La scorsa settimana, la Commissione Difesa della Camera ha iniziato ad esaminare, con discussione accesa, due disegni di legge sulla rottamazione di incrociatori, fregate, motovedette e cacciatorpediniere della Marina Militare in disarmo. La notizia potrebbe essere di routine se la Commissione non si fosse incagliata su questi “relitti”. In ordine: i due disegni sono stati presentati dal leghista Giacomo Chiappori e dall’idvuista Augusto Di Stanislao; questi onorevoli propongono che il naviglio militare non venga rottamato per il recupero del ferro, come oggi avviene, ma inabissato per ”ripopolamento ittico”, delizia per i pescatori sportivi e divenendo di fatto il sito un’attrattiva turistica, delizia per appassionati di immersioni e di fotografia subacquea. Che cosa c’è di strano? Prima di tutto, il naviglio dovrà essere bonificato per poi collocarlo sui fondali; secondo i siti degli affondamenti dovranno essere decisi dai ministri dell’Ambiente e della Difesa, sentiti gli enti locali; una “conferenza dei servizi” non facile a cui invitare anche i privati che desiderano intraprendere impresa turistica e subacquea. La commissione di fronte a questo “scoglio” ha deciso di sentire gli “esperti”. Il primo è stato Luigi Alcaro, responsabile del servizio emergenze ambientali dell’Ispra (Istituto Superiore per la Tutela e Ricerca Ambientale): “non basterebbe – ha spiegato in Commissione – eliminare i residui petroliferi – ma sarebbe necessario asportare dai metalli tutte le vernici, quasi sempre ad elevato rischio tossico, soprattutto quelle impiegate in campo militare”. Il secondo che ha sentito la Commissione è stato Silvestro Greco, dirigente del ministero dell’Ambiente ed esperto in biologia marina: “ è una misura inutile, se non dannosa – ha dichiarato – perché in Italia i siti naturali da immersione non valorizzati sono migliaia e non si comprende la necessità di aggiungerne altri artificiali”. Ricordiamo a noi stessi, come esempio, che vicino alle coste della Florida per affondare una portaerei americana , a – 70 metri, per scopi turistici, nel 2006 costò 15 milioni di dollari. Per gli appassionati sub, dall’archivio storico della Marina Militare risultano, lungo le coste italiane, 1500 unità affondate durante la seconda guerra mondiale; però i siti non sono facilmente accessibili per l’elevata profondità della maggior parte di essi. Per cui si consiglia di visitare i molti siti naturali delle tante riserve marine.