Sostenibilità: modo normale di fare affari e produrre servizi

La sostenibilità dei porti non è solo ambientale; se un’infrastruttura, un allargamento di un canale, dragare una zona di mare o di un fiume sono importanti per rendere sostenibile, sicuro ed etico un servizio marittimo/portuale, allora è un dovere eseguirli e non solo raccontarli.

Negli ultimi vent’anni, molti accademici, consulenti, manager e dirigenti lungimiranti hanno promosso un approccio teorico-modello si direbbe – per permettere a un’azienda di prosperare portando avanti una linea più verde e socialmente responsabile. Il discorso è valido anche per una , una casa di spedizioni marittime/aeree, di un porto e/o sistema portuale e di una nave perché aziende che operano dei servizi che hanno rilevanza sociale ed economica.

La filosofia di tale approccio teorico e sistemico consiste nell’impegno di un’azienda a misurare la propria performance in materia di sostenibilità e a divulgare i risultati. Questo comporterebbe per l’azienda di migliorare la sua performance in materia di ambiente, impegno sociale e (definito oggi, bilancio ESG- Environmental, Social, Governance); proprio perché tutto quello che è misurato, può essere gestito; tale performance garantisce agli azionisti migliori rendimenti; gli investitori e consumatori di tali prodotti e/o servizi si sentono ricompensati da tali azioni green.

La sostenibilità e gli sforzi per il clima sappiamo che oggi sono i protagonisti delle scene globalizzate. Sotto la pressione di consumatori, azionisti e investitori, quasi tutte le aziende stanno lavorando per trovare modi per creare un valore ambientale e sociale misurabile, oltre al valore economico convenzionale.

Una delle sfide centrali dello è la richiesta di scelte nuove e innovative e di un diverso modo di pensare. Lo sviluppo della conoscenza e della tecnologia, è noto, contribuisce alla crescita economica e, allo stesso modo, offre la potenzialità per gestire i rischi e le minacce verso la sostenibilità delle nostre relazioni sociali e degli impatti ambientali ed economici.
Le innovazioni e le nuove conoscenze nel campo della tecnologia, del management e delle politiche socio-economiche (public policy) sfidano le aziende di tutti i settori industriali e post-industriali (e della transizione ecologica) a compiere nuove scelte su come i loro prodotti, servizi, operazioni e attività impattano sulla Terra, sulle persone e sulle economie.

Per questo è necessaria la trasparenza sugli impatti sociali, ambientali ed economici: come componente fondamentale nella gestione di relazioni efficaci con gli , nelle decisioni di investimento e nelle altre relazioni di mercato. Gli stakeholder possono comprendere sia coloro che ‘investono’ nell’organizzazione (ad esempio, dipendenti, azionisti, fornitori) sia coloro che hanno altri tipi di rapporti con l’organizzazione (ad esempio, soggetti vulnerabili nella comunità locale, società civile). E allora, per comunicare in modo trasparente, sarà necessaria una visione globalmente condivisa di concetti e linguaggi e che sia standard.

Infatti, la missione del Global Reporting Initiative (GRI) è quella di soddisfare questo bisogno: creare un sistema credibile e attendibile per il reporting di sostenibilità, utilizzabile da organizzazioni di qualsiasi dimensione, settore o paese; cioè dati sulla performance, informativa sulla modalità di gestione, reporting, narrazioni su temi e dilemmi.

Già un numero considerevole di aziende compila rapporti di sostenibilità sociale usando i criteri della GRI e tale numero si è centuplicato negli ultimi vent’anni.
Tuttavia, recenti analisi di reporting di varie aziende dimostrano che l’impatto del metodo di misurazione e divulgazione è stato sopravvalutato. In questi stessi vent’anni si è assistito a un boom dei rapporti di sostenibilità e degli investimenti ESG, con le emissioni di anidride carbonica che hanno continuato ad aumentare, e i danni ambientali si sono intensificati.

Anche le disuguaglianze sociali sono in aumento: per esempio, negli Stati Uniti il divario fra la retribuzione dell’amministratore delegato medio e il lavoratore medio si è allargato, nonostante ora esista l’obbligo di comunicare questo rapporto, per le società quotate in borsa.

Questo dimostra che i rapporti di sostenibilità non sono un indicatore di progresso. La misurazione spesso è disomogenea, incompleta, imprecisa e fuorviante, soprattutto in ambito dei trasporti marittimi, fra porti dello stesso sistema portuale. E i titoloni che sbandierano nuovi e decisivi progressi sul fronte della trasparenza e degli investimenti socialmente responsabili spesso sono solo greenwishing; l’ossessione per questi rapporti di sostenibilità può finire per rappresentare addirittura un ostacolo al progresso, perché distrae dalla necessità molto concreta di introdurre cambiamenti della mentalità, della regolamentazione e del comportamento delle imprese e aziende marittimo/portuali.

I progressi della tecnologia (intelligenza artificiale, satelliti, sensori, blockchain e così via) hanno offerto alle aziende nuovi strumenti per misurare e monitorare il loro impatto ambientale.

Per avere un quadro completo della propria impronta ecologica, un’azienda deve misurare tre tipi di emissioni: quelle prodotte dalle sue strutture e dai suoi veicoli (pensiamo alle flotte di navi), che quindi sono sotto il suo controllo diretto; quelle associate all’ elettrica che acquista e tutte le altre emissioni a monte e a valle del suo processo , incluse quelle generate da fornitori e distributori, dai viaggi d’affari dei dipendenti e dall’uso che viene fatto dei prodotti e servizi forniti dall’azienda.

La maggior parte delle aziende sul mercato usa cliché di sostenibilità più comuni, comprese frasi come ‘il nostro impegno’ e ‘insieme, possiamo’. È una trappola in cui siamo caduti spesso in passato, ma che non dobbiamo ricadere.

Oggi non si tratta semplicemente di consumare ‘verde’, ma di una profonda trasformazione del consumo in generale, una new vision di capitalismo: riparare e riutilizzare, scambiare prodotti in ambiente di circular economy. Il consumo della ‘Generazione Z’ come ‘unico, illimitato ed etico’ sarà un cambiamento significativo nel comportamento di acquisto. Si parte dalle catene di approvvigionamento come priorità, poiché una parte importante delle emissioni di carbonio è causata dalle catene di approvvigionamento. E’importante che le aziende inizino con un design di prodotto sostenibile in modo che possa tornare a migliorare le infrastrutture per consentire sempre a più persone di riciclare.

La sostenibilità non è solo ambientale, ma include molte dimensioni nelle aree chiave: ambientale, sociale ed economica. Occorrono più i fatti/azioni rispetto ai rapporti e una maggiore trasparenza nel processo decisionale aiuterà la tua organizzazione e gli altri. E’ necessario uno sforzo globale e questa prospettiva deve essere al primo posto quando si lavora in un’organizzazione globale. Sia che si tratti di investimenti nella catena di approvvigionamento o nell’infrastruttura, occorre identificare le opportunità di cambiamento a cui dare priorità, perché questo ha il maggior potenziale di impatto sul cambiamento. Reinventare il fraseggio e le storie in base al crescente livello di consapevolezza, giustizia sociale e visioni multidimensionali che stanno influenzando il lavoro. Non si deve solo esprimere il cambiamento; ma essere attori principali del cambiamento.