Il Rapporto si concentra sullo sviluppo delle energie rinnovabili per una nuova cooperazione Euro-Mediterranea, guardando alle sfide post-Covid19 come opportunità per un futuro più verde e sostenibile
Interviene il Ministro per gli Affari Europei Vincenzo Amendola.
Conclude il Presidente della Compagnia di San Paolo Francesco Profumo.
Alcuni Highlight del Rapporto
• Il Covid-19 ha cambiato notevolmente il panorama dell’economia globale, e anche il settore energetico ne ha risentito; la domanda di energia è diminuita come prima conseguenza del rallentamento dell’economia mondiale: -3,8% nel I trimestre 2020 sull’anno precedente
• Per tutto il 2020 si stima una contrazione della domanda pari al 6%. L’impatto del Covid-19 sulla domanda di energia nel 2020 sarebbe oltre 7 volte più grande rispetto a quello avuto dalla crisi finanziaria del 2008-2009.
• Nel I trimestre 2020 la domanda di carbone è scesa dell’8% (si stima -8% anche per tutto il 2020), la domanda di gas del 2% (-4% per 2020); Nord America e Asia potrebbero registrare i maggiori cali, rappresentando il 75% della diminuzione complessiva.
• Anche la domanda di petrolio è stata colpita, in calo di quasi il 5% nel primo trimestre (-9% stimato per il 2020), principalmente a causa della riduzione della mobilità e del traffico aereo, che rappresentano quasi il 60% della domanda mondiale.
• Le rinnovabili immuni al Coronavirus. Ha tenuto la domanda di energie rinnovabili (+1,5%), trainata dalla maggiore capacità installata e dalla priorità di dispacciamento.
• Il Medio Oriente possiede una parte rilevante delle riserve mondiali accertate di fossili: il 48,3% per il greggio e il 38,4% per il gas naturale. Quest’area è divenuta una “cerniera” tra Europa e Asia non solo dal punto di vista geografico, ma anche da quello energetico.
• I consumi energetici sono molto concentrati: 5 paesi (Cina, Stati Uniti, India, Russia e Giappone) rappresentano il 52% dell’energia mondiale.
• Le fonti rinnovabili crescono a ritmi sostenuti. A fine 2019, la capacità di generazione rinnovabile a livello mondiale era pari a 2537 GW, con un +7,4% rispetto all’anno precedente. Prevale l’idroelettrico (47% del totale, 1190 GW di capacità installata, al netto dei pompaggi); eolico e solare rappresentano poi la maggior parte del resto, con una capacità installata rispettivamente di 623 GW (25%) e 586 GW (23%).
• Il dialogo energetico tra Nord Africa ed Europa si basa ancora sui combustibili fossili. Il potenziale di fonti rinnovabili dei paesi africani e la necessità di una transizione energetica globale potrebbero mutare questo paradigma. Ipotizzando un tasso di elettrificazione da rinnovabili pari al 50% nei paesi nordafricani, sarebbe possibile coprire l’intero fabbisogno di tali paesi, con un surplus annuale di 423 TWh disponibile per l’esportazione verso l’Europa.
• La tecnologia Power-to-Gas può svolgere un ruolo importante nella gestione dell’eccesso di energia elettrica da fonti rinnovabili, utilizzandola per produrre idrogeno e, a sua volta, combinando l’idrogeno con la CO2 in un processo di metanazione per generare gas naturale di sintesi.
• Gli investimenti in nuove interconnessioni elettriche tra Africa ed Europa sono necessari per creare un nuovo dialogo energetico basato sulle Fonti Rinnovabili. Nei prossimi anni, ci si aspetta la realizzazione di 20 nuove interconnessioni (3 sono in costruzione, 9 in fase di concessione, 1 pianificata e 7 in fase di discussione), con un investimento stimato di circa 21 miliardi di euro.
• La modalità di trasporto con cui i combustibili fossili Oil & gas vengono spostati è prevalentemente quella marittima. I primi 5 porti (Trieste, Cagliari, Augusta, Milazzo e Genova) rappresentano il 69% dell’intero traffico liquido nazionale e Trieste, con 43,3 milioni di tonnellate, si conferma lo scalo italiano che movimenta i volumi più elevati. I porti del Mezzogiorno rappresentano il 44% del traffico Oil nazionale;
• Il nostro Paese è ancora fortemente dipendente dall’estero per le importazioni di combustibili fossili, cosa che lo rende vulnerabile quanto a sicurezza energetica. La dipendenza è pari al 74,5%.
Napoli- Si tiene oggi mercoledì 22 luglio alle ore 11.00 il webinar di presentazione del nuovo MED & Italian Energy Report, lavoro di ricerca annuale frutto della collaborazione tra SRM (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) e l’ESL@Energy Center del Politecnico di Torino.
La pandemia Covid-19 – e le conseguenti misure di blocco – hanno avuto effetti rilevanti sulla riduzione della produzione industriale e sull’interruzione di alcune importanti catene globali del valore. La pandemia ha interessato dunque anche il settore energetico con una forte riduzione del consumo di energia dal lato della domanda.
Il MED & Italian Energy Report, fedele alla mission di seguire ed analizzare nel tempo l’evoluzione del sistema energetico dell’area mediterranea, sviluppa in questa seconda edizione un’analisi dinamica dei potenziali scenari energetici in epoca post-pandemica, con un focus principale sulle rinnovabili come chiave per favorire la transizione energetica e la cooperazione nel Mediterraneo, esaminando l’applicazione di soluzioni innovative per la costruzione di sistemi energetici flessibili e l’emergere di sinergie relative ad elettricità verde, gas e idrogeno.
La ricerca mette inoltre in evidenza il ruolo del trasporto marittimo, che rimane un asset economico cruciale per il settore energetico con i suoi porti come gate per navi e pipelines. Alla luce della pandemia e delle sue conseguenze, queste opportunità e sfide potrebbero davvero consentire all’Italia e all’area euromediterranea di assumere un ruolo guida nello svolgimento e nel miglioramento del processo di transizione energetica già avviato.
Aprono i lavori il Presidente di SRM, Paolo Scudieri, e il Rettore del Politecnico di Torino, Guido Saracco. Segue la sessione introduttiva sul tema del Green New Deal e dell’energia come settore chiave per Italia e Europa, dedicata agli interventi istituzionali di Vincenzo Amendola, Ministro per gli Affari Europei e delle due parlamentari europee Tiziana Beghin e Patrizia Toia.
Massimo Deandreis, Direttore Generale di SRM, Ettore Bompard, Direttore ESL@Energy Center del Politecnico di Torino e Marcelo Masera, Head of Unit “Energy Security, Distribution and Markets”, JRC, Commissione Europea, illustreranno i risultati del Rapporto.
Seguirà un dibattito a cui interverrà: Guido Guida, Responsabile Ufficio di Bruxelles di Terna, Luca Matrone, Global Head of Energy, Intesa Sanpaolo, Simone Mori, Direttore Europe, Enel, Massimo Mondazzi, Direttore Generale Energy Evolution – Chief Financial Officer, ENI.
Terrà le conclusioni il Presidente della Compagnia di San Paolo, Francesco Profumo.
DICHIARAZIONI
Paolo Scudieri, Presidente, SRM:
La collaborazione tra SRM, il Politecnico di Torino e il Joint Research Center ha consentito di unire competenze diverse, realizzando così un Rapporto che offre una visione ampia di queste tematiche. Il Green New Deal pone l’Europa di fronte all’ambiziosa sfida della decarbonizzazione. Occorre accompagnare questo processo guardando alle fonti rinnovabili ma anche esplorando strade innovative, come le tecnologie che rendono possibile la combinata gas e idrogeno. È infatti fondamentale aver ben presente che occorre centrare gli obiettivi europei assicurando allo stesso tempo risorse energetiche adeguate alla sostenibilità dello sviluppo e della crescita economica.
Guido Saracco, Rettore del Politecnico di Torino:
La sfida che ci attende è quella della decarbonizzazione. Anche i dati contenuti in questa analisi ci confermano che stiamo assistendo a modifiche nei consumi di energia e nei comportamenti degli utenti, in questi mesi influenzati in modo sensibile anche dall’emergenza sanitaria. Una collaborazione come quella con SRM e Joint research Center può contribuire a rispondere a queste mutate esigenze.
Massimo Deandreis, Direttore Generale, SRM:
Il Rapporto sviluppa il tema energetico nella logica Euro-Mediterranea nella quale l’Italia ha da sempre svolto un ruolo di ponte; finora principalmente nell’ambito delle fonti fossili, petrolio e gas, grazie ai grandi players nazionali e al rilevante interscambio energetico gestito dalla portualità nazionale. Ma oggi siamo di fronte ad una sfida nuova.
Le tecnologie che rendono più efficaci le fonti rinnovabili offrono l’opportunità di una nuova partnership tra Europa e Sud Mediterraneo basata sulla transizione energetica, in cui l’Italia ritrovi il suo ruolo strategico. Il nostro Report offre una visione ampia e interdisciplinare, ma anche idee e spunti per le politiche. E si accompagna ad uno strumento di analisi dinamica e personalizzata di grande utilità che mettiamo a disposizione dei players energetici.
Ettore Bompard, Direttore Scientifico ESL@Energy Center del Politecnico di Torino.
Il dialogo energetico all’interno del Mediterraneo è storicamente segnato dallo scambio di combustibili fossili lungo l’asse Sud-Nord. La sponda sud è caratterizzata da instabilità politico-sociali che si riflettono direttamente sulla sponda nord non solo in termini energetici (migrazioni, sicurezza,…).
Da un lato le risorse fossili contribuiscono in modo determinante alle economie dei Paesi del sud e, dall’altro, la transizione energetica è una necessità planetaria improrogabile. Ecco quindi una possibile alleanza Nord-Sud nello sviluppo di fonti rinnovabili, con modelli che contribuiscano alla crescita e alla stabilità complessiva dell’area; non un semplice cambiamento di commodity energetica ma un contributo a un “green new deal” che decarbonizzi l’economia anche nel Mediterraneo, nel suo complesso. Questo processo richiede approcci “science-based” in supporto alle decisioni politiche, basati su modelli e strumenti di analisi di cui la piattaforma RES-Plat, sviluppata come componente di analisi dinamica e interattiva del rapporto di quest’anno, è un esempio concreto.
SINTESI del Rapporto
a) La transizione energetica verso un mondo low-carbon è basata sul fattore “sostenibilità” e sulla connessa necessità di trovare una soluzione all’inquinamento atmosferico ed al cambiamento climatico
• La quantità di emissioni di carbonio energy-related è pari ad oltre l’85% delle emissioni globali di CO2. Queste sono aumentate negli anni, ma dovrebbero ridursi del 52% entro il 2040, con l’obiettivo di arrivare ad un mondo carbon neutral entro il 2050.
• Quattro paesi/aree geografiche incidono per circa il 60% delle emissioni: la Cina in testa con il 30%, seguita da Stati Uniti (14%), Unione Europea (9%) e India (7%).
• I consumi sono molto concentrati: 5 paesi (Cina, Stati Uniti, India, Russia e Giappone) consumano il 52% dell’energia mondiale. Stati Uniti e Cina guidano la crescita nei consumi. Questi paesi insieme all’India sono i responsabili del 70% dell’incremento della domanda globale di energia. In particolare, Stati Uniti e Cina si distinguono per l’aumento dei consumi di Oil&Gas.
• Le fonti rinnovabili crescono a ritmi sostenuti. A fine 2019, la capacità di generazione rinnovabile a livello mondiale era pari a 2537 GW, con un +7,4% rispetto all’anno precedente. Prevale l’idroelettrico (47% del totale, 1190 GW di capacità installata, al netto dei pompaggi); eolico e solare rappresentano poi la maggior parte del resto, con una capacità installata rispettivamente di 623 GW (25%) e 586 GW (23%).
• Tra il 2010 ed il 2019 sono stati investiti 2,6 trilioni $ in nuova capacità rinnovabile (per tutte le fonti escluso il grande idroelettrico). A solare ed eolico è stata destinata la quasi totalità dell’importo: 1,3 trilioni $ (pari al 52% del totale) al solare; 1 trilione $ (pari al 41% del totale) all’eolico.
b) Nell’ultimo semestre, il Covid-19 ha cambiato notevolmente il panorama dell’economia globale, ed anche il settore energetico. La Pandemia da problema a opportunità per spostare il mondo su percorsi di sviluppo più sostenibili
• La domanda di energia è diminuita come prima conseguenza del rallentamento dell’economia mondiale: -3,8% nel I trimestre dell’anno rispetto al I trimestre del 2019. Per il 2020 si prevede una contrazione pari al 6%. L’impatto del Covid-19 sulla domanda di energia nel 2020 sarebbe oltre 7 volte maggiore rispetto a quello avuto dalla crisi finanziaria del 2008-2009.
• Nel primo trimestre 2020 la domanda di carbone è scesa dell’8% (si stima -8% anche per tutto il 2020), la domanda di gas del 2% (-4% per 2020); i mercati più maturi in Europa, Nord America e Asia potrebbero registrare i maggiori cali, rappresentando il 75% della diminuzione complessiva).
• Ha tenuto solo la domanda di energie rinnovabili (+1,5%), trainata dalla maggiore capacità installata e dalla priorità di dispacciamento. Anche la domanda di petrolio è stata fortemente colpita, in calo di quasi il 5% nel primo trimestre (-9% per il 2020), principalmente a causa della riduzione della mobilità e del traffico aereo, che rappresentano quasi il 60% della domanda mondiale. A fine marzo, il trasporto su strada si era ridotto della metà rispetto alla media del 2019 e quello aereo del 60%.
• La domanda di elettricità è diminuita mediamente tra il 15% ed il 20% durante il lockdown in diversi paesi, considerata la chiusura delle attività commerciali e industriali e nonostante gli aumenti della domanda residenziale. Anche nel periodo di allentamento delle misure di blocco la domanda di elettricità è rimasta inferiore del 10% rispetto ai livelli precedenti alle misure di blocco nella maggior parte dei paesi. – 5% per il 2020, con riduzioni del 10% in alcune aree.
• La riduzione dei ricavi dovuta alla riduzione della domanda e dei prezzi dell’energia (del petrolio in particolare) estende i suoi effetti anche sulla spesa per investimenti che per il 2020 è prevista in calo del 20% rispetto a quella dell’anno precedente, con aspettative incerte anche per gli anni a venire.
• Le economie avanzate registreranno i maggiori cali, con una domanda destinata a scendere del 9% negli Stati Uniti e dell’11% nell’Unione europea.
• La richiesta di energie rinnovabili dovrebbe aumentare a causa dei bassi costi operativi e dell’accesso preferenziale a molti sistemi di alimentazione. Dopo aver superato il carbone per la prima volta nel 2019, le fonti pulite allungheranno il loro vantaggio raggiungendo il 40% della produzione globale di elettricità, con 6 p.p. in più rispetto al carbone. La generazione di elettricità da eolico e fotovoltaico continua ad aumentare nel 2020 grazie ai nuovi progetti completati nel 2019 e all’inizio del 2020. • Grazie a questi andamenti, le emissioni globali di CO2 potrebbero contrarsi dell’8% (pari a quasi 2,6 Gt), tornando ai livelli di 10 anni fa.
c) Il dialogo energetico tra Nord Africa ed Europa si basa ancora sui combustibili fossili. Il notevole potenziale di fonti rinnovabili dei paesi africani e la necessità di una transizione energetica globale potrebbero mutare questo paradigma
• I paesi nordafricani detengono una quota significativa di riserve di combustibili fossili (3,4% delle riserve provate globali di petrolio e 4% di quelle di gas nel 2018), con un flusso netto dalla sponda meridionale a quella settentrionale.
• Una valutazione del potenziale da FER basato su tre scenari evidenzia che la capacità installata di impianti fotovoltaici e eolici nel Nord Africa può raggiungere i 620 GW entro il 2040. Questa capacità, tuttavia, richiede un uso del suolo limitato: meno dello 0,2% della superficie dell’Algeria potrebbe consentire di installare fino a 180 GW.
• Anche ipotizzando un tasso di elettrificazione pari al 50% nei paesi nordafricani, è possibile coprire l’intero carico di tali paesi, con un surplus annuale di 423 TWh disponibile per l’esportazione verso l’Europa.
d) Gli investimenti in nuove interconnessioni elettriche tra Africa ed Europa sono necessari per creare un nuovo dialogo energetico basato sulle FER
• Per consentire scenario di cooperazione tra Africa ed Europa, sono necessari investimenti in nuove infrastrutture di interconnessione. Attualmente, nell’area del Mediterraneo sono in funzione solo 10 interconnettori, con una capacità di circa 5 GW.
• Nei prossimi decenni, ci si aspetta che saranno costruite nuove interconnessioni (3 sono in costruzione, 9 in fase di concessione, 1 pianificata e 7 in fase di discussione), con una capacità addizionale di 20,8 GW e un investimento stimato di circa 21 miliardi di euro.
e) La nuova interazione energetica tra Africa ed Europa basata sullo scambio di energia elettrica da FER potrà impattare sul mercato elettrico europeo
• Un’analisi di scenario del mercato elettrico europeo al 2040 mostra che – assumendo la completa autosufficienza di Nord Africa in termini di consumo elettrico – la massima esportazione di energia elettrica da FER verso l’Europa raggiunge circa 90 TWh/a, un valore significativamente inferiore al surplus disponibile, soprattutto a causa della limitata capacità complessiva delle linee di interconnessione ipotizzate (12,55 GW).
• Sebbene il limitato import di elettricità da FER dal Nord Africa causa una piccola variazione dei prezzi europei, i risparmi economici possono raggiungere 4,3 miliardi di euro.
• Inoltre, questo import dal Nord Africa ha un effetto “greening” sul sistema elettrico europeo, sostituendo la generazione da fossili in Europa con una neutra in termini di CO2. Il risparmio stimato come emissioni annue di CO2 è di circa 24 milioni di tonnellate.
f) Lo sfruttamento di nuove opzioni di stoccaggio come il Power-to-Gas potrà portare verso un’integrazione tra vettori (energia elettrica, idrogeno e gas)
• La tecnologia Power-to-Gas (PtG) può svolgere un ruolo importante nella gestione dell’eccesso di energia elettrica da fonti rinnovabili, utilizzandola per produrre idrogeno attraverso elettrolisi e, a sua volta, combinando l’idrogeno con la CO2 in un processo di metanazione per generare gas naturale di sintesi (SNG).
• Inoltre, il PtG rappresenta la tecnologia che permette di collegare le più importanti infrastrutture energetiche, ossia gasdotti e rete elettrica, e consente di implementare un’integrazione tra vettori energetici, in particolare energia elettrica, idrogeno e gas, significativamente utile nel quadro della transizione energetica.
• L’uso di gasdotti garantisce un facile stoccaggio per lungo tempo. Tuttavia, è influenzato dalle basse efficienze della catena PtG, che consente di trasferire al punto di consumo solo il 44% dell’energia primaria. Se il gas trasportato è usato per alimentare centrali a gas, solo il 25% dell’energia primaria viene davvero utilizzato in forma di elettricità.
g) Il Medio Oriente è una “cerniera energetica” tra Europa e Asia e deve affrontare la sfida di rimodellare il proprio ruolo strategico geo-economico nel quadro della transizione energetica
• Il Medio Oriente possiede una parte rilevante delle riserve mondiali accertate di fossili: il 48,3% per il greggio e il 38,4% per il gas naturale. Quest’area è divenuta una “cerniera” tra Europa e Asia non solo dal punto di vista geografico, ma anche da quello energetico.
• Il Medio Oriente, tuttavia, può svolgere un ruolo rilevante anche nello sfruttamento delle FER, per via dell’elevato potenziale: riferendosi al solare, la penisola arabica raggiunge un’irradiazione orizzontale globale (GHI) di 6.0÷6.7 kWh/m2; considerando l’eolico, in ampie zone di Arabia Saudita, Yemen ed Est Iraq si ha una velocità del vento fino a 7 m/s a 50 m di altezza.
• Obiettivi di policy, investimenti piani di espansione sono già stati previsti da paesi quali l’Arabia Saudita (con il piano Vision 2030, che prevede 9.5 GW di capacità da FER installata entro il 2023 e un mix di generazione elettrica basato sul 70% di gas e il 30% di FER e altre fonti entro il 2030) e gli Emirati Arabi Uniti (44% della capacità installata da FER entro il 2050).
h) La modalità di trasporto con cui i combustibili fossili oil & gas vengono spostati è prevalentemente quella marittima. Le prospettive di utilizzo del GNL come carburante si fanno più concrete
• Il 63% del crude oil e dei prodotti derivati dal petrolio si sposta su nave.
• Le merci oil and gas trasportate nel mondo via mare ammontano a 3,8 miliardi di tonnellate, delle quali il crude oil con 2 miliardi di tonnellate rappresenta il 52%, i prodotti derivati, gas e chimici il restante 48% con 1,8 miliardi. Nel dettaglio di questi ultimi il 9,1% riguarda il trasporto di gas naturale liquefatto (GNL) pari a 351 milioni di tonnellate, mentre il 2,7% è relativo al gas da petrolio liquefatto (GPL).
• Il trasporto di GNL è cresciuto, negli ultimi dieci anni, con una media del 7% annuo.
• Nel 2019 è stato realizzato il flusso record di investimenti in infrastrutture della filiera del GNL pari a 65 miliardi di dollari che ha consentito un aumento della capacità di oltre il 16%.
• La normativa IMO 2020 che porta il limite di zolfo nell’olio combustibile per le navi dal 3,50% allo 0,50%, incentiva l’utilizzo del GNL come carburante.
• Riguardo all’Italia, le rinfuse liquide rappresentano la categoria di merce più rilevante per i suoi porti con un traffico di 180 milioni di tonnellate, pari al 37% del totale.
• I primi 5 porti (Trieste, Cagliari, Augusta, Milazzo e Genova) rappresentano il 69% dell’intero traffico liquido nazionale e Trieste, con 43,3 milioni di tonnellate, si conferma lo scalo italiano che movimenta i volumi più elevati. I porti del Mezzogiorno rappresentano il 44% del traffico oil nazionale (il Nord Est il 32%; il Nord Ovest il 13% e il Centro l’11%). Il 36% del traffico oil nazionale è riconducibile ai primi 3 scali del Mezzogiorno (Cagliari, Augusta e Milazzo).
i) La sostenibilità, priorità nell’agenda politica globale, spinge il trasporto marittimo a rispettare l’imperativo della responsabilità ambientale e sociale. La transizione verso il low-carbon shipping
• Lo shipping incide per il 2,6% delle emissioni globali di anidride carbonica.
• Il trasporto marittimo e fluviale rappresenta il 13,4% delle emissioni dei trasporti dell’UE: nel 2017 ha prodotto 145,8 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica nell’UE
• La potenziale riduzione delle emissioni di anidride carbonica nello shipping per l’utilizzo di biocarburanti, ad esempio, si stima oscilla in un range che va tra il 25 e l’84%.
j) L’Italia è stato il primo paese occidentale ad essere colpito dalla pandemia con importanti impatti sull’attività economica
• I consumi elettrici sono calati nel mese di marzo del 10%. Il picco negativo è stato raggiunto a metà aprile, con -17% rispetto agli stessi mesi dello scorso anno. Da maggio la riduzione invece è molto più contenuta, nell’ordine dell’8%, seguendo gli scenari di riapertura parziale e completa. Le maggiori riduzioni si sono registrate nelle aree nord e centro-nord. • Nel mese di maggio la quota di domanda coperta da fonti rinnovabili ha raggiunto il 50%; quella coperta solo da fonti non convenzionali (fotovoltaico ed eolico) il 20%. La copertura massima della domanda oraria da fonti rinnovabili ha raggiunto valori dell’ordine del 90% mentre la quota oraria massima di fonti intermittenti ha superato il 70%.
k) Il nostro Paese è ancora fortemente dipendente dall’estero per le importazioni di combustibili fossili, cosa che lo rende vulnerabile quanto a sicurezza energetica. C’è tutto l’interesse, quindi, a sviluppare efficienza, risparmio energetico e fonti rinnovabili
• La dipendenza energetica dall’estero pari al 74,5%, alla quale contribuiscono maggiormente le forti importazioni di petrolio e, soprattutto, il gas naturale.
• Per il gas la dipendenza del nostro Paese dalle importazioni è pari al 93% (contro una media europea di circa il 70%). Il gas naturale arriva in Italia prevalentemente attraverso gasdotti. Le importazioni via gasdotto (circa 59 miliardi di metri cubi) sono pari all’87% delle importazioni totali. Il primo fornitore di gas naturale in assoluto è la Russia con il 48% delle importazioni italiane, davanti all’Algeria (26%).
• L’apporto del GNL sul totale delle importazioni italiane di gas stato pari a circa 8,7 miliardi di metri cubi (13% dell’import totale), con un incremento del 6,3% rispetto all’anno precedente. Il Qatar ha fornito il 75% del GNL importato (6,5 su 8,7 miliardi di metri cubi).
• Le importazioni nette di petrolio hanno soddisfatto oltre il 90% della domanda, sebbene siano diminuite complessivamente del 4,4% rispetto all’anno precedente. Il primo fornitore di petrolio dell’Italia è l’Azerbaijan che incide sul totale per il 19%, seguito da Iraq (14,9%) e Arabia Saudita (11,7%).
• La quota delle rinnovabili (idroelettrico, fotovoltaico ed eolico) sulla produzione netta di elettricità è del 32%. La fonte idroelettrica, che oltre a confermarsi quella maggiormente utilizzata (43% della generazione totale da FER), mostra un rilevante incremento della produzione rispetto all’anno precedente (+36%), legato a una ripresa della piovosità rispetto ai minimi storici registrati nel 2017.
• Per il maggiore peso dell’idroelettrico e per le bioenergie si distinguono le regioni del Nord (oltre l’80% della produzione hydro; 65% circa della produzione da bioenergie). Mentre eolico e fotovoltaico prevalgono maggiormente nella produzione delle regioni del Mezzogiorno (rispettivamente il 96,7% ed il 40,4% della produzione).
l) I bilanci elettrici delle regioni italiane non sono in equilibrio. Non tutte le regioni riescono a far fronte alle richieste di elettricità con la produzione interna; alcune registrano un surplus, altre consumano più di quanto producono
• Le regioni del Nord si distinguono per oltre la metà della produzione netta di energia elettrica. Il Centro pesa per il 14% mentre le regioni del Mezzogiorno per circa il 34%.
• Tra le regioni che hanno contribuito di più alla produzione si distinguono Lombardia (16% del totale) e Piemonte (11% del totale) nel Centro-Nord, Puglia (10%) e Calabria (6%) al Sud.
• Prevalgono i consumi industriali nel Nord e nel Mezzogiorno (rispettivamente il 47,1% ed il 35,8% sul totale dell’elettricità consumata), mentre prevalgono quelli del terziario nel Centro (42,2%). I consumi domestici assorbono una maggiore quota di elettricità sul totale nelle regioni del Mezzogiorno (il 28,2%) rispetto a quanto accade nelle aree del Centro (24,4%) e del Nord (17,7%).
• La Lombardia è la regione con la più alta domanda di energia elettrica (pari al 22,2% del totale richiesto); prima del Sud per fabbisogno è la Sicilia (5,7%) seguita da Campania e Puglia.
SINTESI DETTAGLIATA DEL RAPPORTO