Per Adesso Trieste i soldi del Recovery Fund vanno investiti in un parco eco-produttivo nell’area

IDEE FALLIMENTARI E SUPERATE PER CON I SOLDI DEL RECOVERY FUND? MEGLIO INVESTIMENTI PRODUTTIVI, NEL RISPETTO DEL LAVORO E DELL’

«Il Recovery Fund è un’occasione straordinaria per Trieste. Le previsioni di potenziamento al servizio del Porto, senza riferimenti inopportuni all’Alta Velocità che nulla ha a che fare con il delle merci, così come l’elettrificazione delle banchine, sono due prospettive che rafforzano ulteriormente un modello di compatibile con l’ambiente e la dignità del lavoro».

I portavoce di Adesso Trieste Giulia Massolino e Riccardo Laterza intervengono sul dibattito in corso sul futuro del Porto Vecchio con l’uso di fondi provenienti dal cosiddetto Recovery Fund.

«Ciò che invece si pone completamente al di fuori della complessiva del Recovery Fund, ma anche da qualsiasi logica di buonsenso, è l’ossessiva riproposizione della trasformazione del Porto Vecchio in “attrattore -culturale”. Un’ipotesi che, se già prima della pandemia era debolissima sotto il profilo del valore aggiunto, delle ricadute occupazionali e della riconversione del sistema economico triestino, oggi risulta ancora più fallimentare».

«La turistificazione del Porto Vecchio non garantisce benessere alla città, ma solo profitti per pochi, e lavoro dequalificato per gli altri. Le risorse dovrebbero essere destinate invece ad una trasformazione dell’area in senso eco-, che sfrutti i vantaggi competitivi del e i collegamenti logistici che già sono presenti, attirando investimenti industriali in connessione con l’ecosistema della ricerca, della formazione e della cultura presente in città».

Se il Piano del Governo nazionale dimostra una forte miopia, aggravata dallo scavalcamento del confronto con Parlamento, Regioni, Comuni e parti sociali, quello regionale non è da meno. La proposta dell’assessore Callari è di “investire” 150 milioni di euro per spostare gli Uffici della Regione nel Porto Vecchio – peraltro nelle aree in concessione a Greensisam, sulle quali ancora grava un contenzioso tra Comune e concessionario in relazione alle opere di urbanizzazione – generando altrettanti vuoti immobiliari nel centro città e sperperando le risorse pubbliche che dovrebbero essere invece destinate al bene della cittadinanza. Senza dimenticare che si tratta di una proposta arrivata prima di una sua discussione in : per il Governo, la Regione e il Comune il confronto democratico sembra essere una questione di secondo piano.

«Trieste merita di meglio. Merita una politica che risponda ai bisogni dei suoi cittadini, che punti a renderla una città veramente mitteleuropea e internazionale, che garantisca una prospettiva di sviluppo rispettosa dei diritti e dell’ambiente, che si confronti con le parti sociali, che abbia fiducia nell’intelligenza dei suoi cittadini, restituendo loro potere e protagonismo. Noi triestini abbiamo il diritto di decidere su ciò che riguarda il nostro futuro, e su come investire le risorse pubbliche per raggiungere gli obiettivi di una società più giusta, compatibile con l’ambiente, finalmente ricca di opportunità».

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