Zes Interregionale Adriatica, ne parliamo con il Prof. Ugo Patroni Griffi, Presidente dell’AdSP MAM

Brindisi. Possiamo affermare che le aree ZES oggi rappresentano le più grandi opportunità di rilancio e di sviluppo per l’intero Mezzogiorno d’Italia.
Con le Zes – che il Ministro Carfagna chiama ‘Zes Italia’, la grande area logistica produttiva – è stato realizzato un sistema integrato che vede la presenza di otto aree portuali, retroportuali e connesse; si è pensato ad una burocrazia semplificata, a vantaggi fiscali e collegamenti rapidi nelle regioni meridionali e nelle isole maggiori.

Da queste pagine, più volte, abbiamo scritto che l’Italia non merita un racconto del ‘Mezzogiorno’ in chiave superficiale e desideroso solo di assistenza; oggi stiamo vivendo una nuova stagione dei nostri porti nel vento di un Mediterraneo rinnovato; per cui parliamo di un Sud come ‘luogo’ dove è conveniente vivere, fare impresa e soprattutto investire. Un Mare che sta vivendo una nuova stagione geopolitica, economica e socio-culturale, che l’Europa ha compreso e così speriamo che anche gli Enti locali del nostro Meridione lo possano comprendere come grandi opportunità che si offrono e non solo nel settore dei trasporti marittimi.

La ZES interregionale ‘Adriatica’, (luglio 2019), di fatto conferisce alla Puglia il primato di prima regione in Italia ad aver portato a compimento, con esiti favorevoli, il complesso ed elaborato percorso di istituzione di ben due ZES interregionali. Questo significa favorire le dinamiche di sviluppo, soprattutto della portualità, sostenere la realizzazione delle infrastrutture necessarie ad implementare l’economia retro portuale con servizi essenziali, parchi industriali, trasporti e utilities.

  1. Presidente , molte definizioni delle aree della Zes ‘Adriatica’, se non tutte, sono passate dalla Sua ‘vision strategica’ di sviluppo del Sistema Portuale dell’Adriatico Meridionale, comprendendo anche le aree del Molise: dopo quattro anni dalla loro istituzione, possiamo dire che le Zes esistono ancora sulla carta? Forse è necessaria qualche riforma?

In realtà sarebbe riduttivo affermarlo. Infatti esistono e convivono due ZES: quella portuale e quella retroportuale. Il legislatore, molto opportunamente, ha attribuito alle Adsp, limitatamente al demanio marittimo incluso nel perimetro ZES, i poteri del commissario. Incluso quello di attivare, per ogni opera, tanto pubblica che privata, l’Autorizzazione Unica. Un procedimento di straordinaria efficacia, fortemente innovativo, che sostituisce ogni tipo di intesa, parere o autorizzazione e costituisce titolo edificatorio (può anche modificare gli strumenti urbanistici). Ebbene noi ce ne siamo già avvalsi per opere strategiche in tutti i porti del sistema. In ritardo sono le ZES retroportuali. Ma anche in questo caso molto si è fatto. Ad esempio sono state autorizzate ben due Zone franche, di cui una addirittura punto franco (Capobianco). E in ogni caso gli investitori nelle ZES hanno ottenuto, automaticamente, il credito di imposta. Con la ‘bollinatura’ del ‘nostro’ commissario ripartiremo di slancio. Ne sono sicuro.

  1. Presidente, modernizzare i porti meridionali necessitano ingenti risorse, soprattutto per potenziare le infrastrutture delle aree portuali, retroportuali e connesse: il Commissario straordinario, ing. Manlio Guadagnuolo, (nomina in corso di finalizzazione), senza una propria struttura tecnica, di fatto cosa può fare?

Le recenti modifiche della normativa Zes hanno potenziato moltissimo la struttura commissariale. Il commissario può dotarsi di una organizzazione propria di 20 persone, peraltro – per legge – dotate di adeguata professionalità ed esperienza, e quindi immediatamente operative. Per la sussiste già una sede in Bari presso la Camera di commercio. Inoltre il commissario può avvalersi delle strutture regionali e di altri enti locali. Noi, come Adsp, abbiamo già offerto il nostro sostegno e messo a fattori comune anche le infrastrutture fisiche e telematiche di cui disponiamo.

Le prospettive della Zes interregionale Puglia – Molise sappiamo che sono legate in particolare alla crescita dell’indotto generato dallo sviluppo della produzione energetica da fonti rinnovabili e idrogeno, nonché più in generale dalla green economy.

  1. Presidente, uno sviluppo sostenibile ambientale e post-industriale per una Puglia votata al turismo e per Brindisi che ancora ha da fare molta strada verso una città ‘turistica’, come possono convivere altre attività produttive nel polo di Brindisi, e mi riferisco all’energia, alla chimica e alla farmaceutica già presenti sul territorio?

In tutto il mondo industria e turismo convivono, e lo fanno benissimo. Il porto industriale di Dubai è contiguo a “The Palm” resort per multimiliardari. A Barcellona il porto commerciale, completamente artificiale, è divenuta la seconda attrazione dopo la Sagrada Familia. Lo stesso ad Anversa, Amburgo, Brema, Rotterdam o Amsterdam. Il paradigma è confermato in Italia dove Marghera convive con Venezia, Livorno con la Versilia, Genova con le Cinque Terre, Salerno con la Costiera amalfitana, e gli esempi potrebbero continuare all’infinito. Non vedo perché Brindisi non possa ambire a sviluppare la costa e la città turistica unitamente ad un retroporto industriale, tanto più che le esternalità ambientali di quest’ultimo si ridurranno. Piuttosto le funzioni devono essere “identificabili”. Ecco perché è necessario che le attività portuali maggiormente turistiche (Ro/Pax, crociere, diporto) siano collocate in prossimità del centro cittadino. Di qui la necessità degli accosti di Sant’Apollinare ovvero del completamento del sistema delle stazioni passeggeri.

Gli investimenti PNRR su porti, logistica, alta velocità, consentono finalmente al Sud di esercitare il suo ‘ruolo naturale’ di ponte infrastrutturale tra l’Europa e l’Africa.

  1. Presidente, non crede che sia giunto il momento di vedere realizzate opere che possano essere realmente integratori dei porti, della logistica e aree Zes per avere un ruolo importante proprio ora che tutto l’Occidente cerca di sviluppare partnership alternative per sottrarsi alla dipendenza da Mosca su gas e materie prime?

Lo sostengo sin dal mio insediamento. Oggi è una strategia del Governo convalidata da autorevoli studi scientifici (l’ultimo di Ambrosetti per il ministero della coesione). Il Meridione può essere l’hub dei nuovi corridoi energetici, specie con i Paesi Mena. Questo lo porrebbe in posizione privilegiata nello sviluppo con i predetti paesi anche di un più ampio corridoio logistico. Le infrastrutture relative all’affrancamento energetico dell’Italia hanno importanti ricadute occupazionali (10 posti di lavoro per ogni milione di investimento, tra fase costruttiva, occupati diretti ed indiretti) e per di più sono resilienti (sono infatti in grado di accompagnare la transizione passando da carburanti fossili ai nuovi carburanti carbon neutral). In questo settore esistono già investitori e progetti cantierabili.

  1. Molte Autorità di Sistema Portuale in Italia si stanno affannando in tanti progetti che riguardano i ‘corridoi energetici’ e la ‘green transition’, come può una Zes interregionale Adriatica competere in un orizzonte futuro del Mediterraneo?

Dipende moltissimo dalla consapevolezza dei decisori politici. Sicilia, Calabria, Toscana, Emilia e Friuli si stanno muovendo molto rapidamente per intercettare opere e finanziamenti. Credo che dovremmo fare altrettanto. Da un punto di vista geopolitico i nostri posti sono ideali per lo sviluppo dei corridoi energetici, essendo collocati all’inizio dell’Adriatico che, oggi, è un mare che vede un insperato aumento dei traffici. Sul versante green abbiamo ottenuto ingenti finanziamenti per l’elettrificazione delle banchine (cold ironing). Il successo però dell’alimentazione da terra delle navi è condizionato alla disponibilità di energia a prezzi competitivi rispetto ai carburanti tradizionali. Diversamente sarà un fallimento annunciato. Le comunità energetiche portuali potrebbero essere lo strumento adatto a coniugare sostenibilità ambientale con sostenibilità economica.

Nel settore turistico e in particolare quello delle crociere, possiamo dire che il Sistema Portuale, da Lei presieduto, ha retto alla crisi pandemica e sta reggendo anche alla guerra economica Russia-Ucraina-Europa. Grazie alle competenze, alle esperienze acquisite negli anni passati, il brand Puglia vedrà confermato anche per il 2023 la presenza delle più importanti Compagnie di crociere che scaleranno i porti della Puglia.

  1. Presidente, le nostre Università con i corsi post-laurea attivati in Puglia e a Brindisi in particolare, potranno sviluppare specializzazioni produttive, nuove competenze e una governance necessaria per realizzare una nuova visione di Sud Italia?

Indefettibile. Le travagliate vicende amministrative, e non solo, che hanno coinvolto la nostra come altre Adsp dimostrano l’inadeguatezza culturale e professionale della classe dirigente con cui ci confrontiamo. E’ necessario formare una nuova, consapevole, adeguata classe dirigente che possa – a tutti i livelli – sostenere lo sviluppo portuale e retroportuale. Sono contento che alcuni corsi di eccellenza si terranno presso la nostra Adsp grazie alla collaborazione con Università e Istituti di ricerca. Al corso che sta per partire, sulla gestione delle città porto, si sono iscritti funzionari del Mims, imprenditori di primaria importanza, presidenti di enti pubblici, dirigenti di enti locali oltre a diversi dipendenti Adsp. Credo che sia uno splendido segnale

Un’ultima domanda Presidente:
Nella speranza che i porti del Sistema del Mare Adriatico Meridionale incontrino voti positivi da parte degli Enti locali, nei confronti di una progettualità futura, se brevemente può illustrare le c.d. ‘comunità energetiche portuali’; sappiamo che è stato relatore nel convegno dedicato di Napoli, la scorsa settimana.

Vi ho fatto cenno prima. Sono uno strumento di cooperazione economica e di partenariato pubblico privato. Consentono di mettere a fattor comune, per di più godendo di significativi incentivi, ogni tipo di energia rinnovabile (FER, biogas, energia da end of waste, idrogeno, syngas etc). Ciò permette di costruire grid energetici in grado di sopperire alle esigente, pubbliche e private, di infrastrutture energivore riducendo impronta ambientale e costo economico dell’energia consumata. Una ottima intuizione del Ministro Giovannini. In alcuni porti, ove presenti insediamenti militari, le opportunità si moltiplicano perché si potranno consolidare comunità energetica portuale e comunità energetica militare (anche questa introdotta dal “decreto aiuti”).