EC 2020 Annual Report on the EU Blue Economy

Roma-È stato pubblicato nei giorni scorsi il EU Report 2020, rapporto annuale sulla Blue Economy predisposto dalla sotto la regia di DGMARE. Si tratta di un documento importante, ancorché migliorabile. Anche se i dati si riferiscono all’anno 2018, e non analizzano quindi le evoluzioni più recenti, il Rapporto fornisce un’ampia panoramica dei risultati dei settori economici dell’ connessi agli oceani e all’ambiente costiero.

Oltre ad avere un’enorme dimensione costiera e numerose città importanti il cui sviluppo è tuttora legato anche al mare, l’Europa è infatti una grande potenza marittima: l’80% del commercio estero dell’Unione europea e il 40% del suo commercio interno utilizzano la navigazione; gli armatori europei controllano quasi il 40% del tonnellaggio mondiale di naviglio mercantile; l’industria cantieristica europea è nella costruzione di navi da crociera e yacht di lusso; l’industria di produzione di apparecchiature e componenti marittime dell’Unione serve metà della flotta mondiale.

In totale, nel 2018 la Blue Economy dell’Ue presenta un fatturato di € 750 miliardi (un aumento dell’12% sull’anno precedente), dei quali 218 miliardi di valore aggiunto (quindi più di 530 miliardi di costi intermedi, cioè di acquisti effettuati negli altri settori dell’economia) ed un’occupazione di 5 milioni di addetti (+ 11,6%).  Tali dati includono anche forti valori per il turismo costiero e l’estrazione di idrocarburi, dando un’immagine a prima vista imprecisa dell’economia del mare se si ritiene che debba includere solo le attività marittime vere e proprie (in Italia, ad esempio, tali settori non vengono analizzati nel rapporto dedicato periodicamente dalla al cluster marittimo nazionale, l’ultimo dei quali è stato presentato nel dicembre 2019).

Depurati di tali voci, i dati per la Blue Economy europea per il 2018 sono pari a € 457 miliardi come fatturato (una crescita del 20%) e 1,8 milioni di persone come occupazione. Nonostante le gravi ripercussioni della pandemia COVID19 sui comparti del trasporto marittimo, del turismo, della pesca e dell’, nell’insieme l’economia blu è potenzialmente in grado di dare un forte contributo alla “Green Recovery” dell’Unione europea. Per la prima volta, il Rapporto affronta nei dettagli la dimensione ambientale della Blue Economy, evidenziando il conseguimento di importanti obiettivi.

Oltre ai risultati positivi raggiunti dalla pesca sostenibile, il Rapporto rileva che con una riduzione del 29 % di CO2 per unità di valore aggiunto tra il 2009 e il 2017, lo sviluppo della pesca e dell’acquacoltura si distacca ormai nettamente dalla crescita di gas a effetto serra. Inoltre, il processo di ecosostenibilità è in corso anche in altri settori di attività. Il trasporto marittimo, a seguito dell’introduzione del limite massimo di zolfo a partire dal 2020 da parte dell’Organizzazione marittima internazionale, sta prendendo sempre più in considerazione a minor intensità di CO2. La relazione prende in esame anche il valore economico di diversi servizi eco-sistemici forniti dall’oceano, tra cui gli habitat per la vita marina, il sequestro della CO2 e i processi che influenzano i cambiamenti climatici e la biodiversità.

L’UE sostiene l’economia blu attraverso vari strumenti. Il Fondo europeo per gli investimenti strategici ha investito oltre € 1,4 miliardi in progetti riguardanti l’ e ha offerto un ingente sostegno ad altri comparti dell’economia blu, tra cui lo sviluppo dei porti e il trasporto marittimo pulito. La piattaforma BlueInvest della Commissione europea e il Fondo europeo per gli investimenti hanno erogato sovvenzioni per € 22 milioni nel 2019 e 20 milioni nel 2020 a favore di start-up innovative nel settore dell’economia blu. Nel 2020 è stato inoltre creato un fondo  NewBlueInvest. Anche la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo finanzia una serie di progetti riguardanti la Blue economy.

Il rapporto EU Blue Economy Report 2020