Mobility: dalla città… alla città

Una città, piccola o grande che sia, può essere valutata sulla sua vivibilità, osservando le proprie strade. , città che ha attraversato tutta la storia, con i suoi periodi pieni di testimonianze artistiche ed architettoniche, quali domande si pone per il futuro e come desidera progettarsi, disegnarsi e costruirsi? Le proprie strade vengono considerate in una dimensione sociale? O sono solo dei tappeti per far veicolare sempre quanto più auto possibili?

Parlare di trasporti non si può fare a meno di menzionare le opportunità per una mobilità delle persone in una città; se poi la città è antica, come lo sono la maggioranza delle città italiane, il problema della mobilità diventa sempre più complesso. Infatti, sappiamo tutti che le strade sono degli spazi pubblici, ma sono spesso ostili alla mobilità pedonale e soprattutto a quella delle bike, e finiscono sempre ad essere interessate dal traffico congestionato delle auto. Tutti gli amministratori delle città italiane, anche se non sono dei tecnici, conoscono l’importanza  della “strada” come uno “spazio” pubblico capace di generare e di diffondere un’accessibile coesione sociale fra cittadini. Ed allora, strade concepite per creare i parchi e le piazze, orgoglio civico di una città, con una  molteplicità di destinazione d’uso: attrattori di intenti culturali per attrarre persone che abbiano la passione di fare esperienza pubblica condivisa.

Dalla città sta nascendo una nuova città generata dalla new-mobility e dal mercato, come scambio di beni e conoscenze; se il focus dei supermercati sta diminuendo (escluso nei periodi dei saldi), avendo generato solo socializzazione e condivisione di spazi a basso reddito, il ritorno ai mercati urbani sta riemergendo come una valida alternativa che salvaguardi non solo i terreni, ma che stimoli anche l’economia locale, rivitalizzando i quartieri circostanti. Anche nel campo edilizio, avanzano non più edifici – scatoloni dormitori- ma manufatti che hanno un ruolo diretto nella formazione dello spazio pubblico, in modo da poter interagire con la “strada” grazie alla loro visibilità; tutto lo spazio intorno a questi nuovi edifici – a misura d’uomo – genera tessuto per la mobilità delle persone con una funzione multi-uso e migliorando la vivacità dei quartieri.

Una città per la “salute” degli abitanti annovera: mercati con merce buona e conveniente; strade che incoraggino lo spostamento a piedi o in bicicletta; parchi e piazze che possano alleviare lo stress da “non lavoro” e riducendo la criminalità  con la presenza di persone per strada; spazi pubblici per servizi sociali e sanitari, istruzione e formazione; un lungomare che faccia respirare e guardare oltre e con una grande destinazione. Forse è questa la “smart-city” ? Il raggiungimento di questi obiettivi richiede un piano sviluppo della costruzione del consenso, processi di consultazione della città, al fine di migliorare l’integrazione e motivare l’impegno dei cittadini.

 

Abele Carruezzo