Lo Short Sea Shipping, il trasporto marittimo a corto raggio in rapida crescita in Europa, entra a far parte di un modello globale in cui i paesi costieri e tutte le regioni stanno spingendo affinché i sistemi di trasporto diventino più efficienti, meno dispendiosi, ma soprattutto più sostenibili.
In un recente studio, l’Unione Europea ha cercato di affrontare le conseguenze negative dovute al trasporto su strada (congestione, impatto ambientale, inquinamento) e ha così definito obiettivi più chiari per un sistema di trasporto efficiente e pulito partendo proprio dai principali attori della rete intermodale: i porti.
Uno di questi obiettivi è integrare il trasporto marittimo a corto raggio (Short Sea Shipping) nell’intera catena logistica, ampliando la funzione del trasporto ferroviario o per le vie d’acqua, incluse quelle interne navigabili, riducendo così l’impronta ecologica che deriverebbe dal trasporto su strada. Sebbene adottare il trasporto marittimo a corto raggio può contribuire a risolvere le questioni ambientali dell’Europa sul taglio delle emissioni da trasporto del 60% entro il 2050, resta sospesa la problematica inerente l’adeguamento dei porti europei nel Mediterraneo (inclusi i porti del Mar Nero), che dovranno garantire infrastrutture e tecnologie per il suo corretto funzionamento.
Per quest’ultimo s’intende: carburanti alternativi, strumenti per la digitalizzazione, per la gestione dei rifiuti e per la fornitura di energia rinnovabile. Il trasporto marittimo a corto raggio, dunque, non è solo una questione di abbattimento del numero dei mezzi su gomma. Si tratta, invece, di trovare alternative di trasporto verdi e innovative per migliorare il flusso logistico degli spedizionieri, offrendo loro un’alternativa di trasporto sostenibile.
Sono molte, e buone, le ragioni per abbracciare il cosiddetto Short Sea Shipping ed espandere le rotte nei nostri mari europei. Tra questi figurano benefici ambientali e finanziari. La maggior parte dei paesi sviluppati, infatti, trasporta le proprie merci avvalendosi delle autostrade interne. Questo però, a un livello globale, sta causando un crescente movimento annuale di merci. Per gestire questa domanda, vengono adoperati un numero maggiore di autoarticolati e così, di conseguenza, si assiste ad un aumento della congestione autostradale, dei tempi di viaggio e delle inefficienze nella consegna delle merci. Inoltre, non bisogna sottovalutare l’impatto ambientale causato dall’impennata del traffico. Ricordiamo, come dichiarato nella COP 21 (Climate Change Conference), il cambiamento climatico rappresenta oggi un’urgenza e una potenziale minaccia irreversibile per la società umana ed il pianeta. Ed è quindi fondamentale accelerare la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e anche di emissioni inquinanti.
Un piccolo grande passo verso questo obiettivo è possibile abbracciando il concetto di Short Sea Shipping. I vantaggi che ne derivano includono: la riduzione dell’uso del carburante, delle emissioni di contaminanti atmosferici (CAC), della congestione del traffico e del rumore legato ai trasporti. Inoltre, gli spedizionieri ricevono le loro merci in modo affidabile e tempestivo. A differenza del trasporto su strada, più soggetto a ritardi e flussi logistici irregolari a causa della congestione, il trasporto marittimo a corto raggio consente partenze e arrivi programmati. In ultima analisi, esiste una certa convenienza nelle tariffe. Infine, consentirebbe agli spedizionieri di aggirare gli elevati tassi di nolo del trasporto su ruote, eliminando inutili supplementi.
Elide Lomartire