Roma-“L’unica strada per far crescere l’occupazione marittima italiana è elevare il suo livello di qualificazione e specializzazione affinché i nostri marittimi possiedano le competenze richieste dal mercato del lavoro nazionale e internazionale”. Questa la conclusione dell’intervento di Luca Sisto, Direttore generale di Confitarma al Convegno organizzato a Procida dall’Associazione Nazionale Lavoro Marittimo – ALAMARI dedicato al tema delle nuove figure professionali marittime, ai programmi scolastici da ammodernare, all’innovazione e alla formazione.
Una formazione rispondente alla costante evoluzione tecnologica e operativa delle navi, unitamente agli interventi di ammodernamento della normativa superata e all’attuazione della fondamentale riforma del collocamento della gente di mare, che attende da troppo tempo di essere compiuta, possono certamente avere effetti molto positivi sull’occupazione dei marittimi italiani e, quindi, dare ulteriori opportunità di carriera marittima alle nuove generazioni.
Per esempio, ha affermato il Direttore di Confitarma, è sempre più avvertita l’esigenza dell’armamento di alcune figure professionali (ad esempio, operai meccanici, tankisti, gasisti, comuni di macchina, elettricisti/comuni elettrotecnici, cuochi equipaggio) caratterizzate da un’elevata specializzazione, che non può essere totalmente soddisfatta dall’attuale offerta di lavoratori marittimi italiani, per non parlare della ormai strutturale carenza, non solo in Italia, di Ufficiali e Direttori di macchina in possesso delle competenze richieste dalle più moderne tecnologie presenti a bordo.
Tuttavia, si deve essere tutti consapevoli che, se l’obiettivo comune è quello della salvaguardia e della crescita dell’occupazione marittima italiana, condizione imprescindibile per raggiungere tale risultato è lo sviluppo equilibrato e duraturo della flotta nazionale. In proposito, Luca Sisto ha ribadito “l’imprescindibilità del Registro internazionale italiano, grazie al quale la nostra flotta – che prima del 1998 era destinata a sparire – è raddoppiata, diventando una delle più importanti al mondo e con un aumento del 140% dell’occupazione di marittimi italiani e comunitari nei traffici internazionali e in quelli del grande cabotaggio”. “Oggi la bandiera italiana è la prima al mondo per numero di marittimi comunitari (di cui la grande maggioranza italiani) occupati”.
L’armamento italiano da anni sta investendo molto nella formazione dei professionisti del futuro, offrendo posti di lavoro e percorsi di carriera promettenti a bordo, a terra e dando opportunità di occupazione anche negli altri comparti del cluster marittimo, in linea con le esigenze dell’industria. Peraltro, “l’intero Sistema Paese – Pubblica Amministrazione, Scuola, Armatori, Lavoratori Marittimi – ha margini di crescita notevolissimi, soprattutto sul piano della mentalità. La Pubblica Amministrazione e la Scuola devono adeguatamente valorizzare un settore che le ultime riforme hanno colpevolmente emarginato aprendo le proprie porte al mondo del lavoro e dell’impresa. Noi – armatori e lavoratori marittimi – dobbiamo superare l’atavica concezione della formazione come un inutile costo e/o una perdita di tempo. Soltanto una formazione di qualità può migliorare l’occupabilità dei giovani che vogliono intraprendere la carriera marittima e fornire alle imprese armatoriali un capitale umano in grado di fronteggiare le sfide che il panorama economico mondiale ci impone”.
In conclusione, quindi, lo sviluppo dell’economia del mare e il miglioramento quantitativo e qualitativo dell’occupazione marittima non possono prescindere l’uno dall’altro e il fondamento di tutto non può che essere rappresentato da un sistema educativo e formativo in linea con i più alti standard internazionali.