Il Parlamento europeo vota la tassa sulle emissioni di navi

. Lo shipping internazionale è convinto e risoluto nel compiere i passi necessari per sviluppare, testare e scalare le tecnologie necessarie per decarbonizzare il internazionale. Avere navi a emissioni zero commercialmente redditizie che operano lungo rotte commerciali dei mari internazionali entro il 2030 rimane una priorità per l’armamento mondiale. Questo avevamo scritto appena una settimana addietro.

Per il questo non basta e si pone l’obiettivo che le navi dovranno pagare una tassa sule loro emissioni. Infatti, la ha pubblicato la delibera che conferma i piani per espandere il programma al trasporto marittimo intra-Ue. Ciò avverrebbe probabilmente attraverso un pacchetto di riforme di mercato che la Commissione proporrà entro giugno 2021. L’espansione del programma potrebbe richiedere tempi fino al 2023 per l’attuazione, hanno dichiarato i funzionari europei che stanno lavorando sul progetto. Intanto, martedì scorso, il Parlamento europeo ha votato a favore dell’inclusione delle emissioni di gas a effetto serra del settore marittimo nel mercato del carbonio dell’Unione europea dal 2022, sostenendo i piani dell’Ue per far pagare alle navi il loro inquinamento.

Gli eurodeputati, con 520 voti favorevoli, 94 contrari e 77 astensioni, ha votato l’inclusione dello shipping nel sistema ETS per lo scambio delle quote di emissione dell’Ue. Si è affermato che il mercato del carbonio del blocco dovrebbe essere ampliato per includere le emissioni dei viaggi all’interno dell’Europa, e i viaggi internazionali che iniziano o finiscono in un porto dell’Ue. Questo costringerebbe gli armatori ad acquistare quote per ogni tonnellata di CO2 emessa durante la totalità dei viaggi internazionali e intra-Ue. “È giunto il momento che il principio ‘chi inquina paga’ sia applicato ai trasporti marittimi”, ha affermato Jutta Paulus, parlamentare verde referente della questione nel . Già la scorsa settimana l’ECSA, l’associazione degli armatori europei, aveva espresso forte preoccupazione per questa proposta che circolava da mesi.

Poi vi è stata la forte presa di posizione dell’ per le implicazioni che una simile tassa possa provocare: “ … la proposta di estendere l’Ue (mercato del carbonio) allo shipping internazionale – sostiene l’ICS – ignora i negoziati globali già in corso presso l’IMO e rischia di infiammare le tensioni commerciali in un momento delicato per l’economia mondiale”. L’applicazione della proposta europea coinciderebbe con una scadenza per l’Agenzia marittima delle Nazioni Unite (IMO) per pubblicare un piano sugli sforzi globali di riduzione delle emissioni per il settore. Anche Intertanko, Associazione internazionale di armatori di navi petroliere, ha espresso forte preoccupazione a 24 ore dal voto del Parlamento europeo che ha incluso i traffici marittimi, sia internazionali sia intra-Ue, nel proprio sistema di scambio di quote di emissioni ETS entro il primo gennaio 2022.

Intertanko ha ribadito inoltre che, anche se l’attuale direttiva ETS è descritta come un sistema ‘regionale’, tuttavia gran parte dei traffici commerciali operati da navi cisterna con l’UE è collegata a destinazioni al di fuori dell’Unione e, pertanto, i costi aggiuntivi avrebbero anche un impatto sui partner commerciali dell’UE, con relative preoccupazioni legali e diplomatiche sulla portata geografica, ancora da valutare, di una tassa sulle emissioni imposta unilateralmente. Inoltre, la proposta Ue – ricorda Intertanko – include l’istituzione di un Ocean Fund per raccogliere il denaro dalle navi. In ambienti Ue, poi, si suggerisce di utilizzare il 20% di tali fondi per il ‘ripristino e una migliore gestione degli ecosistemi marini’, mentre non è noto che quota dei fondi sarà riservata agli indispensabili progetti che sviluppano e implementano soluzioni per decarbonizzare il trasporto marittimo internazionale, come previsto dalla strategia dell’International Maritime (IMO).