E’ stato detto molto sull’itinerario del Corridoio VIII; fin dal 1996 e cioè da quando fu sottolineata l’importanza dei porti italiani di Brindisi e Bari come poli occidentali della strategia marittima europea. La tappa successiva, la firma di un Memorandum di Intesa – a Bari, 9 settembre 2002 – tra Grecia, FYR Macedonia, Bulgaria, Turchia, Albania e Italia, per dare un nuovo impulso al progetto. Ora che le relazioni geografiche ed economiche tra l’Italia, il bacino del Mediterraneo, i Balcani sud orientali sono cambiate ed in considerazione degli ultimi avvenimenti africani (Egitto, Libia, Tunisia), forse occorre una riflessione più adeguata prima di parlare ancora di Corridoio VIII. Questa “rotta” è la coordinata mentale di un grande obiettivo strategico; attraverso il collegamento dell’Italia ai Balcani, si vuole valorizzare la posizione geografica del Meridione italiano ed europeo, rafforzando le relazioni tra il nostro Paese e l’Europa sud orientale. Nel frattempo alcuni Paesi, come la Grecia e la Turchia, hanno scelto ipotesi strategiche alternative al corridoio stesso. Per noi, diventa importante il collegamento tra l’Italia ed i Paesi Balcanici ed in particolare è strategico soprattutto per la Puglia. Per questa regione del Meridione d’Italia, è importante la “plurimodalità”, in termini di trasporti veri e propri, e cioè di infrastrutture per il trasporto di veicoli, di persone, di merci. Comprendere che il concetto di “corridoio” si sta trasformando in “piattaforma territoriale” e non solo; ed è per questo che dobbiamo pensare in termini di reti, che fanno “sistema”. Tra queste, oltre a quelle per la mobilità delle merci e delle persone (reti commerciali e turistiche), un posto di assoluta preminenza dovrebbe essere riservato alle reti energetiche, capaci di trasportare le fonti di energia dai luoghi di produzione dell’Europa orientale ai mercati di sbocco, nazionale e non solo. Il punto di forza è che si arrivi a realizzare una “piattaforma” territoriale coordinata e integrata di modalità di trasporto: strade, ferrovie, porti, aeroporti – una “rete” connessa, appunto – e che queste connessioni si aprano, a loro volta, all’esterno, ad agganciare altre “piattaforme” e attraverso queste si possa connettere territori e società locali. Non è importante che questo obiettivo si concretizzi attraverso manufatti nuovi, realizzati o da realizzare, o in corso di realizzazione, basta riorientare l’esistente.