La “strada pericolosa” dell’UK in politica marittima

La settimana scorsa, durante un’audizione presso le Camere del Parlamento inglese, , segretario generale della ha riferito che il “sta percorrendo una strada pericolosa” per quanto riguarda le strategie di politica marittima.

L’incontro è stato voluto da tutti i partiti e soprattutto dalla Commissione Marittima Parlamentare; è stato sottolineato l’imperare di una mancanza di coerenza e di regimi fiscali che risultano dannosi, nonostante le apparenze; come pure i tagli nei bilanci circa la sicurezza dei porti, la formazione e la Guardia Costiera con la previsione di fermare l’attività del Gruppo per il soccorso con elicotteri.

“Le acque che circondano il Regno Unito – ha detto Dickinson – non sono solo di interesse economico marittimo, ma stanno diventando sempre più inquinate per presenza di idrocarburi e pericolose per la navigazione; presentano molti insediamenti off-shore per estrazione di .

Senza contare lo sviluppo dei traffici mercantili del commercio marittimo che si è avuto negli ultimi 25 anni: navi più grandi e più veloci che stanno sfidando le tecnologie di monitoraggio per evitare sinistri marittimi come la , , Erika e Prestige; sinistri che hanno richiesto e richiedono nuove esigenze normative radicali per evitare un impatto forte sulla MCA”.

Nella sua analisi, Dickinson ha riferito che il sistema di safety e security della Guardia Costiera, tutto necessita di una profonda revisione: “Dato il costo potenziale che potremmo subire  per danni ambientali e per la perdita di vite umane, a seguito di incidenti marittimi, ci impone investimenti adeguati nel MCA per garantire il funzionamento sicuro ed efficiente di tutte le navigazioni, dentro e fuori porti del Regno Unito.

Sappiamo che  il paese è in conflitto con una serie di politiche marittime importanti ed è sulla strada di perdere la propria leadership nel settore. La sua imposta sul tonnellaggio è stato attuata in un modo non equo, danneggiano il settore; poco si sta facendo in tema di riduzione delle emissioni di carbonio e di politica dei trasporti più ecologici; si sta tornando ai livelli di 15 anni fa per quanto riguarda i flussi merceologici e volumi d’affari segnati in borsa”.

Certo, una relazione pesante, in stile inglese; i dubbi circa il futuro di tutti questi servizi solleva seri interrogativi dell’impegno del Regno Unito per la sicurezza marittima e una certa “deresponsabilità” di funzioni marittime amministrate dagli inglesi per secoli.

Corrispondente da Londra
Em. Carr.