L’economia italiana chiude il 2019 sopra le attese, con un PIL in crescita dello 0,2% rispetto allo zero previsto dal World Economic Outlook di ottobre. Secondo il Rapporto 2019 sull’economia regionale dell’Emilia-Romagna, realizzato in collaborazione da Unioncamere e Regione, con le stime di Prometeia, l’Emilia-Romagna, seconda regione italiana per valore delle esportazioni e tra le prime regioni d’Europa per export per abitante, chiude il 2019 positivamente, con una crescita del PIL che dovrebbe risultare pari allo 0,5%.
Sempre secondo le previsioni di Prometeia è il settore delle costruzioni a contribuire maggiormente alla crescita del valore aggiunto regionale con una variazione nel 2019 rispetto al 2018 che dovrebbe attestarsi attorno al 3,9%, mentre per industria e servizi si prevede un aumento dello 0,3%. A sostenere il manifatturiero sono, ancora una volta, le esportazioni previste in crescita di quasi il 5%, variazione superiore al dato nazionale (+2,5%).
Nel porto di Ravenna la movimentazione del 2019 è stata pari a 26.256.248 tonnellate di merce, in lieve calo rispetto all’anno precedente (-1,6%) rispetto al 2018. Gli sbarchi e gli imbarchi sono stati, rispettivamente, pari a 22.412.881 (-1,8%) e 3.843.367 (+0,5%) tonnellate. La movimentazione mensile è stata in crescita fino a metà anno, poi i mesi estivi, in particolare luglio, sono stati piuttosto negativi, mentre i restanti mesi hanno avuto un andamento altalenante Analizzando le merci per condizionamento si evince che le merci varie sono diminuite del 4,3%, le rinfuse solide dell’1,2%, mentre, per quanto riguarda le rinfuse liquide, i petroliferi sono calati dell’1,0% e gli alimentari e i chimici sono aumentati del 2,3%. Tra le merci unitizzate, quelle su rotabili risultano in calo dell’1,9%, mentre quelle in container sono aumentate dello 0,2%.
Per quanto riguarda i prodotti metallurgici, pari a 6.378.451 tonnellate e che rappresentano il 24,3% del traffico totale, si è registrata una diminuzione di 185 mila tonnellate, ovvero del 2,8%. Il porto ha registrato un forte calo nei mesi estivi (-450.000 tonnellate a luglio e agosto rispetto agli stessi mesi del 2018) probabilmente determinato dalla brusca frenata della produzione italiana di acciaio iniziata a luglio 2019 (-8,0% a luglio). A giustificare il netto calo produttivo è il brusco stop dei “piani”, dovuto con tutta probabilità ai problemi che sta affrontando il sito di Taranto (avvio dello spegnimento di un altoforno, nonché crollo di una gru di banchina causato dal maltempo). La crisi del settore dell’acciaio e la situazione dello stabilimento Ilva di Taranto potrebbero avere inciso sull’approvvigionamento di tali prodotti.
In diminuzione anche i materiali da costruzione (-4,5%), pari a oltre 5 milioni di tonnellate, ovvero il 19,1% del totale movimentato. In particolare il dato delle materie prime per la produzione di ceramiche del distretto di Sassuolo è in linea con l’import dello scorso anno; sono, invece, calate le materie prime per l’edilizia. Secondo i dati di Confindustria Ceramica “il preconsuntivo 2019 elaborato da Prometeia sui dati del settore ceramica evidenzia per l’industria italiana delle piastrelle di ceramica volumi di produzione e vendite intorno ai 409 milioni di metri quadrati (-1 milione rispetto al 2018), derivanti da esportazioni nell’ordine di 326 milioni di metri quadrati (-2 milioni) e vendite sul mercato domestico per 82 milioni di metri quadrati (+1 milione).
Tra i mercati di riferimento, le vendite in Italia ed Europa, che coprono circa i 2/3 del totale, mostrano segnali di crescita nell’ordine di alcuni punti percentuali, a fronte di esportazioni extra comunitarie che, invece, presentano in alcuni casi flessioni più marcate”. I dati di produzione, vendita ed export 2019 dell’industria italiana delle piastrelle di ceramica sono pertanto poco inferiori al dato 2018. La sostanziale stasi, accompagnata dall’aumento della capacità produttiva derivante dagli ingenti investimenti realizzati nel corso dell’ultimo quinquennio, ha spinto alcune aziende a ricorrere ad alcune settimane di fermata produttiva con l’obiettivo di evitare l’accumulo di scorte. Tendenza confermata dai terminal che importano argilla/feldspato.
Il comparto agroalimentare (derrate alimentari e prodotti agricoli), con 5.486.565 tonnellate di merce, è in linea con il dato dello scorso anno. In particolare, risultano in calo i cereali (-8,6%), le farine (-15,2%) e gli oli vegetali (-2,8%); in crescita, invece, i semi oleosi (+40,7%) importati perlopiù dal Brasile, dall’Ucraina e dagli USA. Il calo delle farine e l’aumento dei semi oleosi è dovuto al funzionamento a pieno regime di uno stabilimento che ha sede nel porto e che produce olio e farine dalla lavorazione dei semi oleosi. Conseguentemente è aumentato l’import di semi oleosi ed è diminuita la quantità di farina importata via mare. La movimentazione di cereali risulta in linea con quella dello scorso anno per tutte le tipologie di prodotti (frumento, granoturco, sorgo). In calo il grano tenero in arrivo via mare in quanto è risultato molto competitivo l’import via treno dall’Ungheria. Si è chiuso in positivo il dato traffico contenitori che sono stati pari a 218.138 TEUs (137.809 pezzi), in aumento di 1.818 TEUs (0,8%); in particolare i pieni sono stati 169.534 TEUs (108.525 pezzi) 5.571 TEUs in più (+3,4%).
Il numero dei trailer è stato pari a 66.853 unità, in calo rispetto allo scorso anno (-3,6%); di questi 62.264 pezzi sono stati movimentati sulla linea Brindisi-Catania e 4.589 sulla linea da/per l’Albania. Per quanto riguarda il settore automotive, nel corso dell’anno sono stati sbarcati 10.223 (-16,0%).
Positivo il traffico ferroviario del 2019 che con 3.566.129 tonnellate ha registrato il proprio record storico con un lieve incremento pari allo 0,1% rispetto al 2018 rappresentando il 13,6% del totale movimentato al porto. Sono aumentati in modo significativo i cereali e gli sfarinati pari a 235.108 tonnellate, quadruplicate rispetto allo scorso anno, e diretti a Parma, allo stabilimento della Barilla e ad Acquanegra Cremonese e Fossano. In aumento anche i chimici liquidi, pari a 240.657 (+18,7%), i metallurgici, pari a oltre 2 milioni di tonnellate (+0,8%) e la merce in container (+8,8%). In calo le partenze di materie prime per le ceramiche, pari a 862.967 (-20,6%)e diretti perlopiù a Dinazzano. I TEUs trasportati su ferrovia sono stati pari a 16.531, il 7,6% del traffico portuale di contenitori al netto del transhipment.