Brindisi. I vari cambiamenti in atto nell’economia marittimo/portuale vedranno impegnate molte Autorità di Sistema Portuale dei mari italiani. La crisi sanitaria, trasformatasi in finanziaria ed economica, sta costringendo molte compagnie di navigazione a rivedere il proprio business; si stanno vendendo navi della loro flotta per fare “cassa”e rimodulare i loro liners per intercettare la maggior parte dei flussi commerciali.
Questo, tuttavia, non sarà sufficiente se si continua a declinare gli stessi paradigmi culturali del prima covid-19. La digital transformation, la green regeneration, la formazione dei marittimi e dei portuali, il fronte del 5G, gli smart data, la nuova internazionalizzazione delle società, la costituzione dei centri di competenza, l’automazione navale e portuale, i nuovi carburanti per la propulsione delle navi, l’intelligenza artificiale, la tecnologia blockchain, sono filoni di innovazione certi che hanno bisogno di un “rinascimento” culturale con cui ogni porto farà la propria differenza.
Mezzogiorno, connessioni, portualità, logistica, Zes e attrazione degli investimenti saranno la vera opportunità per uno sviluppo meritato, operato e non parlato in qualche forum ambiente. Nessuno vuole un porto con servizi a basso valore aggiunto ed essere d’intralcio socio-economico per la sua città; certamente gli operatori marittimo/portuali non desiderano essere relegati ai margini di un futuro e nella migliore delle ipotesi vedere il proprio porto essere supplente per qualche scalo di ripiego.
Un porto che non riesce a sviluppare le proprie potenzialità è un problema per l’intero sistema portuale. E sicuramente questa inespressa potenzialità non è solo frutto delle varie governance che si sono alternate alla guida del porto o del sistema portuale. Molte opportunità di sviluppo portuale sono passate negli anni sotto la lente partigiana di una città che ha sempre considerato il porto un ostacolo e quindi … va prosciugato per creare parcheggi agevolando il passeggio in auto, tanto amato da una città non di mare e non con un porto.
Occorre guardare oltre! Nei prossimi giorni, a Bari, vi sarà un incontro, tra l’AdSPMAM e l’Agenzia delle Dogane, per formalizzare l’insediamento del Comitato d’indirizzo delle Zes; incontro importante per avanzare le proposte per candidare alcune aree come “zona franca”. Sappiamo che il Presidente dell’AdSPMAM, Prof. Ugo Patroni Griffi, ha candidato per il porto di Brindisi l’area di Capobianco; zona facile per insediare imprese per la lavorazione delle merci (la cd manipolazione attiva e/o passiva delle merci, per poi passare ad una zona di Industrial District), e finanziata magari tramite i fondi dal Recovery Fund. E gli altri enti hanno proposto altre aree da candidare?
Altra opportunità per il territorio intrinseco al porto di Brindisi è la costituzione della nuova società Enel Logistics S.r.l. (6 luglio 2020). Anche in questo settore, la transizione energetica sta cambiando il modo di produrre e consumare l’energia elettrica. Enel si sta ri-pianificando in senso industriale su fonti rinnovabili, sistemi di accumulo di energia, impianti a gas e soprattutto nella valorizzazione delle aree in dismissione; alcune di questi siti retroportuali – come quelle relative al porto di Brindisi – sono strategiche anche per la costituzione di una rete di depositi doganali. La domanda: la città di Brindisi è presente su questi tavoli? O si è distratti da altro? Dopo mezzogiorno viene la sera!
Abele Carruezzo