Bruxelles. Il tema dei flussi migratori è da anni al centro dei dibatti istituzionali a livello europeo, con un accento in particolare sulla necessità di deliberare il quadro comune in materia di asilo e protezione internazionale. Il nuovo ‘Patto sull’Immigrazione’, approvato fine settembre 2020, è stato definito come ‘una soluzione europea per ripristinare la fiducia tra gli Stati membri e la fiducia dei cittadini nella capacità, come Unione, di gestire la migrazione’, soprattutto nell’affrontare in modo radicale i problemi relativi a questo tema.
Sin dal 1997, l’Unione Europea ha avuto un quadro normativo in materia d’immigrazione che nel tempo è diventato un regolamento: il Regolamento di Dublino. Esso definisce i criteri di determinazione dello Stato membro che è responsabile dell’esame delle domande di asilo. Il criterio principale è il Paese di primo ingresso: nel concreto, è responsabile della gestione delle domande di asilo l’Autorità competente del primo Paese in cui un rifugiato è giunto. Questo ha causato notevoli ‘asimmetrie nei meccanismi di gestione dei flussi migratori’, poiché è logico che i Paesi responsabili sono necessariamente quelli alle frontiere esterne, nello specifico Italia, Grecia e Spagna.
Il tempo ha reso evidente che il criterio di Dublino summenzionato non riflette due valori fondamentali dell’Unione Europea: la solidarietà e la cooperazione fra Stati. Il nuovo ‘patto’ favorisce una politica comune europea in materia di migrazione; fornisce gli elementi per comporre un approccio globale alla migrazione e alla tanto auspicata cooperazione fra Stati. Nel concreto, si propone di introdurre l’obbligo per gli Stati membri di agire in modo responsabile e solidale e garantire che l’Unione adempia i propri obblighi umanitari attraverso un sistema di contributi flessibili. Così sulla carta ma non nei fatti!
Armatori e sindacati dei marittimi. Associazioni europee del cluster marittimo, come ECSA (European Community Shipowners’Associations), ETF (European Training Foundation), ICS (International Chamber of Shipping) e ITF (International Transport Workers‘Federation) chiedono alla Commissione Ue di rivedere il “Patto sull’immigrazione” poiché crea dei problemi alle navi mercantili che operano il soccorso in mare. Non solo in Italia, ma in tutta l’Europa, prima di sbarcare gli immigrati salvati in mare dalle varie navi, occorre stabilire con sicurezza la loro distribuzione in vari Stati disponibili per l’accoglienza. Prima stabilire quali Stati possono garantire l’accoglienza e poi sbarcare i migranti in un porto sicuro.
Il caso. Il mercantile ‘Maersk Etienne’, avendo soccorso in mare persone in difficoltà, è stato costretto a modificare il proprio itinerario e rimanere in ‘stallo’ aspettando le decisioni del patto sull’immigrazione. Dopo 40 giorni in mare le persone soccorse dal mercantile ‘Maersk Etienne’ e trasferite sulla nave Ong ‘Mare Jonio’ sono finalmente sbarcate a Pozzallo, in Sicilia il 12 settembre. La nave da carico Etienne, della Compagnia di navigazione Maersk Tankers, aveva prelevato i 27 migranti (tra cui un bambino ed una donna incinta) il 4 agosto nelle acque tunisine, dopo che il suo equipaggio era stato avvertito della richiesta di soccorso dall’Ente di soccorso per i migranti Sea-Watch. E’chiaro che tutto questo tempo, in attesa che venisse comunicato al comando della nave il porto dove sbarcare le persone salvate si è tradotto in una evidente perdita economica, non ottemperando i tempi di consegna delle merci come da polizze di carico.
La lettera congiunta. L’ECSA, l’ETF, l’ICS e l’ITF hanno inviato una lettera congiunta al presidente della Commissione Von der Leyen, al vice presidente Schinas, al commissario Johansson e al commissario Vălean ribadendo la loro richiesta alla Commissione europea di dare seguito alla promessa di garantire uno sbarco rapido e prevedibile delle persone in pericolo in mare salvate da navi mercantili e dai loro equipaggi.
“Troviamo importante sottolineare che quando le navi mercantili soccorrono persone in difficoltà, lo fanno per adempiere agli obblighi umanitari e in adempimento ai loro obblighi di diritto internazionale. È della massima importanza che siano, quindi, rassicurati sul fatto che gli Stati stanno anche adempiendo alle loro responsabilità ai sensi del diritto internazionale e cooperano per garantire che alle navi mercantili sia garantito uno sbarco sicuro, rapido e prevedibile”, hanno scritto le parti sociali marittime nella loro recente lettera congiunta.
“È urgentemente necessario rivedere e completare il Patto. Il costante incoraggiamento della Commissione a tutti gli Stati membri ad adempiere ai propri obblighi internazionali e a cooperare e coordinare gli sforzi in un approccio solidale / di condivisione degli oneri è necessario per garantire alla flotta mercantile e ai loro equipaggi sbarchi sicuri, rapidi e prevedibili quando soccorrono persone in difficoltà a mare ”, è sottolineato nella lettera.
La Commissione. Lo staff del gabinetto del Commissario per gli affari interni, Ylva Johansson, ha incontrato i rappresentanti dell’ECSA e dell’ETF e ha rassicurato che la Commissione comprendeva la loro preoccupazione e la necessità di un chiaro sostegno pubblico e che avrebbe esplorato tutte le opzioni per chiarire il proprio sostegno e raccomandare l’azione degli Stati membri.
Sebbene le parti sociali del cluster marittimo apprezzino le rassicurazioni del sostegno, considerano il ‘Patto sull’immigrazione’ insufficiente per far fronte alle preoccupazioni della flotta mercantile e dei loro equipaggi. Pertanto, le quattro organizzazioni richiedono un’azione correttiva da parte della Commissione per dimostrare il proprio sostegno pubblico. L’ECSA, l’ETF, l’ICS e l’ITF lo considerano una questione urgente e restano pronti a lavorare con la Commissione su questo tema.