

Ci troviamo di fronte ad un bivio storico: l’Europa, in questi giorni, dovrà decidere se far rientrare nella tassonomia c.d.’verde’ il nucleare, il gas e cattura di CO2 e considerarli come fonti e tecnologie sostenibili in chiave ambientale e quindi finanziabili. Infatti, la tassonomia definisce le fonti e le tecnologie energetiche sostenibili dal punto di vista ambientale e che, quindi, possono accedere ai finanziamenti sia pubblici che privati. Il regolamento, ‘Sustainable Finance Disclosure Regulation’ (SFDR) adottato nel 2019, stabilisce le modalità Ue relative agli investimenti da ritenere ‘verdi’.

Il ‘bivio’ storico è alimentato da una parte da ambientalisti estremisti che si oppongono al nucleare e dai cd ‘verdi’ francesi e tedeschi che lo ritengono una fonte energetica sostenibile. Il Governo italiano per il momento non ha preso posizione. La soluzione, tutta all’italiana, propenderebbe per un approccio graduale e realistico che passa dall’inserimento nella tassonomia del nucleare, del gas, e dello stoccaggio CO2.

La lettera di Italia più Verde, presieduta da Chicco Testa, e di FOR, guidata da Claudio Velardi, che si riporta integralmente, spiega che escludere il nucleare dalla tassonomia verde è del tutto privo di giustificazioni tecniche. Occorre evitare gli eccessi ideologici che porterebbero a dividere il paese in due fronti contrapposti, con un blocco della crescita economica e compromettendo anche la stessa transizione green. La lettera-appello è stata inviata l’altro giorno al presidente del Consiglio Mario Draghi, ai ministri Cingolani e Di Maio, e al sottosegretario Amendola per richiamare l’attenzione del nostro Governo sulla imminente decisione che Bruxelles dovrà adottare sulla ‘tassonomia verde’.

Egregio Signor Presidente,
Entro il 7 dicembre la Commissione Europea è chiamata a decidere se gas e nucleare rientrano o no nella tassonomia “verde”, ossia tra le fonti e tecnologie energetiche sostenibili dal punto di vista ambientale e quindi meritevoli di finanziamenti pubblici e privati.
Ciò accade nello stesso periodo in cui ci sono difficoltà gravissime di approvvigionamento energetico globali dovute a una forte crescita dei prezzi di tutte le fonti primarie, con ricadute gravi sulle imprese e sulle famiglie e con l’emergere di tensioni sociali.

Ciò mette a rischio la stessa credibilità dei piani europei per la transizione.
Una decisione contro il nucleare, il gas e contro le tecnologie di cattura e sequestro dell’anidride carbonica danneggerebbe interi settori industriali, dissiperebbe importanti competenze tecnologiche, renderebbe insostenibile la diffusione delle fonti rinnovabili che in teoria si vorrebbero in tal modo privilegiare, aggraverebbe i problemi sociali, colpirebbe con costi ingiusti le parti più deboli della società e allontanerebbe gli obiettivi ambientali e climatici del Green Deal.

Il nucleare combatte la CO2
Gas e nucleare sono due fonti e due tecnologie diventate, nei mesi, nodi irrisolti che alimentano frizioni e rischiano di provocare un infruttuoso disallineamento tra i paesi dell’Unione.
Dieci paesi membri, guidati dalla Francia, comprendenti Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Ungheria, Polonia, Slovacchia e Slovenia hanno firmato una lettera aperta chiedendo a Bruxelles di riconoscere l’energia nucleare, oggi prima fonte di generazione elettrica in UE con il 26,4% del totale – seguita dal gas al 20.6% e dall’eolico con il 12.5% – come energia pulita, senza emissioni di carbonio, accessibile e pochissimo dipendente dalle oscillazioni del prezzo del combustibile, regolabile e non soggetta a intermittenza naturale.

Il valore aggiunto dell’energia nucleare nella lotta contro il cambiamento climatico può riassumersi in un solo dato. L’intensità carbonica della generazione elettrica in Francia (con il 75% di elettricità da fonte nucleare) si attesta a 56 grammi CO2 per chilowattora contro una media europea di 278 grammi.
Escludere il nucleare dalla tassonomia “verde” è in tutta evidenza privo di giustificazioni tecniche: senza nucleare in Europa sarebbe assai più difficile e costoso, in termini economici e di consumo di suolo, ridurre e infine azzerare le emissioni di CO2; inoltre, l’Europa rinuncerebbe al progresso tecnologico verso soluzioni più sicure e più competitive e ad un pezzo importante del suo know-how industriale.

Il gas a sostegno delle rinnovabili
Quanto al gas, esso svolgerà per molti anni ancora un ruolo chiave nella transizione verso l’energia a zero emissioni, come fonte di generazione di potenza elettrica modulabile, in grado di supplire ai deficit di generazione rinnovabile variabile e di stabilizzare il sistema elettrico: la tassonomia non può non tenerne conto. Oggi la principale fonte di emissioni di CO2 nella generazione elettrica in Europa e nel Mondo sono le centrali a carbone: la loro sostituzione con impianti a gas di pari potenza taglia le emissioni di oltre due terzi. È quanto accaduto in Italia (dove oggi il gas copre il 40% del fabbisogno totale di energia) e nel Regno Unito. L’Italia dispone di riserve di gas che possono essere prodotte.

Inoltre, tra le conseguenze non intenzionali, escludere il gas dalla lista degli investimenti “sostenibili” che faciliterebbe il finanziamento attraverso i green bond, avrebbe ripercussioni anche sulla strategia comunitaria dell’idrogeno, lasciando fuori quello “blu”, l’unico per ora, oltre che ambientalmente, anche economicamente sostenibile; impatterebbe sui sistemi di backup alimentati a gas, fondamentali con la crescente penetrazione delle rinnovabili intermittenti e non programmabili; contribuirebbe, infine, ad aggravare il deficit di offerta di gas che è la principale causa degli attuali aumenti dei prezzi dell’energia. Per la stessa ragione, va riconosciuta l’importanza delle tecnologie di cattura, stoccaggio e utilizzo della CO2 (Ccsu), tecnologie essenziali per rendere sostenibile l’impiego del gas nei prossimi anni.

Un invito a difendere i cittadini e l’ambiente, non le ideologie
In altre parole, crediamo che la UE dovrebbe essere coerente al principio più volte affermato della “neutralità tecnologica” nell’affrontare la missione della riduzione dei gas climalteranti, ricorrendo a tutte le tecnologie disponibili, secondo principi di efficienza e di efficacia.


Per questi motivi, invitiamo il Governo italiano a prendere in Europa una posizione a favore dell’inclusione del nucleare, del gas e della Ccus nella tassonomia “verde”. Una decisione contro il nucleare, il gas e la Ccus danneggerebbe interi settori industriali dissipando importanti competenze tecnologiche, senza portare tangibili benefici alla diffusione delle fonti rinnovabili che si vorrebbero in tal modo privilegiare, aggraverebbe i problemi sociali, colpirebbe con costi insostenibili le parti più deboli della società e allontanerebbe gli obiettivi ambientali e climatici del Green Deal.