Roma. Il ricorso delle sedici Autorità di Sistema Portuale (AdSP) al Tribunale dell’Unione Europea contro la Decisione dell’Antitrust di tassare i porti italiani è stato depositato. Il ricorso è stato coordinato da Assoporti e oggi illustrato e commentato on-line dal Presidente Daniele Rossi, unitamente al Presidente dell’AdSP Mar Adriatico Meridionale, Ugo Patroni Griffi, e al Presidente dell’AdSP del Mare di Sardegna, Massimo Deiana. Questi ultimi hanno coordinato l’azione legale di un pool di avvocati esperti del settore: Avv.ti Prof. Francesco Munari, Prof. Gian Michele Roberti, Prof. Stefano Zunarelli e Isabella Perego.
Nel presentare il ricorso, il Presidente Prof Patroni Griffi ha puntualizzato le ragioni e l’utilità del ricorso, indipendentemente dalla procedura legale. Il ricorso ha una sua utilità che non dipende dal contingente e traccia, in maniera molto chiara e inconfutabile, che il nostro modello di organizzazione e gestione portuale è un “modello non equivalente e non assimilabile alle portualità di altri Paesi dell’Ue”.
Perciò, le AdSP e le sue attività non sono estensibili al modello di ‘enti privati’. Le AdSP sono lo “Stato”e le proprie attività sono di “pubblica amministrazione” e paragonabili a Enti Territoriali. Le AdSP gestiscono un patrimonio che non dell’AdSP, ma dello Stato che attraverso il demanio marittimo promuove e sviluppa la propria portualità.
“Il ricorso – ha rilevato Patroni Griffi – è una scelta per garantire la legislazione italiana e un Paese, l’Italia, ad avere un modello di organizzazione e gestione dei porti proprio, anche se unico, come lo è, rispetto agli altri”. “Il ricorso – afferma Patroni Griffi – è importante anche come ‘strumento-operativo’per una scelta di conoscenza e di verità nei confronti di una ‘Politica’ rimasta minore, sui temi della portualità italiana, nei confronti dell’Unione europea in questi ultimi anni.”
Il Presidente Massimo Deiana, prendendo la parola ha dichiarato che “… Questo ricorso non è una battaglia contro l’Ue, ma è un riconoscimento a rispettare l’Istituzione unitaria europea e soprattutto nel rispetto dell’Italia”.
“La Commissione – ha proseguito Deiana – ha operato in maniera ‘discutibile’ inanellando una serie di errori interpretativi, dimostrando di non conoscere la storia della portualità italiana.” Sicuramente, il criterio operato e declinato dalla Commissione – quell’unionale della libera concorrenza – non è l’unico principio, ve ne sono altri che la stessa Commissione non vuole riconoscere. “Si tratta – ha concluso il Presidente Deiana – di una intromissione da parte dell’Ue, ‘quasi illecita’, nella sovranità di uno Stato sulla gestione e organizzazione dei propri porti”.
L’orientamento della Commissione Ue non è sicuramente condiviso dall’Italia per i motivi esposti sopra e non soltanto per le implicazioni di natura economica e strategica. Il ricorso, di 52 pagine, chiede al Tribunale di annullare la decisione della Commissione e condannarla al pagamento delle spese. E’ naturale chiedersi a chi giova questa violazione da parte dell’Ue dei principi e diritti generali dell’Unione e norme di diritto primarie a garanzia dell’Autorità e Autonomia di uno Stato membro?
Le Autorità di Sistema Portuale rivendicano il ruolo che la legge attribuisce loro, cioè quello di enti pubblici non economici, diretta emanazione dello Stato, per cui non tenuti al pagamento delle tasse. Attualmente, non esiste altro modello di organizzazione e gestione dei nostri porti. Le prerogative attribuite alle AdSP dalla legge sono “le medesime riconosciute alle altre entità territoriali o infrastatali come le Regioni e i Comuni”. Infatti, i porti italiani sono sottoposti “all’indirizzo e alla vigilanza del Ministero Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili e la gestione finanziaria è soggetta al controllo della Corte dei Conti.
P.S. Per opportuna conoscenza e studio dei fatti si allega il ricorso.
http://www.ilnautilus.it/wp-content/Documenti/Ricorso Tribunale AdSP per dep.pdf