I principali porti italiani e non solo hanno fissato obiettivi nella scia verde per essere porti a emissioni zero entro il 2040. Pensiamo ai molti porti del Mediterraneo romano e a quelli del nord dell’Europa.
Molti dei nostri porti, sono cambiati in maniera sostanziale, passando dall’essere un porto semplice ‘gateway’ per il trasporto marittimo a porto che sostenga le industrie locali per l’importazione e l’esportazione delle merci. In questa modalità operativa, i porti sono diventati più dei sistemi ‘eco’ che consentono a più soggetti (operatori portuali) di soddisfare una polifunzionalità integrata e non solo un ‘nodo’ di una logistica trasportistica, ancora da maturare.
In questa nuova prospettiva dei trasporti marittimi, le Istituzioni locali (i Comuni) hanno avuto ed hanno un ruolo importante in questa evoluzione.
Per il Governo, per il Comune della ‘città portuale’ e per gli attori privati, il porto si sta trasformando in un ‘centro – forza’ di accumulazione merci e/o container o ro-ro, impegnato congiuntamente con le AdSP a fornire i migliori servizi.
Si deduce tutto ciò dai decreti ministeriali italiani del Mims e dai documenti della Commissione Ue con cui si declina la digitalizzazione come strategia operativa che può consentire porti sostenibili, migliorando le loro prestazioni in una rete come nodo di trasporto, come nodo energetico e come nodo informativo/digitale, giungendo ad una maturità delle prestazioni portuali.
Le catene di approvvigionamento multimodali impiegano diversi vettori di trasporto e nodi di trasporto compresi i porti o terminal combinati. Nelle reti di filiera, le tecnologie digitali supportano più azioni, diversamente operative, in contemporanea, consentendo l’aggiornamento delle fasi di trasporto ex-ante ed ex-post di una data unità di carico.
In quest’ambito, i nodi di trasporto si comportano come sviluppatori della previsione portuale e della situazione portuale (di banchina o di terminal) per fornire servizi adeguati e conformi alle esigenze della domanda di trasporto. I porti come nodi di trasporto potrebbero offrire un futuro più sincronizzato delle catene di approvvigionamento marittimo; basti pensare a una pianificazione dei flussi merceologici con una gestione elastica delle fasce orarie (ancoraggio, ormeggio, carico/scarico merci, piazzale e consegna unità di carico al cliente). E’chiaro che tutto questo non si costruisce con un solo click!
I porti hanno anche una grande possibilità di agire come nodi energetici fornendo energia sostenibile ai vari sistemi di trasporto utilizzati.
Alla luce dei protocolli COP26 di Glasgow, affinché il settore diventi più sostenibile, sia il trasporto marittimo e sia quello ferro-gomma, i porti possono contribuire all’introduzione di energia sostenibile. Il porto come nodo di trasporto sostenibile genera quindi servizi aggiuntivi che creano valore per i suoi clienti, proprietari e il mondo esterno.
La digitalizzazione consente a un porto di diventare non solo un nodo di trasporto, ma anche nodo di informazione, fornendo uno strumento importante per essere meglio integrato nella catena di approvvigionamento. Il porto come nodo digitale è anche nodo logistico e di trasporto sostenibile, nodo energetico e nodo informativo. In questo scenario, diventa fondamentale l’azione di un Sistema portuale di concerto con Comune e Regione sul ‘come’ organizzare le proprie infrastrutture digitali per fornire risultati positivi e desiderati. Un porto come ‘consumatore’ e come ‘fornitore’ allo stesso tempo di informazioni/servizi digitali, per essere efficiente, sostenibile e resiliente nei suoi ruoli complementari di nodo di trasporto, energie e informazione: porti come nodi di interoperabilità (connessione agile), modularizzazione (supportare diverse applicazioni) e standardizzazione per consentire di ridurre i costi di investimento per connettersi.
Abele Carruezzo