Civitavecchia– Si è riunito questa mattina, in video conferenza e protraendosi fino a pomeriggio inoltrato, l’Organismo di Partenariato della Risorsa Mare dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale. Il primo incontro, quindi, dall’inizio dell’emergenza sanitaria che non poteva non prendere avvio dalla situazione generale in cui versa la comunità portuale tutta a seguito dell’epidemia da Covid-19. Il Presidente dell’AdSP, Francesco Maria di Majo ha, così, aperto la seduta delineando quelle che sono state le iniziative dell’ente nell’ultimo mese di incessante lavoro al fine di affrontare, in primis, la situazione dal punto di vista della sanità e della sicurezza dei lavoratori e degli utenti portuali e, quindi, impostare le mosse per affrontare la critica situazione che si è delineata.
Un lungo intervento, nel quale di Majo ha spiegato che numerose e continue sono state e sono le interlocuzioni, non solo con gli operatori, ma anche con le maggiori istituzioni, regionali e governative, segnatamente il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, per attenzionare le criticità in cui versa il porto di Roma che necessita di particolari e mirati interventi non solo per affrontare e superare, nel breve periodo, l’assenza dei maggiori traffici, crocieristico e passeggeri (sulle quali si era fortemente puntato nell’ultimo decennio), ma, soprattutto, in vista di una ripresa e del tanto auspicato “decollo” ancora oggi mortificato da una crescita che tarda ad arrivare per motivi legati principalmente alla carenza di alcuni importanti collegamenti infrastrutturali con le principali aree logistiche del Lazio.
Il Presidente di Majo ha illustrato il piano di azione dell’ente, declinato in dieci punti di intervento, per mitigare la crisi in atto e, contemporaneamente, gettare le basi di un rinnovato sviluppo commerciale dei porti di Civitavecchia e di Gaeta. Piena adesione è stata data dal Partenariato alla proposta di estensione dei benefici fiscali previsti per le ZES anche alle ZLS, come anche alla necessità di avviare le dieci opere relative ad infrastrutture trasportistiche (ferroviarie e stradali), identificate nell’ambito dell’esercizio del gruppo di lavoro ZLS, necessarie per assicurare collegamenti diretti con i principali centri logistici della Regione.
“Alla luce, poi, del fatto che il porto di Civitavecchia ha la peculiarità, forse unica nel panorama della portualità italiana, di avere il maggior numero di banchine ed aree pubbliche, non affidate, quindi, in concessione a terzi, abbiamo avanzato proposte per interventi mirati – ha sottolineato nel suo intervento – facendo presente la necessità di adottare un provvedimento legislativo ad hoc nei confronti del porto di Civitavecchia volto a mitigare il drammatico impatto sull’economia portuale e sulla già fragile economia del territorio derivante dal crollo del traffico crocieristico e passeggeri, cui si somma il drastico calo del carbone per la centrale dell’Enel e quello di jet fuel per l’aeroporto di Fiumicino”.
“Un simile provvedimento legislativo – ha proseguito – troverebbe il suo fondamento sia nella circostanza che per quanto riguarda Civitavecchia il venir meno del fondamentale apporto economico dei traffici crocieristico e passeggeri non può essere (al momento) compensato, a differenza di altri porti, dai traffici commerciali ed industriali e dal fatto che proprio la peculiarità di avere gran parte delle banchine pubbliche e non in concessione a terzi, determina conseguenti elevati costi sia per le manutenzioni che per assicurare la funzionalità del porto stesso attraverso la prestazione dei servizi di interesse generale”.
“Un’ulteriore proposta avanzata al Governo- ha incalzato di Majo – riguarda un utilizzo più ampio del fondo di cui all’art.18 bis “della legge 84/94 (diversa destinazione dei fondi e diritto di trattenere una parte maggiore dell’IVA dovuta sull’importazione delle merci introdotte in Italia attraverso i porti che fanno parte delle AdSP) e, in ragione dell’emergenza in essere, la possibilità di destinare le risorse provenienti da tale fondo (o da altri destinati alle infrastrutture) anche per far fronte a spese non relative ad investimenti in conto capitale. Stiamo affrontando anche il tema del rilancio del terminal container, a noi particolarmente caro alla luce della necessità di far aumentare i traffici commerciali almeno nella misura delle capacità che tale terminal e il nostro porto può esprimere”. “Stiamo, infine, lavorando – ha chiarito di Majo – per fare in modo che gli utenti, vecchi e nuovi, possano contare su servizi e condizioni che rendano ulteriormente appetibile portare le merci nel porto di Civitavecchia”.
Apprezzamenti per la relazione del Presidente dell’AdSP sono arrivati da gran parte dei membri dell’Organismo ai quali di Majo ha anche fatto presente che l’ente riscontrerà, a breve, la proposta del Presidente della Compagnia Portuale, sostenuta da diverse imprese del cluster portuale, di trasferire sulle banchine portuali lo scarico di alcune navi di carbone da sempre movimentate sulla banchina Enel. Al riguardo ha sottolineato che tale proposta, avendo una giusta finalità in questo momento storico, deve essere vagliata con cura anche dai Ministeri che hanno competenza sulla materia.
All’ordine del giorno anche il “piano emergenziale” per assicurare i servizi minimi essenziali di viabilità, manutenzione e trasporto passeggeri della Port Mobility, argomento discusso con particolare pacatezza e partecipazione e che ha trovato il consensus dell’Organismo con l’astensione dei sindacati e del rappresentante del Consorzio Autotrasportatori. Sull’argomento il Presidente ha sottolineato che i servizi minimi, così individuati, possono assicurare la funzionalità ed operatività del porto con riferimento alla parte commerciale. Preoccupazione, tuttavia, è stata espressa dai sindacati per il mantenimento dei livelli occupazionali e dell’equilibrio economico-finanziario della società concessionaria di tali servizi. Su quest’ultimo punto il Presidente ha ribadito che continuerà a prestare molta attenzione alla salvaguardia dei livelli occupazionali delle società che prestano servizi di interesse generale (il cui costo è coperto dai diritti sui passeggeri e crocieristi) e che, comunque, ha sottoposto la questione della loro sostenibilità economica, tenuto conto della predetta peculiarità del porto di Civitavecchia, anche al Governo.