La flessione attribuibile principalmente a carbone e carburanti
Venezia–I dati sui traffici in entrata e in uscita dal porto di Venezia aggiornati al primo semestre 2020 registrano una movimentazione merci di 11.093.854 tonnellate in calo del 12,4% rispetto allo stesso periodo del 2019. La flessione si attesta su un -8,2% esaminando i dati nel periodo di tempo luglio 2019-giugno 2020 e confrontandoli con lo stesso periodo dell’anno precedente. I principali indicatori vedono i liquid bulk (prodotti petroliferi in genere) scendere di oltre 400.000 tonnellate (-8,9%), i dry bulk (rinfuse minerarie e alimentari) perdere quasi 600.000 tonnellate (-18,7%), il general cargo si attesta a -11,4%, i contenitori perdono il 13% (arrivando a 264.285 TEU). Quasi azzerato il numero dei crocieristi (-99%) mentre calano dell’81,9% anche i passeggeri dei traghetti.
Analizzando i dati nel dettaglio, si nota come il settore energetico comporti circa il 60% del calo complessivo dei traffici veneziani. Il 37% circa della flessione è infatti attribuibile alla diminuzione delle importazioni di carbone (-587mila tonnellate), come previsto dalla SEN (Strategia Energetica Nazionale) che impone l’abbandono graduale di questa materia prima. Nel contempo, si riscontra un calo pari a 350 mila tonnellate (il 22% del traffico complessivo perduto) di prodotti petroliferi come conseguenza diretta dei minori consumi di carburanti destinati all’uso aeronautico e all’autotrazione. Tuttavia, a fronte del calo del settore petrolifero ed energetico – connessi rispettivamente con le politiche energetiche nazionali e il traffico turistico –, si registra invece la prestazione del settore siderurgico che, nonostante il periodo di emergenza, si mantiene su valori sostanzialmente stabili (-1,8% per -36 mila tonnellate, l’equivalente di una nave in meno rispetto all’anno scorso). Un dato particolarmente rilevante che esprime l’essenza degli scali lagunari quali porti a servizio delle aziende del Veneto e del Nordest.
Anche il porto di Chioggia, con 471.247 tonnellate, vede un calo del 26,9% dei traffici nel primo semestre dell’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il dato, se esaminato su base annuale (luglio2019-giugno2020) si ferma a un -4,6%. A perdere tonnellate nel primo semestre è soprattutto il settore general cargo (-64,3%), mentre sono in controtendenza i dry bulk con un +4,8% e i contenitori.
Il Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale, Pino Musolino dichiara:
“I porti lagunari hanno risentito, così come tutti gli scali italiani e mondiali, degli effetti negativi prodotti dalla crisi pandemica, un fenomeno esogeno rispetto alla nostra economia, cui non abbiamo potuto far altro che opporre tutto il nostro impegno, attivando in tempi record nuove procedure di lavoro in sicurezza con l’aiuto di tutta la comunità portuale e continuando a fare il nostro lavoro per mantenere la competitività del sistema in una fase storica inedita e caratterizzata da fluttuazioni difficilmente prevedibili della domanda e dell’offerta di materie prime e prodotti finiti”.
“Sul fronte interno, i porti lagunari devono poter vincere la battaglia dell’accessibilità nautica e degli escavi se si immagina di renderli competitivi con gli altri attori internazionali nell’attrarre nuovi traffici e creare valore e occupazione. In questo senso l’Autorità di Sistema Portuale conferma ancora una volta il proprio impegno, non solo dando seguito alla disponibilità, più volte dimostrata, a realizzare un dialogo costruttivo con i vari soggetti pubblici coinvolti, ma anche e soprattutto stanziando le risorse finanziarie necessarie, già a bilancio, e realizzando una serie di attività prodromiche all’escavo in accordo con la comunità portuale”.
“Va inoltre segnalato che, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile delle attività logistiche ed economiche, prosegue il nostro impegno per lo sviluppo della modalità ferroviaria; nel 2020, il traffico semestrale ferroviario è di di 46.364 carri per un totale di 1.177.598 tonnellate, quando nel corso di tutto il 2019 si erano registrati 84.681 carri per 2.144.328 tonnellate. È un risultato frutto anche degli investimenti anticiclici effettuati negli ultimi anni e dimostra la volontà e l’impegno degli scali portuali veneti nell’espandere i confini del mercato servito, affidandosi sempre di più al ferro piuttosto che alla gomma”.