REGOLAZIONE, SEMPLIFICAZIONE E RIFORMA DEI PORTI

Lo scorso mercoledi 6 giugno, presso il CNEL, si è svolto un interessante seminario dal titolo: “Quale regolazione per i porti italiani”.
Dopo i saluti del Presidente del CNEL Prof. Tiziano Treu e del Presidente di , organizzatore dell’incontro, Mario Sebastiani ci sono stati gli interventi dei relatori della prima sessione, quattro avvocati ed un economista.

Il Prof. Fabio Cintioli ha insistito sulla necessità di fare chiarezza sui temi delle , e sulle concessioni di servizi e appalti di opere nei porti.
Il Prof. Francesco Munari è intervenuto sul codice dei contratti pubblici e sui lavori infrastrutturali eseguiti dagli stessi concessionari demaniali; la disciplina applicabile tra il d.lgs. 50/2016, le circolari e pronunciamenti ANAC e le posizioni del implicano, di fatto, una tendenza all’appesantimento dei procedimenti autorizzativi in capo alle Autorità di Sistema Portuale. onde non incorrere nelle ire delle varie Autorità competenti, anche nel caso della realizzazione di opere pubbliche con risorse dei privati cui non si applica, per espressa previsione dell’art. 20, il Codice degli Appalti. Interventi dei vari Enti regolatori, spesso sollecitati dalle stesse Autorità di Sistema Portuale, sempre più spesso adottati d’iniziativa dagli stessi regolatori che si muovono in un quadro normativo in molti casi confuso, un esempio per tutti quello di ART, Autorità di Regolazione dei Trasporti, ente regolato da una disciplina fumosa, le cui competenze sono attualmente oggetto di pronunce giurisdizionali.

Nell’intervento successivo, il prof. , ha illustrato le varie e non coincidenti vedute sull’accesso alle infrastrutture tra MIT e Consiglio di Stato da una parte e gli enti di regolazione ART e AGCM dall’altra, auspicando interventi correttivi della recente da parte del parlamento per eliminare all’origine alcuni dubbi interpretativi tra le varie norme.

Il Prof. Sergio Carbone ha affrontato il tema dei servizi di interesse generale in modo interessante ed approfondito. Dopo tanti avvocati, il Prof. Pietro Presidente dell’AdSP di Napoli ed economista, ha relazionato sugli aspetti economici delle concessioni per la valorizzazione del patrimonio demaniale, evidenziando le enormi difficoltà in cui si dibatte l’Ente, proponendo, provocatoriamente, una nuova definizione: non più “Autorità di Sistema Portuale” bensì “Obbedienza di Sistema Portuale”, per sottolineare le tante ingerenze nell’attività delle stesse AdSP da parte dei vari Enti regolatori e del TAR. Al riguardo veniva precisato che l’AdSP è un Ente definito autonomo dalla l. 28 gennaio 1994 n. 84, che è la legge speciale dei porti. Non ha nascosto il fastidio per la continua intromissione nelle attività istituzionali dell’Ente da parte dei più diversi Enti regolatori, rivendicando decisamente la piena autonomia delle AdSP.

Nella seconda sessione, dove erano previsti gli interventi degli Enti regolatori, sia ART che ANAC non hanno partecipato al dibattito, lasciando all’intervento del solo dott. Alessandro Noce, Responsabile Direzione Agroalimentare e Trasporti di AGCM, il punto di vista degli Enti Regolatori. Il dott. Noce ha descritto le attività di regolazione dell’Ente nel settore portuale a seguito di varie ed esplicite richieste di intervento. Quindi è intervenuto l’Avv. Pierluigi Di Palma del Centro Studi Demetra, che ha criticato fortemente il modello di gestione delle Autorità di Sistema Portuale sottolineando la mancanza di autorità già rilevata dal Presidente Spirito e proponendo di adottare un sistema di gestione sul modello degli aeroporti.

Il Segretario Generale di Assoporti Franco , (protagonista negli ultimi trent’anni della portualità italiana, prima da responsabile PCI/DS/PDS del settore trasporti e poi da Presidente e Commissario dell’Autorità Portuale di Bari per oltre undici anni, quindi segretario di Assoporti), ha difeso l’autonomia dei porti rispetto ai continui pronunciamenti degli Enti di regolazione, spesso sollecitati da portatori di interessi privati, gruppi industriali o speculatori vari, evidenziando l’appesantimento delle procedure che si accavallano nelle varie opere già nel corso della gestione dell’appalto. Mariani ha poi affermato l’incompatibilità di un modello “SPA” per le Autorità di Sistema Portuale che, avendo competenze sulla logistica, devono programmare opere anche al di fuori dei porti, mentre la privatizzazione tornerebbe a confinarli all’interno del perimetro portuale.

Nereo , intervenuto per ultimo ha ricordato i diversi ruoli da lui ricoperti: Presidente dell’Autorità Portuale di Livorno, A.D. di Conship e, attualmente, Presidente di , ha poi esternato il suo disagio per i ritardi e le complicazioni burocratiche indotte dai diversi e talvolta contraddittori interventi degli Enti regolatori, cui spesso si rivolgono i suoi stessi iscritti per successivi ricorsi al TAR, lamentando un rallentamento, insostenibile per i tempi dei mercati dello shipping e della logistica. In particolare, riferendosi al parere dell’AGCM su Livorno, con soggetti che “si allargano per pontificare”, creando le condizioni per andare al TAR, bloccando pertanto molte iniziative. La chiusura dell’intervento con la battuta su: ”chi fa i fiocchi alle bambole” non è piaciuta al dott. Noce dell’AGCM che, sentendosi interpellato dalla chiosa di Marcucci ha prontamente replicato, chiedendo rispetto per il compito che la legge affida all’AGCM, rispondendo nel merito testualmente affermando che: “non ho mai messo i fiocchi alle bambole” e che nel settore Portuale sta riscontrando “una certa idiosincrasia” ed una “ tendenza a renderlo impermeabile ad ogni controllo”. Ha quindi continuato affermando che: “se i beni sono demaniali, non possono essere concessi ai privati vita natural-durante”, almeno fin quando il parlamento non legifera diversamente.

Nel dirsi stupito del l’esito del dibattito, come se fossero gli enti regolatori a creare ostacoli alle imprese, rivolgendosi a Marcucci ha chiesto esplicitamente: “ lei ha affermato che i suoi stessi associati si sono rivolti a noi: erano sotto effetto di stupefacenti? O erano compagni che sbagliano?  Faccia chiarezza in casa sua“.  Complice l’ora tarda, il dibattito termina così, senza la replica alla replica del dott. Noce, certo il problema del “barocchismo” nell’architettura legislativa italiana c’è sempre stato, ma la via per contenere i conflitti d’interesse ha generato sempre più Autorità di regolazione: ART, AGCM, ANAC con i problemi che tutto ciò comporta. Ma in generale, la via per l’inferno è sempre lastricata di buone intenzioni: si è voluto sopprimere la legge 163/2006 ed il successivo regolamento per “semplificare” con un’unica legge, senza regolamento cioè la L. 50/2016, corretta successivamente con la L. 56/2017 che ha “riparato” in parte evidenti “errori di prospettiva “, ma che è soggetta a continue revisioni ed interpretazioni in corso d’opera da parte dell’ANAC, con tutta una serie di delibere e determinazioni a ciclo continuo che hanno portato al blocco ed al rallentamento degli appalti anche a causa delle varie interpretazioni sulle procedure che l’ANAC continua a sfornare giorno per giorno. D’altro canto la stessa Riforma dei porti non ha voluto affrontare le problematiche delle Concessioni, limitandosi a problematiche più facilmente gestibili.