Copenaghen. Ogni volta che una delle 80.000 navi mercantili più grandi del mondo fa scalo in un porto, porta con se, attaccate sulla parte immersa dello scafo alcune specie acquatiche straniere: fenomeno noto come fouling. Se pensiamo ai numerosi scali portuali commerciali operati ogni anno da navi con scafi non abbastanza puliti, avremo che si possono trasferire organismi invasivi da un ambiente marino ad un altro e potenzialmente con danni per gli ecosistemi acquatici locali.
Oltre a considerare che gli organismi che crescono sullo scafo aumentino anche la resistenza al moto della nave e relativo maggiore consumo di carburante fino al 35% (per mantenere la velocità di crociera), aumento di spesa per i bunker e contestualmente maggiori emissioni di CO2. Ora una nave ha bisogno di una pulizia dello scafo (compreso alberi delle eliche e dei propulsori di prua) mediamente ogni due anni, a seconda delle rotte commerciali e dei mari solcati.
BIMCO, la più grande associazione marittima del mondo, ha emesso una serie di linee guida necessarie per proteggere l’ambiente marino dalle specie invasive e ridurre le emissioni di CO2. Attualmente, bisogna rilevare che non esiste uno standard comune per la pulizia degli scafi delle navi per evitare il trasferimento di specie acquatiche invasive, né per i detriti potenzialmente dannosi lavati via nel processo di pulizia. Si è reso necessario così uno standard internazionale per garantire che in futuro la pulizia dello scafo possa essere eseguita in modo sicuro e rispettoso dell’ambiente.
Il nuovo standard di pulizia, per BIMCO, si basa sulla cattura di tutto ciò che è rimosso dalla nave, garantendo l’ambiente marino e portando vantaggi economici ambientali per gli armatori, porti, Autorità portuali e imprese di pulizia e di sanificazione delle acque portuali. La pulizia può essere fatta ‘in acqua’, perché non si dispone a sufficienza di bacini di carenaggio per navi di grandi dimensioni (mineral cargo e tanker); inoltre il costo per giungere in porti attrezzati, per lo scarico della nave, non è compensato da un viaggio a vuoto verso un bacino di carenaggio. Un vantaggio di questo metodo di pulizia rimane quello che raccogliendo i materiali rimossi dalla nave, si ridurrà l’inquinamento da metalli pesanti e scaglie di vernice rilasciate nel mare durante la pulizia. subacquea; si manterrà le prestazioni dei sistemi antivegetativi (es. vernice dello scafo).
Gli armatori sono stanchi dei diversi regolamenti sulla pulizia degli scafi delle navi vigenti in diversi Paesi; l’Australia, Nuova Zelanda e regioni come le Hawaii e la California hanno già implementato un regolamento sul biofouling sulle navi che scalano i loro porti. Per questo BIMCO si è reso consapevole di emanare delle linee guida standard a livello globale: l’obiettivo è di stabilire uno standard riconosciuto dall’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO), organismo delle Nazioni Unite, che governa il trasporto marittimo globale. Il primo passo sarà la consultazione con test pratici dello standard eseguiti con una società di pulizia dello scafo tramite una compagnia armatoriale da svilupparsi entro il 2020.
Una norma di omologazione affronterà i requisiti minimi per l’approvazione dei depuratori in acqua sulla base di test verificati da laboratori accreditati e certificati emessi da società di classificazione navale riconosciute a livello internazionale. Senza uno standard internazionale chiaro per la pulizia, i porti avranno difficoltà a identificare quali compagnie puliscono sufficientemente gli scafi della nave e raccolgono i detriti che sono lavati via dalla nave a un livello soddisfacente. E lo stesso vale per gli armatori. Lo standard di approvazione è ancora in fase di sviluppo e, alla fine, BIMCO chiederà all’IMO l’adozione dello standard e che questo processo richiederebbe dai due ai tre anni.