Caracas. La petroliera iraniana Fortune era già da sabato scorso nelle acque del mare territoriale del Venezuela (12 nm) con il suo carico controverso. La nave Fortune e altre quattro petroliere – la Forest, la Petunia, Faxon e la Clavel – stanno trasportando carburante da Bandar Abbas al porto venezuelano di Puerto Cabello, in prossimità di Caracas. Il Venezuela, un tempo, era uno dei più importanti produttori di petrolio greggio con un impianto di raffinazione statale – il PDVSA Petróleos De Venezuela S.A. – per benzina e diesel di tutto rispetto, e che distribuiva carburanti al pubblico venezuelano a prezzi al dettaglio bassissimi.
Tuttavia, anni di cattiva gestione e forti sanzioni ha ridotto la capacità di raffinazione del Venezuela al punto da importare petrolio da altri Paesi. Infatti, il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha contratto di importare dalla Repubblica Islamica dell’Iran partite di petrolio; petrolio ‘sanzionato’ dagli Stati Uniti, rischioso, ma più economico. Venezuela e Iran hanno entrambi avvertito gli Stati Uniti di non interferire con le petroliere che trasportano il greggio nel Mar dei Caraibi; interferenze e ingerenze Usa saranno considerate fonti di conflitto per gli stessi americani, soprattutto per la sicurezza della navigazione nel Golfo Persico.
La compagnia petrolifera statale venezuelana PDVSA detiene una partecipazione azionaria importante nella raffineria americana Citgo Petroleum Corporation (Citgo). Nel 2018, la società madre di Citgo ha subito un processo da parte della società canadese di estrazione d’oro Crystallex, con sentenza di sequestro del 2019 ancora intatta da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti. Intanto, l’Iran sta fornendo al Venezuela 1,53 milioni di barili di benzina con contestazioni da parte delle Autorità americane poiché le due nazioni sono sotto le sanzioni di Washington .
La prima delle cinque petroliere iraniane che trasportano carburanti in Venezuela ha attraccato al molo della raffineria di El Palito, situata a ovest della capitale Caracas; mentre una seconda nave, la Forest, è entrata nel Mar dei Caraibi sabato scorso e le altre tre navi stanno attraversando l’Atlantico, attese fra il 27 maggio e il 3 giugno nei porti del Venezuela, con ringraziamenti da parte del presidente Maduro. “Il Venezuela e l’Iran vogliono entrambi la pace e abbiamo il diritto di commerciare liberamente, – ha detto Maduro in un discorso alla televisione di stato – e non s’inginocchieranno all’impero nordamericano”. Mentre l’amministrazione Trump inizia una nuova guerra fredda con la Cina, assistiamo a un altro focolaio marittimo – il Mar dei Caraibi – pericoloso per la sicurezza della navigazione al pari dell’altro, quello del Golfo Persico.
Il Pentagono sembra voler minimizzare la sfida. Il National Security Council monitorizza la situazione ed ha già espresso una condanna impegnando l’esercito in una maxi operazione di sicurezza con pattugliamenti nei Caraibi, ufficialmente per debellare il narcotraffico. L’amministrazione statunitense guarda con preoccupazione al “ruolo sempre più importante dell’Iran in Venezuela”. Per gli Stati Uniti Maduro è un ‘dittatore’ il cui potere è illegittimo e preoccupa il fatto che l’Iran estenda la sua influenza nell’emisfero delle Americhe.