IMO e CO2: “Ridurre le emissioni da navi”

A bordo di una , generalmente, sono presenti macchinari ed impianti che generano residui gassosi che contribuiscono all’ dell’aria. I motori marini a combustione interna producono ossido di azoto e di zolfo ( e SOx); mentre gli impianti di refrigerazione e quelli di antincendio (halon) generano sostanze dannose per l’ozono; come pure gli inceneritori emettono fumi contenenti diossine.

Nell’ultimo report aggiornato dell’ (IMO), richiesto dalle UN, si parla di una riduzione drastica delle emissioni dell’industria dello shipping: abbattere le tonnellate di CO2 prodotte ogni anno con un “operative plane” che parte dal 2013 e si sviluppa fino al 2030.

Sono delle risoluzioni tecniche/tecnologiche, che attivando nuove misure porteranno ad una riduzione media, cioè di 150 milioni di tonnellate, delle emissioni di CO2 ogni anno entro il 2020, fino ad un massimo di 330 milioni di tonnellate per il 2030. Verrà introdotto un parametro, l’ Design Index (EEDI) sui motori per la propulsione navale, con particolare riferimento alla sezione carburazione, approvato dall’IMO lo scorso luglio ed entrerà in vigore nel 2013.

Questa risoluzione operativa non riguarderà le tecniche e le modalità di costruzione dei motori e degli impianti, ma, tramite il parametro EEDI, ogni nave, nel rispetto delle tipologie e delle funzioni trasportistiche, avrà determinati limiti alle emissioni di CO2 e dei , riducendo l’inquinamento dell’aria.

Le nuove regole si applicheranno a tutte le navi con una stazza uguale o superiore alle 400 tonnellate e sarà la prima volta che queste saranno soggette a misure vincolanti internazionali. Anche sul fronte economico, l’IMO sta conducendo uno studio di analisi di mercato per la definizione di un “prezzo” delle serra, al fine di prevedere un incentivo economico per l’industria marittima che vorrà investire in nuove tecnologie e navi più efficienti. Il Giappone insegna con le navi eco-friendly.