In piena crisi politica, Wärtsilä abbandona Trieste

. “Apprendiamo con sdegno e incredulità la notizia della chiusura della parte produttiva di nello stabilimento di a Trieste. Quello messo in atto è un comportamento e una scelta che riteniamo inaccettabile nei metodi e nei modi e che ci lascia senza parole anche e soprattutto perchè da più di un anno a questa parte non solo la Regione Friuli Venezia Giulia ma anche il Governo nazionale avevano ricevuto ampie rassicurazioni sia dai vertici dell’azienda sia anche dalle istituzioni diplomatiche e governative finlandesi. Chiediamo sin da subito che venga ritirata l’annunciata delocalizzione con la procedura avviata l’altro giorno, così come di non dare seguito agli esuberi”.

Questo è quanto afferma il Governatore della Regione , alla notizia dell’altro giorno.
Nessuno dimentica che per anni la Wärtsilä ha beneficiato di finanziamenti pubblici, osannata per i grandi progetti di sviluppo territoriale non solo triestino, ponendo Trieste e il suo porto al servizio dell’intera Europa. Sul versante occupazionale sono a rischio immediato 450 addetti, oltre ai 400 posti di lavoro dell’indotto. La forza lavoro tra diretti e indiretti attualmente occupa 1500 persone.

Con Trieste si può dire che l”autunno caldo’ dell’Italia reale e non quella virtuale delle televisioni o del ‘palazzo’ è iniziato. Naturalmente, tali delocalizzazioni si stanno verificando non solo a Trieste, ma un po’ per tutta l’Italia.
Il gruppo Wärtsilä delocalizzerà la produzione di motori diesel 4 tempi, riportandola a Vaasa in Finlandia. Nel sito triestino il gruppo si concentrerà su Ricerca&Sviluppo, vendita, assistenza e formazione, project management, sourcing. La decisione di Wärtsilä rientra in un piano di riorganizzazione della produzione a livello europeo per migliorare la competitività.

Sindacati e partiti politici devono assolutamente cambiare ‘strategia’; serve poco andare su e giù per i ministeri per ottenere solo promesse; occorre che le crisi industriali e del post industriale siano risolte sul territorio, cercando di diversificare e rilanciando i vari settori. Andremo incontro a fasi in cui le realtà sociali, politiche ed economiche saranno drammatiche; le città dovranno dare risposte coese, salvaguardando il lavoro e la dignità dei lavoratori, se si vuole dare prospettive ai giovani per il futuro, anche per qualche albero e/o cinghiale in meno, noto che le ‘ideologie’ non hanno mai prodotto lavoro.

E pensare che l’azienda, promettendo innovazione, aveva fatto richiesta dei fondi PNRR del Governo e ottenuto anche finanziamenti regionali per ‘finti’ progetti sull’opificio digitale.