Friend of the Sea lancia la campagna “Salviamo le balene”. Un progetto che premierà le compagnie marittime più virtuose, e che avrà soprattutto la funzione di sensibilizzare il pubblico su un tema poco conosciuto che purtroppo sta gravemente minacciando lo stato di conservazione delle grandi balene (balenottera azzurra e la megattera).
I dati ufficiali delle autorità marittime dichiarano circa 1.200 incidenti l’anno, considerando le stime al ribasso. I ricercatori parlano di circa 12.000 balene uccise ogni anno dall’impatto con le grandi navi durante la navigazione.
In questo articolo abbiamo intervistato Paolo Bray, Fondatore di Friend of the Sea, progetto della World Sustainability Organization, una ONG internazionale che porta avanti una missione umanitaria di tutela ambientale marina.
Direttore, prima di tutto vorrei congratularmi con lei per questo progetto, Friend of the Sea. Un esempio straordinario di creazione di valore per la tutela dell’ambiente marino in cui le buone pratiche vengono anche premiate. Com’è nato Friend of the Sea? Con quale obiettivo?
P.B. Distruzione degli habitat, sovra sfruttamento, inquinamento, trasporti non sostenibili, acidificazione degli oceani: le pressioni umane sugli oceani hanno portato a un grave declino della salute globale degli oceani. La crescente domanda di prodotti ittici in tutto il mondo continua a esercitare pressioni sugli stock ittici, con circa l’88% degli stock ittici pienamente sfruttati o sfruttati eccessivamente.
La crescita dell’acquacoltura ha compensato la domanda di prodotti ittici, ma a volte ha interessato habitat come foreste di mangrovie, zone umide e acque costiere. Circa l’80% del volume del commercio internazionale di merci avviene via mare, con conseguenze in termini d’inquinamento e collisioni con le balene. Friend of the Sea è stato fondato nel 2008 come progetto della World Sustainability Organization, una ONG internazionale che porta avanti una missione umanitaria di tutela ambientale.
L’obiettivo di Friend of the Sea, in collaborazione con le nazioni, l’industria ittica e marina, gli scienziati, le ONG, e il pubblico in generale, è quello di promuovere l’uso sostenibile degli oceani e la conservazione dell’habitat acquatico, svolgendo un ruolo fondamentale nel movimento globale per la sostenibilità. La missione di Friend of the Sea, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite per il 2020, è proteggere gli oceani promuovendo la pesca, l’acquacoltura e il trasporto marittimi sostenibili.
Spesso sentiamo parlare di caccia ai cetacei, che ricordiamo, sono ad esempio balene, balenottere, capodogli e delfini che popolano i nostri mari. Queste creature fanno viaggi lunghissimi e attraversano le stesse rotte commerciali delle grandi navi. Oggi, leggiamo invece di collisioni tra navi e questi magnifici mammiferi, che alla fine perdono la vita. Quali minacce corrono le balene considerando l’attività antropica dell’uomo?
P.B. Fino a poco tempo fa, la più grande minaccia per i cetacei era considerata la cattura da parte dell’industria baleniera.
La caccia commerciale alla balena è vietata dagli anni ´80 quando è stato adottato un testo da parte della Commissione internazionale per la caccia alle balene (International Whaling Commission – IWC), incaricata di regolamentare questa pratica. Stando al testo, tutti i Paesi dovrebbero in teoria rispettare questa regola, ma non trattandosi di una legge internazionale, non è riconosciuta da tutti. La caccia intensiva alla balena esiste ancora in tre Paesi: Norvegia, Islanda e Giappone. Queste nazioni continuano a uccidere i cetacei sulla base di motivazioni a volte oscure, sebbene questa pratica faccia parte delle loro tradizioni locali. Si tratta di una caccia che viene compiuta a scapito dell’ecologia. Tuttavia, considerando l’attività antropica dell’uomo nei nostri oceani, la caccia commerciale non è più considerata la principale minaccia per questi grandi mammiferi marini.
L’aumento crescente del trasporto marittimo degli ultimi cinquant’anni si è tradotto in un aumento esponenziale di collisioni tra navi e cetacei. Se la balena viene colpita da una grande nave, l’impatto che ne deriva spesso e volentieri porta l’animale a un grave infortunio che porta alla morte dell’individuo. Un tema sconosciuto all’opinione pubblica perché non fa rumore mediatico. I grandi abitanti degli oceani uccisi dalle collisioni non conquistano le prime pagine dei giornali perché le loro pesanti carcasse sprofondano silenziosamente negli abissi marini.
Considerando che oltre 50.000 navi tra petroliere, cargo e crociere solcano quotidianamente i mari di tutto il mondo, è facile capire che questo rappresenta una seria minaccia per la salute delle popolazioni di balene. Le imbarcazioni responsabili degli incidenti sono lunghe oltre 400 metri e larghe 60, modificare la rotta in navigazione è un’impresa lenta e difficile. Dall’altro lato le balene che si sono evolute nel corso dei milioni di anni in un mare privo di barche, ma piuttosto seguendo le loro naturali abitudini alla ricerca di cibo e riparo. Le balene non sono in grado di percepire l’arrivo delle grandi navi come un pericolo per la loro vita.
“Salviamo le Balene” è la campagna di sensibilizzazione per la tutela delle balene promossa da Friend of the Sea. A chi è rivolta? Chi premia?
P.B. Friend of the Sea un programma per la promozione di prodotti e servizi che rispettano l’ambiente marino ha deciso dunque di lanciare una grande campagna di sensibilizzazione e di premiare quegli operatori del trasporto marittimo che si impegnano a implementare delle misure per prevenire queste collisioni letali per le balene.
Friend of the Sea chiede direttamente all’industria marittima (compagnie di navigazione), di agire immediatamente per prevenire le collisioni con i cetacei, attraverso una proposta semplice ed efficace. Le compagnie devono impegnarsi a firmare una politica “WHALE SAFE” che consiste nel:
- disporre a bordo di un programma di osservazione dei mammiferi marini, coprendo costantemente l’area antistante l’imbarcazione per un minimo di 120°.
- condividere tali osservazioni in tempo reale attraverso una piattaforma online, rendendo quindi disponibili queste informazioni a tutte le navi circostanti.
- disporre di una procedura d’emergenza per reagire ed evitare la collisione nel caso si avvistasse una balena sulla rotta di navigazione.
La prova del rispetto di tale politica può essere ottenuta per mezzo di sistemi implementati/selezionati da Friend of the Sea, come: telecamere a infrarossi, software di allarme e piattaforma di reportistica online.
Friend of the Sea a sua volta promuoverà le compagnie di navigazione approvate “WHALE-SAFE” (potranno utilizzare il LOGO WHALE-SAFE di Friend of the Sea) a consumatori e compagnie di tutto il mondo, raccomandando l’uso dei loro servizi. La promozione avviene tramite comunicati stampa internazionali, comunicazione diretta con aziende, eventi, fiere e social media.
Non è la prima volta che Friend of the Sea lancia una campagna di questo tipo. Già nel 2015 ne è stata lanciata una. Ma non è l’unico esempio di attivismo. Sempre il vostro progetto ha esortato il World Shipping Council e il governo dello Sri Lanka a presentare una proposta all’Organizzazione Marittima Internazionale. Che cosa proponevate in concreto?
P.B. Nel 2015, Friend of the Sea ha lanciato una campagna incentrata sul considerevole aumento del numero delle balene colpite o uccise dagli impatti con le navi. Le balenottere azzurre pigmee, così come altre specie di balene, si nutrono e si riproducono nella parte dell’oceano Indiano a sud dello Sri Lanka, un’area soggetta a uno dei più affollati traffici di navi da carico del mondo.
Friend of the Sea ha esortato il World Shipping Council e il governo dello Sri Lanka a presentare una proposta all’Organizzazione Marittima Internazionale per spostare le rotte di navigazione 15 miglia a sud, riducendo in questo modo il rischio di collisioni del 94%. La pesca artigianale e l’industria di whale whatching, che guida il turismo nella zona, ne avrebbero tratto beneficio. Le navi avrebbero dovuto solamente aggiungere di media cinque miglia alle loro tratte e lo Sri Lanka sarebbe potuto diventare un esempio da seguire a livello globale nella protezione ambientale e nella conservazione delle balene.
Purtroppo, la problematica non è ancora stata risolta e in attesa di una difficile decisione politica, le balene continuano a morire a causa delle collisioni con le grandi navi da trasporto.
Puoi sostenere la campagna “Salviamo le balene” firmando la petizione Change.org , che aiuterà Friend of the Sea a convincere le aziende ittiche a fare un cambiamento a vantaggio sia dell’industria della pesca che della conservazione.
Se lavoriamo tutti insieme, possiamo salvare la magnifica balena dall’estinzione.
FIRMA LA PETIZIONE
Elide Lomartire