DAZI DI TRUMP E TRATTATIVA COMMERCIALE USA-CINA,
RALLENTAMENTO DELL’ECONOMIA CINESE, BREXIT ED EMBARGHI CONTRO RUSSIA E IRAN:
GRANDI INCERTEZZE PESANO SULL’EXPORT ITALIANO
PREOCCUPA IL CALO DEL TRAFFICO NEI PORTI ITALIANI (-2,4%) IN CONTROTENDENZA RISPETTO AGLI ALTRI PORTI DEL MEDITERRANEO (+8.8%) E AI PORTI DEL NORTHERN RANGE (+3,3%)
IL PRESIDENTE MORETTO: “Guardo al lato positivo: il complicarsi dello scenario apre grandi opportunità per gli spedizionieri, partner strategici per l’internazionalizzazione delle imprese”.
Viene pubblicato oggi dal Centro Studi Fedespedi il 14° quadrimestrale di informazione economica “Fedespedi – Economic Outlook”, con i dati di scenario (macroeconomici, import, export) relativi al II semestre 2018 e approfondimenti sul cargo aereo, sul traffico sulla rete autostradale e sulle tendenze in atto nello shipping internazionale.
Dallo studio emerge quanto grandi incertezze – a livello nazionale e internazionale – gravino sulla traiettoria a breve del ciclo economico italiano, spingendo imprese e consumatori a scelte prudenziali. L’esito sono una domanda interna debole e una flessione del saldo commerciale per il nostro Paese (del valore di 38,765 miliardi di euro nei primi 11 mesi del 2017 e ridottosi, nello stesso periodo del 2018, a 32,939 miliardi), che comunque rimane fortemente positivo.
Queste le questioni “aperte” che hanno ridotto la crescita degli scambi internazionali nel 2018 e che iniziano a pesare sull’export (-0,4% a novembre 2018) e import (-2,2% a novembre 2018) italiani:
-le politiche protezionistiche e daziarie di Trump (che fanno volare l’economia USA – PIL +3,5% – anche grazie ad ampie agevolazioni fiscali alle imprese) e le lunghe trattative commerciali tra USA e Cina;
-la flessione della crescita cinese – stimata sotto le attese anche nel 2019 (+6,5%) e nel 2020 (+6,2%) – anche come conseguenza della ridefinizione della politica economica del Paese (più propenso a dare maggiore attenzione alla domanda interna);
-il conseguente rallentamento delle economie dell’eurozona nel 4° trimestre del 2018 e il calo della produzione industriale, soprattutto in Germania (-1,9% a novembre e -0,4 a dicembre) e Italia (-1,9% a novembre e -0,8% a dicembre), che sembrano segnare un momento di rottura rispetto al buon andamento dei 3 anni precedenti;
-l’incognita Brexit e il rischio di un mancato accordo tra UE e Regno Unito: non va dimenticato il fatto che il Regno Unito è il 5° partner commerciale dell’Italia, vale il 5,5% dell’export nazionale ed è tra i Paesi con i quali abbiamo il saldo commerciale positivo più alto (export: 21,208 miliardi di euro; import: 9,906 miliardi di euro), insieme a Stati Uniti, Francia e Svizzera;
-la decisione di mantenere o imporre nuovi embarghi in risposta a tensioni politiche (ad esempio, il perdurare delle sanzioni verso la Russia e le nuove sanzioni verso l’Iran).
Nonostante queste grandi incertezze, l’export italiano continua a crescere (+3,8% nei primi 11 mesi del 2018, in calo rispetto al +7,4% del 2017 e appena sotto l’export mondiale, che fa segnare +4% nel 2018, anch’esso in calo rispetto al +5,3% del 2017). I risultati migliori sono verso l’Africa (+8,2%) e l’Asia Centrale (+17,4%), oltre che verso l’UE a 28 (+5,3%, nostro tradizionale bacino di destinazione). Per quanto riguarda il saldo commerciale, i Paesi con cui abbiamo maggior deficit rimangono Cina, Paesi Bassi, Germania e Belgio.
Ha così commentato il Presidente di Fedespedi, Silvia Moretto: “Il rallentamento dell’export italiano in risposta ad una flessione dell’economia e degli scambi internazionali, dovuta alle dinamiche politiche ed economiche in atto, è un dato che dobbiamo cogliere come un’opportunità. Come sappiamo, le aziende italiane sono fortemente orientate all’export, data la debolezza del mercato interno. Dunque, tanto più in questo momento di incertezza e di crescente complessità dello scenario del commercio internazionale, la professionalità dello spedizioniere internazionale, partner strategico delle imprese che decidono di internazionalizzare la propria attività, può fare la differenza e può rappresentare la leva di crescita per la manifattura, soprattutto se si parla di MPMI.
Preoccupa di più, invece, il dato sulla flessione del traffico dei porti italiani (-2,4%) in controtendenza rispetto al +8,8% degli altri porti del Mediterraneo e alla continua crescita di quelli del Nord Europa. La perdita di competitività è un grave fattore di rischio per l’Italia e questo ritardo va recuperato con un gioco di squadra tra pubblico e privato per il miglioramento dell’efficienza dei sistemi di controllo delle merci in entrata/uscita, per migliorare il servizio reso alle imprese importatrici ed esportatrici”.
I porti italiani, infatti, nel 2018 hanno movimentato 10,284 milioni di Teu, in diminuzione del 2,4% rispetto al 2017: ottimi i risultati di Trieste (+17,7%), Napoli (+13,0%) e Venezia (+3,4%), ma continua la crisi dei porti di transhipment, con le pesanti flessioni di Gioia Tauro (-5,9%) e Cagliari (-53,2%) e Genova, dopo la tragedia del ponte Morandi, limita le perdite ad un modesto -0,5%.
Il dato preoccupa particolarmente perché in controtendenza rispetto a quanto si registra nel resto del Mediterraneo, con i porti NON italiani che hanno movimentato complessivamente 27,6 milioni di Teu, con un aumento dell’8,8% sul 2017, oltre al consueto andamento positivo dei porti del Nothern Range, che hanno aumentato i loro traffici del +3,3%, con 44,3 milioni di Teu movimentati.
Tra i porti maggiori, in forte crescita Pireo (+19,4%) e Barcellona (+15,1%). Buoni anche i risultati di Tangeri Med (+4,8%), Valencia (+5,5%) e, in ripresa dopo il calo del 2017, Algeciras (+9,6%). Ottime le performance di Anversa (+6,2%) e Rotterdam (5,7%). In crescita anche il porto di Zeebrugge (+5%), le cui attività container sono destinate ad espandersi rapidamente con l’ingresso di COSCO Shipping Ports. Calano, invece, i porti tedeschi: Amburgo (-1%) e Brema (-0,6%).
Queste le altre tendenze in atto nel nostro settore:
-sostanzialmente invariato il traffico cargo aereo in Italia nel 2018 (-0,5% sul 2017) dopo le crescite record degli ultimi anni; la stessa tendenza si riscontra a livello globale con il 2018 che si chiude con un +3,5%, contro il +9,7% del 2017. Le cause sono da individuare, secondo IATA nella fine del ciclo di ricostituzione degli stock di magazzino e nella generale debolezza degli scambi internazionali;
-la crescita (+2,6%) del traffico di veicoli pesanti sulla rete autostradale italiana nei primi 11 mesi del 2018: superati i 19 milioni di veicoli/Km, a conferma di una certa vivacità dell’economia nazionale, nonostante i segnali di difficoltà.