International Chamber of Shipping su CO2 – EEDI – Pirateria

I Membri (), durante il Consiglio del 13 settembre scorso, hanno  espresso grande soddisfazione per l’adozione nel mese di giugno, dall’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO), di un pacchetto di norme tecniche per aiutare il settore dei trasporti marittimi per ridurre ulteriormente le emissioni di CO2 a livello globale.

ICS rappresenta tutti i settori, mestieri e professioni di oltre l’80% della flotta mondiale. Si sono stabilite anche le regole per la istituzione di un fondo di compensazione ambientale, a cui eventuali contributi da parte delle navi sarebbero legati  principalmente al consumo di carburante, piuttosto che un sistema di scambio delle emissioni.

Con l’entrata in vigore di tale regolamento, vincolante dal 2013, ICS spera che questo sia sufficiente a dissuadere i governi dal perseguire modalità di abbattimento di CO2 in ambito (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) o attraverso esigenze regionali, per esempio dall’UE.

Tali misure alternative interesserebbero solo parte della flotta mondiale e con minimi contributi, anche se concordati con IMO. E comunque tutto sarà discusso durante la prima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, a nel dicembre prossimo.

Il Presidente dell’ICS, Signor Spyros , a proposito dell’ ( Design Index) IMO, che deve essere applicata alle nuove navi, il consiglio ICS ha considerato ed ha approvato il teorico diritto degli Stati di bandiera a rilasciare deroghe agli armatori, concordato anche con  IMO per ragioni politiche, al fine di fugare i timori tra le nazioni in via di sviluppo.

Il Presidente Polemis ha recepito “come un segnale di buona fede e di impegno l’attuazione uniforme globale del contratto IMO sulle emissioni di CO2”. Passando all’altro punto all’ordine del giorno del Consiglio, la “pirateria”, il Presidente ha sottolineato che parlare di tali atti durante l’anniversario del crollo delle Torre gemelle sembra ironico, ma non troppo, se si pensa ai tentativi falliti dai vari governi e le terribili sofferenze patite dalle famiglie dei marittimi ostaggi dei pirati di tutti i mari.

In questi ultimi giorni, tutti i membri dell’ICS hanno accettato di utilizzare ogni opportunità per continuare ad evidenziare  la gravità della crisi e della situazione grave di abbandono da parte della comunità internazionale di aree marittime, come l’Oceano Indiano,  in mano ai pirati, nonostante gli sforzi e la presenza di navi delle Marine Militari nella zona.

Di fronte all’aumento della frequenza degli attacchi contro le navi, a stagione monsonica finita, la risposta militare attuale risulta insufficiente; la strategia globale militare messa in atto dai governi è inadeguata e non risulta ancora sopportata da una volontà politica. Rimangono solo le misure molto radicali prese, come  l’IMO Codice ISPS (International Ship e impianti portuali di sicurezza), per ridurre la possibilità che il trasporto marittimo potrebbe essere usato dai terroristi per attaccare la società in generale.

Tali misure sono costate miliardi di dollari al settore dei trasporti marittimi. Tuttavia, in tema di sicurezza marittima, nel corso degli ultimi 10 anni, i governi non sono ancora riusciti a proteggere il trasporto marittimo, e la fluidità degli scambi commerciali mondiali, da attacchi di pirateria somala e non solo.