Brindisi. Nel giorno in cui ricorre l’onomastico del Santo Patrono della città (San Teodoro) è stato firmato il primo atto (AdSPMAM e SOGESID) necessario per compilare il nuovo Piano Regolatore del Porto. Da più parti, e per anni, si è discusso, con e senza criterio, sull’opportunità di formulare nuovi obiettivi di funzioni /portuali per costruire un nuovo strumento regolatore – Piano operativo – per il porto di Brindisi.
Piano Operativo di Dettaglio – propedeutico al PRP – capace di affrontare i nuovi scenari marittimo/portuali che lo shipping mondiale sta proponendo e basato sui principi di un’economia marittima capace di generare sviluppo sostenibile per un territorio che merita ‘giusta attenzione’ da parte dello Stato, sia livello locale, sia provinciale e regionale e in particolare da parte della Politica. Sicuramente è una data da ricordare e che segna una svolta per una Città-di-mare, quale quella di Brindisi che per anni è stata osteggiata nei vari progetti di infrastrutturazione portuale per non aver un PRP degno dei tempi – si diceva e si dice – .
In effetti, il porto di Brindisi un PRP lo possiede e finché la redazione/approvazione di uno nuovo non saranno completate, quello del 1975 è ancora valido e fa legge. Ogni porto ha proprie caratteristiche e sono uniche; mai come in questo periodo si è convinti dell’importanza strategica che i porti hanno per lo Stato. Periodo storico, questo che stiamo vivendo, segnato dai cambiamenti climatici, e dalla nuova declinazione green che sta mettendo in crisi i vari porti dell’Europa settentrionale, posti su vari estuari e serviti da canali. I nuovi flussi merceologici, segnati da rotte mediterranee dall’oriente verso l’occidente, stanno ri-proponendo la strategicità dei porti italiani e in particolare quelli dei sistemi portuali meridionali.
Tutti i porti richiedono nuove infrastrutture e per poterle realizzare sono necessari Piani Operativi di Adozione flessibili ed efficaci per mantenere il passo con l’evoluzione tecnologica/informatica/digitale che lo shipping mondiale e la green – economy sta imponendo. La giornata di questo 9 novembre 2020 per il porto di Brindisi è importante: il primo passo, la “fase zero”: firma della convenzione con la SOGESID (società d’ingegneria ‘in house providing’ del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) e del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti (MIT); il suo capitale sociale è interamente detenuto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF)); fatto importante che va oltre la cronaca di un comunicato stampa.
Bisogna dare giusto merito all’apertura di una nuova fase del presidente dell’AdSP MAM, prof Ugo Patroni Griffi, quando afferma: “ Non possiamo permetterci di perdere ulteriormente tempo, vogliamo raggiungere l’obiettivo quanto prima possibile. Con il qualificato supporto di Sogesid, creeremo un gruppo di lavoro costituito dai più riconosciuti esperti del settore, proprio per ridurre i cosiddetti ‘tempi di attraversamento’, ossia l’intervallo che intercorre tra la fine della fase effettiva (la progettazione) e l’inizio della fase successiva; praticamente burocrazia pura e interminabili procedimenti amministrativi che contribuiscono a rinviare l’approvazione di un’opera.
Adottare in tempi record il PRP, peraltro, significa eliminare una volta per tutte qualunque tipo di opacità nei rapporti tra gli Enti, consentendo a ciascuno di perseguire, senza interferenze, gli interessi pubblici di cui è posto a presidio”. Le fasi, dalla progettazione all’approvazione del PRP, vedranno soprattutto il coinvolgimento degli operatori portuali e dell’intero indotto logistico/economico/finanziario per la formulazione degli obiettivi/funzionali operativi che faranno del Porto di Brindisi un vero hub polifunzionale logistico/intermodale.
Di seguito la foto delle fasi proposte dal SOGESID.
Abele Carruezzo