Dalla crisi libica al braccio di ferro tra Germania e Turchia

Berlino. Le rotte del Mediterraneo centrale, abbiamo scritto più volte, servono a Erdogan per fare pressione sull’Europa; un’Europa afflitta dalla pandemia e dalle diatribe di divisioni politiche su come concedere prestiti del Recovery Fund. Il controllo delle vie marittime rimane sempre indispensabile per il benessere e il progresso di una nazione; e dopo la Brexit, l’Europa dispone solo di mezzi navali italiani e francesi per gestire un adeguato controllo garantendo un’efficace sicurezza ai flussi merceologici ed energetici che attraversano quelle zone marittime.
Scenario. Era l’agosto scorso quando il Ministero degli Esteri turco aveva criticato la per la sua partecipazione alla missione Ue “Irini”con l’invio di una sola unità militare per sorvegliare l’embargo sulle armi in Libia, con un mandato di cinque mesi e il divieto per i militari di scendere a terra previ-covid-19.

Irini mission. In particolare, l’operazione Irini, – missione aero-navale nel Mediterraneo Orientale, il cui nome viene dal greco “pace”, per cui  si lancia il messaggio di “pace per la Libia” – consiste nel condurre attività di interdizione marittima selettiva (Maritime Interdiction Operations – MIO) esercitando il diritto di visita a bordo dei mercantili in transito nell’area di operazioni – e in – sospettati di trasportare armi o materiale a queste collegato, previa richiesta del consenso dello Stato di bandiera (Flag State consent), con facoltà di disporre il sequestro e la distruzione delle armi eventualmente rinvenute a bordo delle unità ispezionate. Nel caso in cui lo Stato di bandiera del mercantile da ispezionare non risponda alla richiesta, l’attività ispettiva potrà essere comunque condotta dopo che sono trascorse quattro ore (of good faith effort) dalla richiesta stessa durante le quali è stato profuso ogni possibile sforzo per ottenere detta risposta.

La missione Irini ha anche il compito di controllare e sorvegliare informazioni sulle esportazioni illecite di petrolio dalla Libia, oltre al controllo del supporto formativo della Turchia alla libica. La missione nasce a seguito del progressivo deterioramento delle condizioni di stabilità in Libia; l’UE approva tale strumento militare al fine di implementare l’embargo di materiale bellico da/per la Libia, come risulta dall’accordo dei Ministri degli Affari Esteri dell’ (17 febbraio 2020), sulla gestione della crisi nel Mediterraneo e per dare concreta applicazione a quanto emerso durante la Conferenza di Berlino (19 febbraio 2020).

Il caso. L’altro giorno, domenica 22 novembre, la fregata tedesca “Amburgo”, sotto operazione Irini, ha provato ad avvicinarsi alla nave turca “Roseline-A”, una da 16.000 tonnellate, per un’ispezione in acque internazionali a largo di , nella Cirenaica, ma la sua richiesta non è stata accettata. Il Governo turco ha protestato con il Comando della missione Ue, esercitato da un Ammiraglio italiano, accusandolo e sostenendo che il procedere con l’abbordaggio è un atto di violazione della legge sul mare. Naturalmente la Germania si difende e contrattacca la Turchia di impedire la normale ispezione, avvenuta anche dopo le quattro ore di attesa secondo il Flag State consent. Tutto questo ha sollevato un caso diplomatico, perché si apre uno scenario che investe non solo la Germania e la Turchia, ma anche la itera e le relazioni con l’America, in linea con le ultime dichiarazioni di Joe Biden: “Un’Ue forte è interesse degli Usa”.

Così, ancora una volta,  il Mediterraneo diventa scena di confronto politico forte:  tra la Francia e Turchia per i fatti libici; tra Turchia e l’Europa per via delle sanzioni economiche da un lato e per l’altro la ricerca di dialogo da parte di Erdogan; tra la Turchia e la Germania che ospita circa 3,5 milioni di individui tra cittadini , detentori di doppia cittadinanza; tra la Turchia e la Grecia per via della nave turca Oruç Reis che sta esplorando i mari ellenici per ricerca di petrolio e gas; tra Turchia e Italia perché il comando della missione Irini è affidata alla .