La cecità delle Amministrazioni Regionali e Comunali in merito alla chiusura, con conseguente cancellazione del porto di Arbatax, è imbarazzante. Negli anni abbiamo assistito ad una serie di proclami, convegni e dichiarazioni che hanno dimostrato essere mera propaganda politica. Oggi assistiamo alla sconfitta schiacciante di una classe amministrativa, che mette in luce l’inadeguatezza di chi dovrebbe tutelare gli interessi dei sardi con i denti ma non fa nulla.
Certo Arbatax non è Olbia, Cagliari o Porto Torres. In Ogliastra si fanno mille progetti ma ci si dimentica che sono tutti destinati a fallire: senza un punto logistico come il porto e delle tratte certe, nessun progetto può trovare la via del successo!
Il porto di Arbatax è il paradosso per eccellenza: mentre nel resto del mondo le città con i porti godono di un vantaggio geostrategico irrinunciabile che crea ricchezza, ad Arbatax si vuole creare il deserto.
Le essenziali funzioni individuate nei porti sono:
Approvvigionamento energetico: la maggior parte del rifornimento del greggio e degli idrocarburi avviene a mezzo nave, oggi abbiamo un orientamento verso il bio metano che richiede Stazioni di bunkeraggio su tutto il litorale. (Non dimentichiamo che Arbatax è al centro del Tirreno e dei suoi flussi marittimi).
Supporto alle aree produttive e di consumo di dimensione regionale e interazione con comparti industriali locali.
Gates delle linee regolari di cabotaggio.
Collegamenti con le aree insulari (continuità territoriale): principale via di comunicazione in alternativa alla rete stradale.
Funzione passeggeri, turistico-crocieristica: realtà in via di espansione e settore economico con trend in crescita.
Si parla di polo nautico, dimenticando che non potrà mai decollare se non esiste un servizio di trasporto via mare all’altezza di far arrivare i materiali e macchinari utili alla costruzione, manutenzione e gestione di tale tipologia di mercato.
Si parla di turismo, dove molti paesi dell’Ogliastra, della Barbagia e del Serrabus stanno facendo enormi sacrifici al fine di uscire dall’atavico isolamento e che oggi si trovano ad avere la porta di casa chiusa per scelte politiche che ignorano totalmente il benessere dei cittadini, lo sviluppo equo di tutte le province di un’isola.
E’ semplicemente assurdo pensare che un turista, oggi, debba percorrere tre ore di strada per arrivare nelle nostre province; la politica dimentica che il vacanziere odierno, se benestante, fa al massimo 10 giorni di vacanza e perdere ulteriori due giorni della stessa in viaggio è un assurdità. La politica, tutta, dimentica le migliaia di Sardi delle zone interne e dell’Ogliastra che sono immigrati in Toscana, nel Lazio e nelle regioni limitrofe, come i proprietari toscani, laziali che hanno la casa al mare nelle province adiacenti il porto di Arbatax. Un Piano Regionale dei trasporti osceno ed improponibile pretende di congestionare tutto il traffico su Olbia e su Cagliari.
Le strade sarde non sono note per la loro eccellenza, ma per i loro disagi: sono mulattiere a due corsie asfaltate, pericolose e che ogni anno seminano morte. La scelta scellerata di chiudere le linee marittime con Arbatax farà riversare sulle strade isolane centinaia di mezzi pesanti, ma evidentemente questo non importa a nessuno. Se da una parte si fanno proclami e grandi seminari e convegni sulla riduzione del traffico su gomma e sulla riduzione dell’inquinamento, dall’altra si fa esattamente il contrario, a dimostrazione dell’incoerenza di chi governa e di chi gestiste la cosa pubblica.
Arbatax muore non per volere di un armatore ma per volere della politica, di scelte scellerate e del menefreghismo o degli interessi di certi politici.
Ad Arbatax, ultimamente si parla di ZES, ma nessuna zona economica speciale può essere sostenuta e avvallata senza la logistica, senza il traffico generato dalla presenza di un porto. Chi è stato eletto a livello locale, regionale e nazionale per difendere e rappresentare noi Lavoratori e comuni cittadini, vive svincolato dalla realtà.
Assistere a stupide dispute politiche tra schieramenti diversi è imbarazzante e denota immaturità politica e civica. In un momento come questo non abbiamo ancora sentito la proposta di unirsi, ognuno con il suo colore politico, e lottare per non perdere il diritto alla mobilità. Si pensa a riproporre una provincia sonoramente bocciata dalla popolazione attraverso il referendum, si pensa a trenini verdi che, senza il turismo generato dal traffico portuale non hanno senso di esistere, e non si capisce che anche questo progetto è legato a filo diretto con il porto.
Arbatax si trova al centro della Sardegna, in una posizione che permette ai cittadini di raggiungerla facilmente, Olbia è lontana e difficile da raggiungere. Basti pensare al periodo invernale, attraversare il valico di Silana o di Correboi, anziani costretti a lunghe ore di viaggio in macchina su strade impervie e pericolose. Non esiste neppure un servizio bus che permetta di arrivare in tempi celeri a Cagliari o ad Olbia. Il viaggio sui mezzi pubblici è un odissea che dura dalle 3 alle 4 ore con bus senza servizi igienici.
E’ stato compilato e presentato un questionario sui porti, un questionario ad hoc per dimostrare che Arbatax non ha senso di esistere. Vorrei ricordare che Arbatax non funziona per alcuni motivi.
– Orari di arrivo a Civitavecchia sbagliati: non esiste arrivare alle 10:00 del mattino, si doveva lottare per avere un arrivo alle 07:00.
– Giorni di partenza delle navi completamente sbagliati: gli autotrasportatori non se ne fanno nulla di una nave che parte il sabato notte, in quanto sono costretti ad una sosta forzata nel porto di Civitavecchia la domenica, economicamente una follia!
– Linee sbagliate: la soppressione della rotta per Genova doveva essere motivo per gli amministratori di battersi per la rotta su Livorno o Piombino, visti i reali numeri di passeggeri e merci da e per quei porti.
– La totale mancanza di investimenti nel Marketing: il porto non viene pubblicizzato negli eventi Internazionali e Nazionali e non si può pensare di andare avanti con il semplice passaparola.
Bisogna pensare alla digitalizzazione, all’inserimento nello Shipping 4.0 che è il processo di trasformazione verso Smart Shipping e Smart Ports. Non conosciamo i progetti che ci sono intorno al porto, però sappiamo che molti sono basati sulla teoria e non tengono minimamente conto dell’organizzazione della Logistica e dello Shipping odierno. Sono basati su qualcosa di ormai passato e non più al passo con i tempi. Sono scritti e studiati da chi non ha mai vissuto realmente il mare e tutte le sue dinamiche, spesso senza chiedere il parere o il consiglio di figure professionali realmente capaci di intercettare quei flussi e segmenti di mercato proiettati al futuro e non fossilizzati su quello che era il mondo dei trasporti e delle navi del passato.
Abbiamo anche sentito parlare di riclassificazione del porto di Arbatax, dimenticando che se vengono cancellate le linee marittime neppure questa proposta potrà essere sostenuta perché cadrebbe uno degli elementi fondamentali della classifica: l’interesse nazionale del Porto. Senza linee il porto non avrebbe alcun interesse né Nazionale né Regionale.
Si parla di passaggio all’Autorità di Sistema ma abbiamo paura che anche questo serva a poco senza linee marittime, se non a trasformare il porto in una sorta di bancomat delle concessioni. Ben venga l’Autorità di sistema, ma che porti con essa traffico marittimo, elemento imprescindibile per ogni futuro sviluppo.
La politica dimentica che gli aiuti vanno dati a quei porti disagiati, quelli con scarso traffico e non a quelli perfettamente serviti da più linee marittime. Questa è vera equità e vero risparmio di fondi! In ogni caso sono del parere che tutti i porti maggiori di un’isola debbano essere sostenuti, perché le navi e le linee marittime esistono perché esistono le Isole non le Penisole, perché dalle isole ci si sposta via mare o via aria.
Cari politici restiamo in attesa di proposte e lotte serie: le chiacchere lasciamole ai giorni che precedono le elezioni. Ora è il momento di fare, di mettervi alla testa dei cittadini e battere i pugni sul tavolo per difendere i loro diritti, senza ordini di scuderia e senza filosofeggiare in tipico stile politichese.
GianGiacomo Pisu
Consigliere Nazionale Unione Piloti